Tim Merlier è uno dei migliori velocisti al mondo. Insieme a Jonathan Milan, il belga si disputa probabilmente la palma del più forte, anche se altri grandi nomi del settore non mancano. Classe 1992, il portacolori della Soudal Quick-Step vanta già 66 successi nella sua carriera da professionista e spera di aggiungerne altri alla serie. In particolare, Merlier terrebbe a portare una maglia iridata nella stanza dei trofei, anche se le prospettive, per lui e per i suoi colleghi, sono sempre più strette. Sul tema dei percorsi delle gare, sempre più esigenti, il campione europeo di Limburg 2024 si era già espresso, ma ora torna a far sentire la sua voce.

Merlier ha parlato del percorso del Tour de France 2026: “Sei tappe per velocisti? Sulla carta, ma poi ci sarà da vedere se sarà effettivamente così – le parole del corridore belga raccolte da Domestique – È come l’anno appena finito, ci aspetta un’edizione davvero dura. Soprattutto l’ultima settimana e soprattutto quella penultima tappa (che prevede due scalate all’Alpe d’Huez – ndr). È davvero necessario?“.

Il belga aggiunge: “C’è una spinta generale a diminuire le tappe da volata nei Grandi Giri, alla ricerca di maggiore spettacolo. Ma così anche gli scalatori e gli uomini di classifica si ritrovano esausti e hanno bisogno di recuperare negli ultimi giorni. Non è necessario che sia tutto più duro per essere più bello. Ma io di certo non ho la possibilità di cambiare i percorsi”.

Il tema, è evidentemente, molto caro a Merlier: “Nel pugilato, i pesi leggeri non incontrano mai i massimi – il pensiero del velocista belga – Nei Grandi Giri del ciclismo, invece, questo succede. E questo rende il nostro sport più bello, seppur in maniera illogica. Stiamo davvero andando verso percorsi dove solo atleti che pesano 70 chili possono pensare di avere un futuro? E da cui i velocisti puri spariranno? Sarebbe molto triste”.

Il portacolori della Soudal Quick-Step sottolinea, come già fatto in passato, che ogni generazione di velocisti dovrebbe avere almeno una vera possibilità di giocarsi un Mondiale. Temo che per me quest’occasione non ci sarà mai”. Eppure all’orizzonte ci sarebbe il Mondiale 2028, che è stato assegnato all’Emirato di Abu Dhabi e che dovrebbe, sulla carta, essere adatto ai velocisti: “C’è quella montagna artificiale, che è lì vicino al circuito… Stanno continuando a lavorarci. Io, quando vado a correre all’UAE Tour, ogni anno la vedo sempre più alta“.

Merlier prova a guardare al futuro più prossimo, senza spingersi troppo in là: “Il Tour de France 2026? Non è una certezza, ma i punti principali del mio programma stagionale non dovrebbero essere molto diversi da quelli della stagione appena finita. La squadra? Per il treno e per le volate arriveranno rinforzi importanti. Alberto Dainese non puoi proprio considerarlo una brutta scelta, sia come alternativa a me e a Paul Magnier e sia come valore aggiunto. Poi c’è Jasper Stuyven, che puoi usare in ogni modo e su ogni terreno. Ci servivano corridori così. In più, avremo anche Tim Declercq come allenatore, Niki Terpstra e Sep Vanmarcke come direttori sportivi. Sono grandi aggiunte”.