“A 50 anni dalla nascita dei consultori familiari, queste importanti strutture scontano in Sicilia carenze di personale e deficit strutturali e organizzativi”. Lo denuncia la Cgil regionale nel giorno dell’anniversario del varo della legge 405 del 1975 che li istituisce. Il sindacato annuncia l’inizio di una campagna dedicata alla difesa e al rilancio di questi servizi sociosanitari.

La legge prevede un consultorio ogni 20 mila abitanti (uno ogni 10 mila nelle zone rurali). In Sicilia, però oggi, secondo l’ultima relazione ministeriale si conta un consultorio ogni 25.261 abitanti. In funzione ci sono 179 consultori pubblici e 9 privati. “Queste strutture – dicono Gabriella Messina, segretaria confederale Cgil Sicilia, ed Elvira Morana, responsabile per le politiche di genere – possono contare sulla indubbia competenza e disponibilità degli operatori. L’équipe multidisciplinare è però garantita solo parzialmente. Sulla carta è prevista la presenza dell’ostetrica, dell’assistente sociale, del ginecologo ma in realtà la copertura è parziale: l’ostetrica è garantita per 19,6 ore, l’assistente sociale per 14 ore, il ginecologo per 21,6 ore”.

La Cgil denuncia in proposito “la mancata azione del governo regionale per il necessario rafforzamento di questi servizi pubblici, importanti per la salute sessuale e riproduttiva, per la prevenzione della violenza di genere, del disagio giovanile e familiare, per l’educazione all’affettività e alla sessualità, per la salute delle donne lungo tutta la vita, per l’accesso libero e sicuro all’Ivg”. Si aggiungono, rilevano, “i continui tagli alla sanità pubblica che a livello nazionale hanno già ridotto drasticamente il numero e il personale sanitario, sociosanitario e amministrativo”.

La campagna della Cgil contro lo smantellamento e per il rafforzamento dei consultori proseguirà nei mesi prossimi, territorio per territorio. “Il rilancio di questi presidi sociosanitari deve partire dal rispetto dei requisiti strutturali e organizzativi, per garantire la prevenzione e interventi in raccordo con le scuole per il contrasto alla violenza di genere, al bullismo, per la corretta informazione sulla sessualità, per l’educazione all’affettività e la presa in carico di donne, giovani, anziani, famiglie”.