Ultimo aggiornamento – 21 Novembre, 2025
L’adipe rappresenta quella componente del corpo umano spesso denigrata e temuta. La ricerca scientifica, però, ha dimostrato che esso può contribuire al benessere e alla salute dell’uomo.
Negli ultimi anni, infatti, la scoperta scientifica a ha trasformato il modo di intendere il tessuto adiposo: da “semplice riserva” a organo endocrino dinamico, capace di dialogare con cervello, metabolismo, sistema immunitario e perfino con le ossa.
Un variare di prospettiva che arriva di cui si è discusso nel recente approfondimento pubblicato dalla rinomata rivista scientifica New Scientist, il quale invita a riconsiderare il ruolo biologico del grasso e a superare lo stigma sociale legato alla sua presenza.
Il grasso é davvero un organo? Cosa dice la scienza
L’idea del tessuto adiposo come organo non è nuova, ma oggi trova conferme sempre più solide. Studi come quello di Kershaw e Flier (“Adipose Tissue as an Endocrine Organ”, The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 2004) e più recenti analisi pubblicate su Nature Reviews Endocrinology descrivono il grasso come un sistema complesso, dotato di funzioni metaboliche, immunitarie ed endocrine.
In altre parole, l’adipe produce ormoni e mediatori che influenzano appetito, glicemia, infiammazione e risposta energetica dell’intero organismo.
Tra le sue funzioni più importanti:
- regola l’equilibrio energetico attraverso ormoni come leptina e adiponectina;
- dialoga con il sistema immunitario modulando l’infiammazione;
- partecipa alla sensibilità insulinica;
- contribuisce al metabolismo degli steroidi e degli acidi grassi;
- aiuta a proteggere e mantenere la temperatura corporea.
La visione qui proposta supporta una lettura più complessa dell’obesità: non solo come eccesso di peso, ma come disfunzione dell’organo adiposo, un concetto che permette di superare narrative morali o colpevolizzanti.
Perché alcune persone obese non sviluppano malattie metaboliche?
Secondo diversi studi recenti, tra cui una ricerca pubblicata su Nature nel 2024, il tessuto adiposo ha una vera e propria “memoria metabolica” e può funzionare in modo diverso da individuo a individuo.
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Questo spiegherebbe perché esistono persone obese prive delle complicanze tipiche dell’obesità: ciò che conta non è soltanto la quantità di grasso, ma la sua qualità e distribuzione.
Ripogrammare il grasso: nuova frontiera terapeutica?
Come suggerito dall’interessante analisi del New Scientist, la ricerca sta esplorando approcci innovativi per “riprogrammare” le cellule adipose disfunzionali. L’obiettivo? Trasformare un tessuto adiposo “malato” in uno metabolicamente sano, senza necessariamente puntare a una drastica perdita di peso.
Alcune evidenze emergenti nell’ambito mostrano che:
- molti benefici dei farmaci dimagranti (come gli agonisti del GLP-1) deriverebbero dal miglioramento della funzione dell’adipe più che dalla riduzione dei chili;
- il grasso viscerale e quello sottocutaneo hanno ruoli differenti, e intervenire sulla loro distribuzione potrebbe ridurre il rischio cardiometabolico;
- la rimozione di cellule adipose senescenti, osservata in studi del 2025 su tessuto adiposo umano, potrebbe ringiovanire l’organo e migliorare il metabolismo.
Cominciare a considerare il grasso come una componente della medesima importanza di un organo vitale significa ripensare anche cosa intenda per “forma fisica” o “corpo sano”. La ricerca suggerisce che potremmo raggiungere un miglior stato di salute non inseguendo la magrezza, ma migliorando la funzionalità dell’adipe.
Si tratta di una prospettiva che potrebbe ridurre lo stigma, favorire diagnosi più precise e aprire la strada a future terapie mirate non al peso, ma al tessuto adiposo in quanto organo.
Fonti:
New Scientist – How a new way of thinking about fat could transform your health