Ci sono storie che non finiscono con l’ultimo sparo, e ferite che neppure il tempo riesce a rimarginare. Sei pronto a tornare nel cuore del Vietnam, non come lo raccontano i libri di storia, ma come lo ricordano gli uomini che l’hanno vissuto?

Ecco allora che se ami i drammatici, scritti su fatti realmente accaduti, c’è quest’opera di Spike Lee e disponibile in streaming su Netflix che ti trascina in una giungla di memorie, rimorsi e verità scomode, mettendoti davanti ai fantasmi che non smettono mai di chiedere giustizia.

Si intitola “Da 5 Bloods – Come fratelli”, un film che, sotto l’apparenza di un’avventura legata alla guerra del Vietnam, nasconde un racconto stratificato su memoria, identità, razza e traumi irrisolti. L’opera, distribuita su Netflix nel 2020 e candidata a un Oscar, segue quattro veterani afroamericani che tornano nel Paese asiatico, decenni dopo la fine del conflitto, per recuperare i resti del loro caposquadra e un tesoro sepolto durante il combattimento.

I protagonisti, interpretati da Delroy Lindo di “The Good Fight“, Clarke Peters, Norm Lewis e Isiah Whitlock Jr., incarnano diverse anime del trauma collettivo. Accanto a loro Chadwick Boseman, sempre intenso in titoli come “Message from the King” o “Ma Rainey’s Black Bottom”, che interpreta il caposquadra che perde la vita in guerra.

Paul, interpretato in maniera magistrale da Lindo, è il più tormentato: un uomo dominato da rabbia e storture emotive, schiacciato dal peso dei ricordi e dalla colpa. Gli altri, pur mostrando segni meno evidenti di ferite interiori, condividono la stessa invisibile cicatrice, quella che la guerra ha inciso nelle loro vite.

La sceneggiatura di Spike Lee (“BlacKkKlansman“, “Malcom X“) intreccia abilmente presente e passato usando materiali di repertorio, riferimenti storici e improvvisi flashback. La guerra del Vietnam diventa così non solo un contesto, ma un’ossessione, un luogo dell’anima in cui i personaggi sono rimasti intrappolati, e l’America stessa con loro.

Il regista, da sempre impegnato nel raccontare la complessità dell’esperienza afroamericana, utilizza questo ritorno al Vietnam per denunciare la doppia battaglia combattuta da quei soldati: contro il nemico sul campo e contro la discriminazione nel proprio Paese.

Ti sembrerà proprio di tornare indietro nel tempo. La fotografia di Newton Thomas Sigel alterna infatti colori saturi a pellicola 16mm per i flashback, rievocando il cinema di guerra degli anni ’70, mentre le scene contemporanee affrontano con realismo ruvido il confronto tra passato e presente.

E la colonna sonora, per la quale non a caso Terence Blanchard è stato candidato all’Oscar, diventa un vero commento emotivo alla storia, portandoci dentro l’intensità delle emozioni dei protagonisti.

“Da 5 Bloods” su Netflix (gradito con una percentuale del 70% su Google, del 92% su Rotten Tomatoes e un punteggio di 6,5/10 su IMDb) vuole essere prima di tutto una riflessione dolorosa e politica: noterai come il peso del conflitto, il razzismo e la disillusione si intrecciano al tema della fratellanza e della memoria condivisa.

La ricerca dell’oro diventa metafora della ricerca di sé, della dignità negata e della pace interiore difficile da ripristinare. Spike Lee firma così un’opera che non parla solo ai veterani, ma a chiunque porti dentro ferite invisibili.

È un film quindi che ti provoca, commuove e costringe a confrontarti con ciò che l’America, ma anche il mondo intero, preferiscono spesso dimenticare: le guerre che non finiscono con il rientro a casa.