«Nel mio Comune sto cercando ormai dal 2021 di gestire una situazione molto delicata. Riguarda una persona in grande difficoltà, con una storia di malattia mentale e dipendenza. Come Comune stiamo cercando in ogni modo di tamponare la carenza dei servizi territoriali e del Serd di Soave, che si rimpallano tra loro le responsabilità senza poi di fatto intervenire. Noi non abbiamo gli strumenti, le risorse né tantomeno le competenze per poter agire una situazione così delicata e a farne le spese è ancora una volta chi è più fragile».

A chiedere un intervento è il sindaco di Belfiore e vicesegretario del PD di Verona Alessio Albertini che punta i fari su un problema con cui la sua amministrazione si confronterebbe ormai da tempo, richiamando l’attenzione sullo stato dei servizi di salute mentale in grave carenza di organico ed organizzativa.

Da un lato c’è la Psichiatria di San Bonifacio che versa in una situazione difficile, con il Centro di Salute Mentale interessato da un costante turnover di personale. Questo, secondo Albertini, impedisce la costruzione di un rapporto consolidato con il paziente, necessario per la gestione e la cura delle patologie psichiatriche.
Situazione si aggraverebbe quando il paziente, come spesso accade nelle situazioni di maggiore degrado sociale, è anche dipendente da sostanze. In questo caso alla carenza dei servizi territoriali di psichiatria si aggiunge, specialmente nell’est veronese, la situazione ritenuta deficitaria dal primo cittadino del SerD di Soave, compresa nell’UOC Dipendenze di Verona dell’Ulss9. Il medico psichiatra non sarebbe presente a tempo pieno ma solo qualche giorno a settimana, essendo assegnato anche alla sezione dipendenze della casa circondariale di Montorio, comportando l’impossibilità di fornire risposta ai bisogni di assistenza e di cura.

Nel corso dell’anno qualche paziente avrebbe dovuto attendere anche 4 mesi per poter avere un colloquio con lo psichiatra, mentre di norma tutti ne dovrebbero aspettare almeno due.

«È nota da mesi la disponibilità di altro medico risultato idoneo per la sede di Soave – ha sottolineato Albertini- ma non si è ancora provveduto alle pratiche per l’entrata in servizio».

Non sarebbe migliore la situazione relativa alle assistenti sociali. L’operatrice andata in pensione nel marzo 2024 sarebbe stata sostituita solo temporaneamente. Il suo posto, la cui sostituzione è già stata autorizzata dalla Regione, sarebbe coperto solo per qualche giorno alla settimana da una collega della sede di Verona. Tutto ciò, nonostante esista una graduatoria di concorso dal gennaio 2025, alla quale non è seguita alcuna assunzione nell’intera Ulss 9, ha evidenziato il primo cittadino.

Sarebbe dunque questo il quadro all’interno del quale, secondo Albertini restano per così dire incastrate le persone con diagnosi psichiatriche, spesso con problemi di dipendenze. E la situazione di Belfiore non sarebbe l’unica. 

«Questi gravi disservizi ricadono, ancora una volta, sui pazienti, sulle loro famiglie, oppure, nelle situazioni più critiche, sulle spalle dei Sindaci e dei servizi sociali comunali che devono farvi fronte in qualche modo, non avendo né gli strumenti né le risorse per dare risposte efficaci – ha detto Albertini -. In alcuni casi ci sono ripercussioni anche sull’ordine pubblico, perché le situazioni di marginalità sociale ed economica, unite magari alla dipendenza, creano sacche di microcriminalità, di delinquenza. Non è possibile scaricare sulle famiglie o sui sindaci la grave carenza organizzativa e di risorse professionali che affligge i servizi di psichiatria e di cura delle dipendenze. Gli ultimi, i più fragili, non hanno voce e per questo evidentemente vengono sacrificati nella scala di priorità». 

Da qui, la richiesta. «È necessario intervenire, potenziando i servizi territoriali, chi si occupa di salute mentale e di dipendenze. Perché l’Ulss non procede velocemente ad integrare l’organico del SERD di Soave? – ha concluso l’esponente dem -. L’est veronese non può più essere trattato come l’ultima ruota del carro».