Il campione del mondo guarda al 2026: “Arriverò pronto per conquistare le due Monumento che mi mancano. Gare e allenamenti, ho ancora margini”

22 novembre 2025 (modifica alle 06:11) – COCCAGLIO

Neppure la neve mista a pioggia caduta ieri nel Bresciano ha fermato Tadej Pogacar: serviva però qualcuno che gli portasse i rulli, e ci ha pensato… Beppe Martinelli, il tecnico più vincente del ciclismo italiano, che abita a pochi chilometri dall’albergo di Coccaglio dove ha fatto base il numero uno del mondo per la sua giornata italiana. Un pranzo veloce al ristorante dell’hotel – ravioli di zucca – con la fidanzata Urska Zigart e l’agente Alex Carera, e poi la chiacchierata con la Gazzetta. Il fenomenale sloveno sorride quando gli si fa notare che il 2026 sarà già l’ottava stagione tra i professionisti, e continua a trasmettere l’impressione di una straordinaria normalità. 

Tadej, rispetto al 2019 quando era un debuttante… quanto è cambiato? 

“Ogni anno il mio spirito si trasforma un po’. Però la costante resta, tra una stagione e l’altra, la motivazione di non veder l’ora di tornare a correre”. 

Cerco sempre nuovi modi per migliorarmi. Mai pensato al ritiro nel 2028: ho firmato un contratto fino al 2030, ma posso andare oltre

Ma dove continua a trovarla? 

“Beh… Non posso restare a casa sul divano senza fare nulla! Amo pedalare e gareggiare, è ciò che faccio da quando ho 9 anni. L’adrenalina fa parte del mio stile di vita. Ma c’è una cosa che mi motiva più di tutto il resto”. 

“Vedere fin dove posso spingere a migliorarmi. Allenamento, gare, tutto. Trovare nuovi modi per progredire, confermarsi al top. Continuare a essere, insomma, la più bella versione di me stesso”. 

Si è sempre immaginato ciclista? 

“Sì. Semmai, non pensavo di raggiungere un tale livello. Ma tra me e la bici c’è stato quello che si chiama un colpo di fulmine, un amore a prima vista”. 

Soprattutto nel 2024 e nel 2025 ha fatto progressi enormi pur partendo da un livello già altissimo. Chi l’ha aiutata di più alla Uae a riuscirci? 

“Probabilmente il nuovo coach, Javier Sola, e il nutrizionista Gorka Prieto. Con Javier ci sentiamo tutti i giorni, è una grande guida e il confronto è perfetto. Quanto a Gorka, è una delle persone che lavora di più che abbia mai visto. Fa piani individuali di nutrizione, tutti diversi, per 30 corridori… Nell’alimentazione ormai si rasenta la perfezione e fino a pochi anni fa per me era dura seguirlo, ma ora ho capito quanto sia importante. Quanto possa fare la differenza nella performance”. 

Facciamo un gioco: a fine carriera, preferirebbe vincere sei volte il Tour o completare la lista dei successi conquistando Vuelta, Sanremo e Roubaix che ancora le mancano? 

“Scelgo sempre la maggior varietà possibile, anche se i Tour dovessero essere sette. Sì, il Tour è la corsa più grande, ma anche negli altri appuntamenti devi battere i migliori. Sempre. E dunque, ai miei occhi, sono sullo stesso piano”. 

Ha un contratto con la Uae fino al 2030, ma qualcuno ha cominciato a immaginare un suo ritiro già a fine 2028. Vuole chiarire? 

“Mai presa in considerazione l’idea di lasciare a fine 2028. Il contratto fino al 2030 l’ho firmato io e, a meno che non succeda qualcosa di pazzo, ovviamente lo rispetterò. Non avrei mai firmato tenendo in mente quella data, altrimenti. Ogni anno il team migliora e mi sento sempre di più in una famiglia. Non mi vedo altrove, e se vorrò gareggiare oltre il 2030 è molto probabile che sia sempre con la Uae. Ma manca tanto: ora sono tranquillo, mi diverto, non ci sono problemi”. 

I programmi agonistici 2026 saranno svelati a dicembre: Tour e Mondiale sicuri, già sappiamo. Ma è lecito pensare che ritenterà anche l’assalto a Sanremo e Roubaix? 

“Sì, non è un segreto che cercherò di essere in ottima forma in quelle due occasioni (probabile debutto alle Strade Bianche sabato 7 marzo; ndr). Sono due obiettivi miei e della squadra”. 

In Formula 1 tifo Sainz. Bearman? È giovane, forte e forse andrà alla Ferrari

Il presidente Uci, David Lappartient, ha detto di recente che nel ciclismo gli stipendi crescono, ma la felicità cala. E il tema dell’esaurimento nervoso è sempre d’attualità. Che cosa ne pensa? 

“Il tema c’è. Per evitare il rischio, parlo per me, è importante avere un buon calendario di gare, e un ottimo bilanciamento tra ritiri, corse, allenamento a casa. Ognuno è diverso, e a volte i ciclisti possono essere un po’ pazzi. Per esempio: uno può andare fortissimo un giorno in allenamento, e gli viene voglia all’indomani di farne un altro ancora più duro. Però così non si ferma, e non recupera. Un loop. Invece bisogna essere bravi a darsi una pausa. A trovare un equilibrio. E comunque, se nello sport si parla di più di esaurimento nervoso e argomenti simili, è perché in tutta la società se ne discute maggiormente”. 

Per lei, numero uno indiscusso del ciclismo, è semplice mantenere i piedi per terra? 

“Sì. Penso di essere equilibrato. Non amo esagerare con le feste, o sprecare il denaro. Non credo che la gente abbia l’esatta percezione dei sacrifici che si devono fare per arrivare e restare al top, e vale per ogni sport. Sei dedicato a quello tutti i giorni, e perfino quando dormi. Ripeto, serve equilibrio”. 

Fuori dalla bici ama una vita normale. Giusto? 

“Esatto. Per esempio, il mio ex coach mi faceva notare come i calciatori avessero spesso il cuoco privato, qualcuno che andasse a fare la spesa, che si occupasse della casa… Ecco, questo non fa per me, per me e Urska. Sì, a volte non è semplice, con la casa sottosopra e le valigie dappertutto, ma preferiamo sbrigarcela da soli. A me piace andare al supermercato e comprare da me ciò che serve. O pulire la stanza, le finestre. Oppure ancora, semplicemente, fare una passeggiata a piedi. Non sono un supereroe, ma un ragazzo normale”. 

Chiudiamo con una curiosità: pedala spesso con Carlos Sainz, ma quanto le piace la Formula 1? 

“Abbastanza, sì. Tifo per Carlos. E seguo pure il giovane Bearman: è molto forte. Ho sentito dire che un giorno potrebbe andare alla Ferrari…”.