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Francesco Bertolino e Daniela Polizzi
Dopo Cinzano, il gruppo studia la cessione anche dei tre marchi di liquore che nell’insieme fatturano circa 80 milioni. Il piano del ceo Hunt per alleggerire il portafoglio: «72 brand sono troppi»
Campari mette in vendita gli amari italiani. Secondo indiscrezioni, dopo la cessione di Cinzano e Festina a Caffo, ora il gruppo degli alcolici sta sondando il mercato per altri tre brand molto noti nel Paese: il liquore siciliano Averna, l’amaro valtellinese Braulio e il mirto sardo Zedda Piras. Al lavoro sui dossier ci sarebbero i consulenti di Mediobanca che avevano già curato il trasferimento di Cinzano per cento milioni a Caffo 1915, produttore dell’Amaro del Capo e della birra Calabrau.
I potenziali interessati
Nell’insieme i tre marchi generano un fatturato annuo attorno agli 80 milioni e potrebbero attrarre l’interesse di fondi e gruppi industriali. Sul mercato si fanno i nomi del gruppo Montenegro della famiglia Seragnoli, che già possiede Amaro Montenegro, Select aperitivo, Vecchia Romagna, Rosso Antico; dell’Illva Saronno che già produce, oltre al noto Amaro, anche il Rabarbaro Zucca; di Fratelli Branca Distillerie e, infine, del gruppo Lucano 1894 di Matera. I tre amari sarebbero però al vaglio anche del gruppo NewPrinces di Angelo Mastrolia che, di recente, ha comprato da Diageo lo storico sito produttivo ex Cinzano in provincia di Cuneo.
I 30 marchi in vendita
L’operazione decisa da Campari rientra nel piano varato dal nuovo ceo Simon Hunt che punta ad altre dismissioni dopo quelle di Cinzano, Tannico e del sito australiano di Derrimut. «Nessun gruppo — ha detto il manager allo Strategy Day di inizio novembre — può d’altronde sostenere la crescita di 72 brand». Tanti sono quelli in portafoglio a Campari e circa 30 di loro, i più marginali, sono potenzialmente in vendita, pari al 9% dei ricavi complessivi del gruppo.
La strategia di Campari
L’idea di Campari è di concentrarsi sugli aperitivi che valgono circa il 40% del fatturato, con Aperol, Campari, Sarti Rosa, Cynar, Mondoro, oltre a Crodino come analcolico. Al centro c’è soprattutto Aperol che, secondo il management, ha l’opportunità di conquistare quote anche dalla birra premium e per cui è già stata avviata la vendita alla spina. L’obiettivo è focalizzare gli investimenti sui marchi con opportunità di sviluppo globale (Aperol, Espolon, Campari, Courvoisier, Wild Turkey) o su selezionati mercati (Crodino, Sarti Rosa, Glen Grant) e ridurre gli investimenti su quelli con potenziale minore ma che rimangono in portafoglio, perché interessanti dal punto di vista della marginalità.
Le altre cessioni
La cessione del portafoglio italiano rappresenterebbe la prima tappa del piano di dismissioni. Poi sarà la volta di altri brand internazionali più piccoli e meno strategici, probabilmente partendo da Brasile e Jamaica e poi dal resto del Sud America.
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23 novembre 2025
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