«Belli e impossibili, adatti solo a voli di fantasia», come li definisce Salvatore Licitra, nipote del grande architetto e curatore di Gio Ponti Archives, sono gli otto oggetti della prima collezione collezione di Gio Ponti per Molteni&C.

Gio Ponti, il luminare dell’architettura scomparso nel 1979. Gli otto pezzi editi da Molteni&C sono stati scelti da un archivio di oltre 250 creazioni
«Sono giocosi, non hanno una funzione se non quella di accendere l’immaginazione», spiega Licitra. «Forme eleganti e architettoniche ma soprattutto essenziali, il loro senso non risiede nei materiali pregiati o nelle tecniche raffinate con cui sono realizzati, bensì nella semplicità. Sono immediatamente riconoscibili, quello di Ponti è un alfabeto universale che ci affratella. Ponti sarebbe felice di vederli animare le case di tutti, perché voleva parlare al mondo. Già nel 1957 scriveva Amate l’architettura in italiano, inglese e giapponese», ricorda Licitra.

Il vassoio Architettura riprende la forma esagonale cara a Ponti perché archetipo universale comprensibile a tutti
Questa è la chiave per capire il suo lavoro: «Ha disegnato di tutto, una produzione sterminata che ha un’unica lettura colorata e allegra che gli ha consentito di essere multiforme. Non era un esperto di sedie, ma di stili di vita. I suoi progetti erano pensati per piacere a ogni latitudine, universali ma unici, personali, nati spesso dall’amicizia con i clienti».

«Il Bucchero è una tipica operazione alla Ponti: resuscitare forme e tecniche del passato, come quelle etrusche, e farle rivivere nelle case moderne», spiega Licitra
La collezione, composta da otto oggetti, è disponibile nei flagship store selezionati e sull’e-commerce di Molteni&C. Il lancio della collezione nel periodo prenatalizio non è casuale: «Molti di questi oggetti erano doni per amici e committenti, come la Mano a sei dita, nata da uno scherzoso scambio epistolare con l’orafo-artista Lino Sabattini».

Molti oggetti del maestro nascono come doni, come la Mano a sei dita, frutto di uno scambio epistolare scherzoso con l’orafo-artista Lino Sabattini

Con Sabattini Ponti crea anche 7 Tubi: scultura, vaso e candelabro insieme, una micro architettura sospesa che poggia su tre dei sette tubi che la compongono
La direzione creativa della campagna fotografica è affidata a Elisa Ossino, che spiega: «Sono partita dall’immaginario di Ponti per restituire quella relazione dinamica tra forma, colore e ritmo che è centrale nel suo pensiero. Volevo tradurre la tensione tra ordine e libertà espressiva in un linguaggio contemporaneo, con pattern geometrici che evocano i motivi di Villa Planchart».
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I Colombi, piegati come origami da un unico foglio di metallo, sono nati come segnaposto in argento. Oggi tornano come piccole sculture
Triangoli, rombi e campiture cromatiche costruiscono uno spazio che non si limita a presentare gli oggetti, ma a mettere in scena un vero e proprio dialogo visivo con essi: «Mi ha colpito la capacità di Ponti di creare oggetti espressivi a partire da forme essenziali, quasi archetipiche, e di amplificarne la presenza attraverso superfici riflettenti», continua Ossino. «Ho cercato di instaurare un dialogo, più che una distanza, con Ponti. Ho lavorato per sottrazione, lasciando che fossero la luce, i materiali e il ritmo delle geometrie a raccontare la sua modernità».
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Dalla collezione emerge una visione teatrale della casa, in cui l’uomo è il regista, capace di immaginare e dare forma alla realtà: «L’insegnamento di Ponti è usare la fantasia per vivere una vita felice, circondati da oggetti semplici, anche apparentemente inutili, ma che sono occasioni di sguardo», conclude Licitra.

Le bottiglie di legno sono degli espedienti teatrali: Ponti le inserisce negli allestimenti per creare atmosfere accoglienti e dare misura agli spazi
«Da bambino, la domenica andavo dal nonno: ricordo le stanze piene di cose e colori. Era scherzoso con noi nipoti, per divertirci dipingeva sul plexiglas e poi fingeva di romperlo, dicendo: “Attenti, adesso questo bel quadro di vetro cade!”. Era teatrale anche in questo. La collezione restituisce questa sua leggerezza».
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