Quattro anni da corridore e poi altri ventisei in ammiraglia, a seguire, allenare, parlare e veder crescere giovani di generazioni tanto diverse ma con un’unica passione: il ciclismo. Le strade di Cristian Pavanello e della Borgo Molino Vigna Fiorita si sono separate dopo trent’anni, una scelta difficile ma necessaria. Il cammino intrapreso insieme è giunto a un bivio e non è stato più possibile proseguire l’uno accanto all’altro (in apertura Photors.it).
«Ho fatto il diesse per tanti anni – racconta Pavanello quando lo chiamiamo per raccontarci questa storia – ma non sono io il padrone di casa. In queste situazioni nel momento in cui non sei d’accordo con determinate scelte è il momento di voltare pagina. La stagione 2025 non è stata una delle migliori, ma in tanti anni di attività possono capitare delle annate storte. Abbiamo avuto degli infortuni che ci hanno rallentati, succede e si guarda avanti».


Tuttavia le strade si dividono…
Chi è a capo del team ha voluto fare dei cambiamenti sui quali non mi trovavo d’accordo. Si è voluto inserire del personale nuovo che avesse un collegamento con squadre WorldTour, sinceramente mi è sembrato un passo fin troppo grande. E’ normale che dopo tanti anni si provi a cambiare, tutti cerchiamo di restare aggiornati e seguire i tempi.
Quale aspetto non ti ha convinto?
Si vogliono apportare determinati cambiamenti in una categoria, quella juniores, nella quale i ragazzi hanno ancora tante altre cose a cui pensare. Prima tra tutte la scuola. Il ciclismo in età giovanile e adolescenziale non dovrebbe essere visto come una professione, eppure questo già succede. Ci sono ragazzi che lasciano gli studi.


Un mondo, in generale, nel quale si fa fatica a riconoscersi?
Sono arrivate anche qui (tra gli juniores, ndr) le società satellite dei team WorldTour. Per fronteggiare e competere contro queste armate non basta dire: «Facciamo come loro». Stiamo parlando di realtà con budget praticamente illimitati e un numero di personale decisamente superiore e qualificato. Per restare al passo con i tempi serve fare scelte ponderate, non basta la voglia di simulare ciò che fanno questi team.
In Italia è possibile?
Partiamo dal dire che il regolamento federale non aiuta, non è colpa della Federazione perché per aggiornarci serve tempo e mettere d’accordo tante teste (troppe forse, ndr). Ma facciamo un paragone.


Prego…
Un devo team juniores può prendere ragazzi di tante nazionalità diverse, senza limiti (il Team Grenke-Auto Eder nel 2025 aveva nove ragazzi di sette nazionalità differenti, ndr). Una squadra juniores italiana può prenderne al massimo uno e poi due atleti con un punteggio superiore a 35. Va da sé che nel confronto non si parta ad armi pari, anche perché ogni domenica corri contro atleti di livello internazionale e noi abbiamo al massimo uno o due ragazzi che possono competere (ne è esempio il successo in parata della stessa Grenke-Auto Eder al Trofeo Dorigo, ndr).
Guardiamo all’estero ma il confronto è difficile?
E’ tutto completamente diverso, hanno capacità e metodi che per noi sono impossibili da replicare. Pensate al calendario, questi devo team possono correre all’estero quando vogliono. Lo staff e il personale sono pagati e fanno questo di lavoro. In Italia ci basiamo ancora sul volontariato: sacrosanto e per fortuna che esista, ma non si può competere.


Impossibile farlo ora, ma in futuro?
Penso sia possibile, ma si deve fare tutto grado per grado. E prima di quei cambiamenti portati avanti dal team si devono fare altre cose. Ad esempio c’è il discorso dei materiali: biciclette, abbigliamento, ecc… I devo team si basano sulle squadre WorldTour, possono offrire all’atleta un supporto illimitato. Da noi avere due o tre biciclette, poi la bici da cronometro e kit nuovi ogni mese è impossibile.
Di squadre che sanno lavorare bene ce ne sono anche da noi…
Chiaramente davanti all’offerta dall’estero un ragazzo si fa attrarre, così come la famiglia. Sembra che in Italia non siamo più bravi a fare nulla, non penso sia vero. Abbiamo le nostre qualità, certo per competere con determinate realtà si fa fatica. Ma ci siamo sempre difesi.


E’ notizia di qualche giorno fa che la Borgo Molino e il Team Coratti non si uniranno più.
Era un’iniziativa portata avanti da me, negli anni ne abbiamo fatte tante tra Italia ed estero. Non so come mai non sia proseguita la cosa. Io avevo fatto incontrare i due presidenti delle squadre che poi erano arrivati a trovare l’accordo, ma è saltato tutto. A mio avviso era una bella iniziativa. Va bene ambire al WorldTour (l’obiettivo dichiarato della Borgo Molino è diventare devo team entro cinque anni, ndr) ma prima sarebbe stato meglio aprire gli occhi e allargare il bacino d’utenza in Italia.