La presentazione del CRATER Concept a Los Angeles è servita a capire quanto Hyundai voglia rafforzare la linea XRT e costruire attorno a quell’immaginario una famiglia di modelli più ruvida e orientata al fuoristrada. Al momento si muove solo sotto forma di concept, ma è evidente la sete del marchio di avventure, da affrontare con una coerenza tutta nuova. Alla domanda interna “che forma ha la libertà?”, i designer si sono rimboccati le maniche: la risposta può essere individuata nella monoscocca compatta e negli angoli di attacco esasperati, i capisaldi intoccabili di un esercizio di stile, sì, ma anche pragmatico.
Design ispirato alla filosofia “Art of Steel”
Il debutto ha coinciso con l’esposizione ad Automobility LA, un appuntamento nel quale Hyundai ha voluto illustrare la natura della XRT anche nei giorni aperti al pubblico. Accanto ai modelli di serie oggi presenti nei concessionari americani ed europei, CRATER ha diviso la scena insieme a varianti XRT già ammirate di Ioniq 5, Santa Cruz e Palisade. Definirla una superficiale ricerca di attenzioni vuol dire avere mal interpretato la politica: il brand aveva bisogno di veicolare a un ampio bacino di utenti la sua nuova impronta off-road, riconoscibile sia nell’estetica sia nel feeling di guida.
Il design nasce negli studi californiani di Hyundai, a Irvine, e ruota attorno alla filosofia “Art of Steel”, la stessa che negli ultimi anni ha portato il costruttore a puntare su superfici pulite e spigoli marcati, con linee che danno l’impressione di arrivare tutte dalla stessa lastra di metallo. I portavoce Hyundai lo descrivono come un punto di partenza per la gamma XRT, in vista della prossima fase, in cui i veicoli rientrano in un unico filo conduttore, un linguaggio fatto di protezione, superfici robuste e accessori funzionali, concepito in base alle esigenze reali.
Nel complesso, la vettura mantiene un’impostazione compatta e fin dal principio appare evidente che il meglio di sé lo riserva lungo i sentieri accidentati. Gli sbalzi sono minimi e la linea corta e raccolta testimonia un’attitudine spartana di fondo, accentuata dagli angoli anteriori e posteriori molto aperti.
Il frontale è dominato da un pianale di protezione largo quanto la vettura. Sia l’assetto frontale sia quello posteriore privilegiano angoli ampi per non impuntarsi in fuoristrada. Irrigiditi e allargati, i parafanghi aiutano a percorrere superfici accidentate, un’attitudine che le ruote da 18 pollici con gomme da 33″ confermano, dalle forme di un impatto esagonale su metallo per riportare sulla carrozzeria l’immaginario delle zone più dure che hanno ispirato il concept.
Limb risers per proteggere dalla vegetazione
Sui montanti anteriori compaiono i limb risers, i cavi inclinati che proteggono dalla fitta vegetazione: difficilmente saranno confermati nella versione finale, ma servono a dare la direzione. La firma luminosa adotta il tema Pixel, qui resa in forma tridimensionale, con proiettori indiretti che danno profondità alle superfici, mentre in piena notte l’impronta luminosa fa risaltare i contorni dei pannelli, avvisando gli altri conducenti del proprio arrivo.
Si inserisce a sua volta nella vocazione off-road la piattaforma sul tetto, dove trovano spazio luci supplementari, stivaggio e altre comodità. Al posto dei tradizionali specchietti esterni i designer hanno preferito adottare piccole unità camera, in grado di trasformarsi all’occorrenza in torce da usare fuori dal veicolo, e la possibilità di utilizzare uno dei ganci di recupero come apribottiglie è solo l’ennesima intuizione geniale. Per quanto quest’ultimo elemento costituisca in primo luogo un dettaglio narrativo, anziché impattante sulle performance “dure e pure”, denota una mentalità elastica, che alimenta l’hype casomai la forma finale sbarcasse effettivamente nei concessionari.
Curve of Upholstery
Se facciamo un salto all’interno, lo stacco è netto, frutto del lavoro compiuto dai designer sulle superfici e sulla struttura. In un certo senso le forme del crash pad richiamano un foglio di metallo piegato, in particolare per via delle micro-forature che danno modo a un’illuminazione soffusa di filtrare. Anziché nascosto, il roll-cage viene messo in bella mostra, poiché rafforza quella sensazione di robustezza tanto cercata in un veicolo del genere, e le maniglie integrate agevolano le operazioni di salita e discesa da fuoristrada.
I sedili rinunciano alla classica configurazione da mezzo stradale: ricordano imbracature da spedizione, con imbottiture cilindriche e un sostegno laterale da vera guida in condizioni difficili, e sono pure previste delle cinture a quattro punti. L’impostazione dell’interfaccia di tipo modulare risponde sempre alla domanda iniziale sulla libertà, che ha influito sull’intera progettazione. Oltre a occupare l’intera larghezza del parabrezza, l’head-up display integra anche la funzione retrovisiva e certe unità interne, tra cui lo speaker centrale, possono essere estratte e adoperate all’esterno.
In contrapposizione all’atmosfera da officina presente in parecchi 4×4, il centro stile Hyundai ha sposato una differente corrente di pensiero, alla quale ha assegnato il nome di “Curve of Upholstery”: in sostanza, le soluzioni tecniche definiscono le forme e queste vengono ammorbidite dove necessario, l’esatto opposto di un classico prototipo da vetrina. Insomma, le parti destinate a reggere gli urti rimangono dure, altre vengono trattate per sopravvivere a un uso quotidiano difficile, affinché non finiscano per distruggersi dopo solo un paio di gite fuori porta.
A livello di infotainment, la Casa osserva l’approccio BYOD, ovvero si modella sul dispositivo personale collegato, lasciando al veicolo il ruolo di “contenitore”, andando incontro agli utenti abituati a destreggiarsi tra due o tre device durante i viaggi. La componente digitale non è affatto un aspetto su cui sorvolare, tuttavia l’anima della showcar riguarda i dettagli off-road nella loro accezione stretta, dai controlli meccanici alle modalità Snow, Sand e Mud, dalla gestione indipendente dei differenziali al pacchetto di strumenti analogici, quali ad esempio la bussola e l’altimetro.
Nel tunnel centrale è presente un controller “gear-type” adibito a gestire bloccaggi, freno in discesa, controllo del rimorchio e i preset Snow, Sand e Mud. Su motori e batterie i rappresentanti Hyundai mantengono il massimo riserbo e non poteva essere diversamente: l’obiettivo con la showcar CRATER non è anticipare la tecnica, bensì fissare un’estetica da raccontare nella futura generazione XRT.