di
Federica Nannetti

Gli sconfitti per la gestione del circolo denunciano anche per truffa. Indagata la presidente di Nsc. La pm: dichiararono circostanze non vere nel bando

Dopo anni di carte bollate, richieste di accesso agli atti, sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, ora il confronto tra precedenti e nuovi gestori dell’impianto sportivo Tennis club Nettuno di via Fancelli arriva in Tribunale. 

La pm Francesca Rago ha inviato, lo scorso lunedì, un avviso di fine indagine a Simona Volta, presidente del consiglio di amministrazione e legale rappresentante della Nettuno Sport Center (Nsc) — il nuovo gestore —, indagata per falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e per truffa aggravata ai danni dello Stato, in questo caso ai danni del Comune di Bologna, che è parte offesa insieme al precedente gestore Nettuno Tennis Club (nella persona del presidente Paolo Poli).



















































La vicenda del Tennis club Nettuno

Una vicenda iniziata ormai quattro anni fa, alla fine del 2021, con la presentazione del progetto per un nuovo sviluppo e riqualificazione dell’impianto da parte della neonata Nsc e ora arrivata in Procura dopo la denuncia sporta dai precedenti gestori per chiedere chiarezza sugli atti che hanno portato al cambio di gestione; nel mezzo ricorsi amministrativi e altrettante sentenze che, nonostante un iniziale annullamento del bando e una sospensiva del contratto, hanno portato a una conferma da parte del Consiglio di Stato per il Nettuno Sport Center. 

Poi, al momento dell’uscita dei vecchi gestori, presunti vandalismi e danni nel centro, accuse che dal Nettuno Tennis Club di Poli hanno sempre respinto.

Le ipotesi di reato: «Irregolarità nel procedimento»

Ora la Procura ipotizza irregolarità nell’ambito del procedimento: la prima ipotesi di reato è legata alla «falsa attestazione», tramite autodichiarazione, del possesso dei requisiti «necessari per la partecipazione alla fase di presentazione della proposta di project financing mediante contratto di avvalimento, requisiti non posseduti all’epoca della dichiarazione». 

Questo perché, secondo l’accusa, la «sottoscrizione del contratto di avvalimento con la società Padova Nuoto è successiva» alla data di presentazione del progetto. La seconda ipotesi di reato è legata al fatto che, «in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, con artifizi e raggiri», avrebbe «procurato a sé o ad altri un ingiusto profitto» e, al contempo, un «altrui danno, incidendo negativamente sulla regolarità della procedura selettiva». 

L’aggravante è per aver commesso il fatto in danno del Comune di Bologna.

Il nodo del contratto

La mancanza dei requisiti e del contratto di avvalimento necessario (e richiesto già al momento della presentazione del progetto per soddisfare tutti i requisiti economici, finanziari, tecnici e professionali) era stata messa in evidenza anche dai precedenti gestori con denuncia e memorie: dopo la presentazione del progetto il 20 novembre 2021, i nuovi gestori avrebbero presentato il 9 dicembre un’autodichiarazione attestante l’esistenza di un contratto di avvalimento datato 15 novembre 2021 (ma nel quale non viene fatto il nome della società con la quale si è stipulato il contratto). 

Quest’ultima data sarebbe falsa: come emerso da mail e messaggi, il contratto con Padova Nuoto risalirebbe al settembre 2022 e i primi contatti con tale realtà sarebbero di gennaio 2022. 

Mail e messaggi in memoria dei querelanti che avrebbero anche portato alla luce la presenza di altre persone, non indagate, attive e interessate al cambio di gestione, impegnate come «trait d’union» e a fare pressioni sul Comune per concludere la partita. 

Contattato, il legale di Simona Volta, avvocato Michele Jasonni, ha preferito non commentare il possibile rinvio a giudizio, specificando di non aver ancora ricevuto la notifica di fine indagine.


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1 agosto 2025