La visita di Franco Baresi nella sede del Milan, all’antivigilia del derby, ha un profondo significato dopo i problemi di salute del Piscinin
Un derby per raccontare Franco Baresi? Quello del 19 novembre 1989. Al 52’, sullo 0-0, il Capitano del Milan salpa, attraversa il campo e imbuca la palla che Van Basten incrocia in rete. Prima che Fuser e Massaro rifiniscano il 3-0, si prende un calcione fortuito da Klinsmann che gli spezza il braccio. Resta in campo fino alla fine. C’è tutto. Il difensore che ha trasfigurato il ruolo, diventando anche centrocampista e attaccante, correndo sempre in avanti e trascinandosi dietro la linea come voleva Sacchi. Ma, soprattutto, c’è l’uomo che va oltre il dolore, che gioca con un braccio rotto, che a Usa ’94 si spezza un ginocchio, se lo aggiusta e torna per essere il migliore nella finale di Pasadena. Il Piscinin non molla e, se deve mollare, poi ritorna. A questo abbiamo pensato ieri quando si è sparsa la voce che Franco Baresi, Vice Presidente Onorario, si era fatto vedere a Casa Milan. Casa sua. Il 3 agosto un comunicato del Milan aveva dato notizia del nodulo polmonare da asportare chirurgicamente. Franco aveva aggiunto due righe: «Cari tifosi, ci vorrà un po’ di tempo per ritornare in forma». Non “per guarire”, ma “per tornare in forma”. Gergo da calciatore in attività. A inizio novembre ha urlato sui social: «Viva la vita!» e ha postato una sua foto accanto a una bandiera rossonera. Tifosi ed ex compagni lo hanno sommerso di commenti. Un abbraccio poderoso. Ora la visita a Casa Milan. Il Piscinin è uno che ritorna. Per pudore, ci fermiamo qui. La partita è ancora lunga. Ma, intanto, ha emozionato il mondo rossonero, a poche ore dal derby. Un Capitano sa sempre arrivare al cuore.