Convegno nella giornata mondiale della malattia, la durezza della diagnosi e la scelta della speranza. I racconti
Ha pedalato da Roma a Edimburgo, per 2.525 km, in 9 giorni e 14 ore. Un’impresa estrema, con l’obiettivo di raccogliere fondi per la ricerca sul tumore al pancreas, destinati all’Unità Operativa di Chirurgia del Pancreas dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. Stefano Pellegrini, 40 anni, carabiniere dei reparti speciali, atleta dell’ultracycling e paziente oncologico, ha trasformato la diagnosi, ricevuta cinque anni fa, in un motore. Invece di fermarsi, ha scelto di partire. «Sono andato con la mia bici in Islanda. Pioveva sempre, ma ero felice. Perché stavo vivendo. In quel momento mi sono accorto che riuscivo a pedalare anche 15 ore al giorno. E ho capito che quella resistenza, quel talento, potevo usarli per qualcosa di buono». Da quel viaggio sono nate tutte le imprese ciclistiche successive, legate sempre a una raccolta fondi per la ricerca: Rovereto-Capo Nord, Usa coast-to-coast, Capo Nord–Tarifa (la raccolta fondi 2025 è ancora attiva su pellegriniultra.com). «Ogni chilometro, ogni giorno in sella servono a ricordare che la malattia non deve mai spegnere la speranza». Lo dimostra anche la storia di Paola Sebastianelli, marchigiana. A ottobre 2023 riceve una diagnosi che sembra senza appello: tumore al pancreas, inoperabile. Le prime terapie, coordinate tra le oncologie di Urbino e Verona, non portano miglioramenti. «Mi sembrava di annegare. Poi ho aderito al “progetto Force” qui a Verona, con psico-oncologo, nutrizionista, fisioterapista: un’équipe che ti aiuta a non lasciarti andare». Alla tac successiva, una sorpresa: la massa si è spostata di un millimetro, sufficiente per affrontare l’intervento. Un percorso complesso, aggravato da una seconda patologia cronica. «Mi hanno seguita passo dopo passo. Se sono viva è grazie all’unione di intenti delle équipe».
La Giornata mondiale
Anche Enrica, operata nel 2015, è in buona salute dopo una lunga terapia. Suo marito, Piero Rivizzigno, ha dato forma a quell’esperienza creando l’associazione «Codice Viola»: «Ho iniziato a cercare informazioni per mia moglie. Poi ho capito che potevano servire anche ad altri. Così è nata una comunità». A Verona queste storie sono il frutto di una tradizione clinica e scientifica che ha reso la città un riferimento nazionale e internazionale nella cura del pancreas. E giovedì, in occasione della Giornata Mondiale del tumore al pancreas, medici, ricercatori, associazioni e pazienti si sono incontrati per fare il punto su ricerca e terapie. «L’anno scorso siamo arrivati a 499 interventi di chirurgia pancreatica – ha spiegato il professor Roberto Salvia, direttore dell’Uoc Chirurgia del Pancreas -. Quest’anno, a oggi, siamo già oltre quota 410. Circa il 30% viene eseguito in chirurgia robotica mininvasiva, nonostante l’alta complessità. Queste nuove tecniche hanno sensibilmente cambiato la qualità di vita dei pazienti».
«La nostra forza nel legame tra medici e pazienti»
Se quello del pancreas rimane ancora il tumore solido dell’adulto più grave dal punto di vista della prognosi «sono stati fatti molti progressi che stanno migliorando il percorso di cura – ha aggiunto il professor Michele Milella, direttore Uoc Oncologia –. Laddove le terapie ancora non sono efficaci come vorremmo, la nostra forza sta nel lavoro di squadra tra medici e nel legame che si stabilisce con i pazienti e i loro familiari». Un modello di cura, quello veronese, costruito su un approccio multidisciplinare: oncologi, chirurghi, radiologi, anatomopatologi, gastroenterologi e psico-oncologi lavorano fianco a fianco ogni settimana in team, con percorsi integrati. Anche per questo Verona ha partecipato ai tavoli ministeriali per la nascita delle «Pancreas unit», contribuendo alla definizione dei nuovi Pdta (Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali) regionali. «Siamo stati i capofila del progetto Genoma dei tumori dal 2010 sino ad oggi – ha ricordato il professor Aldo Scarpa, direttore Uoc Anatomia patologica –. In questi 15 anni la situazione è cambiata. Merito di uno sforzo collettivo e di una ricerca che ha saputo guardare lontano».
21 novembre 2025
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