Viralità Quotidiana
Notizie e tendenze che fanno parlare. Ogni giorno, in 1 minuto 🇮🇹
Quando il petrolio internazionale si trasforma in una partita a scacchi tra giganti, anche il consumatore indiano finisce sulla scacchiera. Cosa succede tra Nuova Delhi, Washington e Mosca? È davvero stop agli acquisti di greggio russo o si tratta solo di una mossa tattica? Indaghiamo con i fatti… senza perdere ritmo e senza mai dimenticare chi fa il pieno alla pompa!
L’India, Trump e la ‘promessa’ sul petrolio russo: dichiarazioni e realtà
L’India ha ribadito giovedì che la sua politica energetica mira in primis a “difendere gli interessi del consumatore indiano”, rispondendo alle dichiarazioni di Donald Trump secondo cui Nuova Delhi avrebbe promesso di interrompere l’importazione di petrolio dalla Russia. Il Ministero degli Affari Esteri indiano, con una precisione che rasenta il didattico, ha comunicato: “La nostra priorità consiste nel proteggere gli interessi del consumatore indiano in un mercato energetico volatile”.
Ma cosa ha generato questa tempesta mediatica? Il presidente americano, mercoledì sera, ha dichiarato di aver ricevuto assicurazioni direttamente dal primo ministro indiano Narendra Modi: “Non ero contento che l’India comprasse petrolio e oggi mi ha assicurato che non compreranno più petrolio dalla Russia”. E qui, però, sale un dubbio grosso come una raffineria: il ministero indiano né ha smentito né ha confermato le parole di Trump — lasciando il pubblico internazionale col fiato sospeso.
Tra superdazi e superdilemmi: come agisce l’America?
A fine agosto, l’America ha mosso la sua torre (niente paura, parliamo ancora di scacchi diplomatici) e ha imposto una soprattassa del 50% su tutte le esportazioni indiane. Motivo? Una rappresaglia per l’acquisto da parte dell’India del petrolio russo, che negli occhi americani servirebbe a finanziare la guerra condotta da Vladimir Putin in Ucraina.
Per dare un po’ di contesto numerico:
- La Russia è il secondo maggior fornitore di petrolio per l’India dopo la Cina.
- Nel 2024, il greggio russo rappresentava circa il 36% delle importazioni indiane in questo settore, rispetto al 2% precedente allo scoppio del conflitto in Ucraina nel 2022 (dati del ministero del Commercio indiano).
Intanto, le autorità americane attualmente in carica hanno espresso interesse ad aumentare la cooperazione energetica con l’India. “Le discussioni continuano”, ha ricordato ancora il ministero indiano. Il tavolo delle trattative, insomma, non è mai stato così apparecchiato.
Prezzi in calo: problemi non solo per Nuova Delhi
In questo risiko energetico, c’è un altro elemento che fa sudare freddo vari governi: il prezzo del petrolio. Recentemente, il prezzo del barile è sceso sotto i 61 dollari, quota mai vista da anni. A 60,9 dollari, siamo ormai pericolosamente vicini al valore fissato dall’Algeria per il suo bilancio statale 2026.
E questo quanto pesa?
- In Algeria, gli idrocarburi rappresentano oltre il 90% delle esportazioni e quasi metà delle entrate fiscali.
- Se il prezzo resta basso, lo Stato potrebbe dover intervenire con tagli della spesa pubblica per mantenere i conti in equilibrio.
Il Ministero indiano sottolinea che la volatilità non dipende solo dalle decisioni dei produttori, ma anche da fattori globali come la domanda, le politiche dell’OPEC e le tensioni geopolitiche. Oggi, il prezzo basso si spiega soprattutto con l’eccesso di offerta mondiale e una domanda che fatica a riprendersi, specie in alcune regioni.
La sfida della diversificazione economica e le incognite future
Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale tengono d’occhio questa fluttuazione come indicatori chiave sulla salute dell’economia globale. Per paesi produttori come l’Algeria – che cerca comunque di diversificarsi puntando su industria, agricoltura e finanza islamica – la strada è lunga e le riforme avanzano piano. Così, ogni flessione rischia di mettere in crisi la stabilità finanziaria necessaria, anche per investimenti fondamentali nello sviluppo di nuove infrastrutture.
Qualcosa da segnare nel taccuino? Chi ha riserve di valuta ancorate al petrolio è vulnerabile: ulteriori cadute dei prezzi possono costringere paesi come l’Algeria ad affrontare sfide ancora più severe.
Conclusione
Quindi, l’India fermerà davvero gli acquisti di petrolio russo o tutto è parte di una mossa tattica nel grande gioco geopolitico? Una certezza c’è: Nuova Delhi non vuole lasciare mai indietro i propri consumatori, in un mondo dove un barile in meno può fare la differenza tra una cena fuori e una settimana di risparmi. E la partita… resta apertissima. Restate sintonizzati (e tenete d’occhio il prezzo alla pompa)!
Articoli simili

Lisa Chichi vi porta in un mondo di scoperte curiose e storie sorprendenti. Ogni giorno condivide fatti insoliti e curiosità culturali che stimolano la vostra mente e arricchiscono le vostre conversazioni.