Vi raccontiamo il rito del posticipo nella casa di reclusione di Bollate: si ripeterà anche per Inter-Milan. I detenuti ascoltano la partita nelle celle, tra tifo ed esultanze, sognando di tornare allo stadio

Lorenzo Cascini

23 novembre – 07:08 – MILANO

Immaginatevi un corridoio lungo, illuminato da una luce fioca. Sulla destra un gruppo di ragazzi è ammassato a una finestra, uno sopra l’altro, quasi a voler entrare nella radio che sta trasmettendo la partita. Sembra una scena di trent’anni fa, invece è più attuale che mai. Rimanda a tempi lontani, in cui la radio era l’unico modo per sentire le gare di Serie A e Coppa dei Campioni: si dava potere alla parola e alla fantasia, lasciandosi trasportare dal racconto. Come fosse un romanzo popolare con protagonisti i giocatori della nostra squadra del cuore.

La radio—  

 Sembra quindi una scena da “Ritorno al futuro”, invece al carcere di Bollate è un canovaccio che si ripete praticamente ogni weekend. A seconda che giochi l’Inter, il Milan, l’Atalanta, la Juve e così via. I ragazzi sono divisi in “sezioni”, cioè in gruppi, e si riuniscono tra loro per ascoltare le partite alla radio. Quell’angolino, accanto alla finestra, per loro vale come San Siro. Sarà così anche per il derby di domenica. In un istituto penitenziario il calcio diventa una valvola di sfogo e la radio, di conseguenza, un mezzo di distrazione di massa. Si immagina, si viaggia con la mente, aspettando gli highlights trasmessi dalla “Domenica Sportiva”. Quella possono vederla, essendo trasmessa dalla Rai e quindi in chiaro (così come la Nazionale). Per il resto, bisogna accontentarsi della radiolina: i ragazzi del carcere di Bollate vivranno il derby di Milano sognando un gol di Lautaro o di Leao, fingendo di vederlo, di essere lì, pendendo dalle labbra del radiocronista.

Passione—  

Passeggiando per la struttura si percepisce quanto il calcio sia presente. Ascoltando i racconti dei ragazzi, ammirando la passione che hanno nel parlarne. Oggi vediamo tutto sempre, tutto subito: gol, replay, partite a ogni orario. A Bollate, invece, si riesce a dare spazio al desiderio, all’immaginazione di chi non ha il privilegio di poter guardare e deve arrangiarsi come può. Perché, sia chiaro, molti di loro vorrebbero stare a San Siro e sognano di tornarci – una volta usciti -, ma per ora sono costretti ad accontentarsi, guardando la partita con gli altri detenuti. In più, il derby diventa anche occasione di educazione al tifo: si esulta, certo, ma si guarda la partita insieme. Milanisti e interisti, attaccati alla radiolina come fossero in tribuna a San Siro. E che vinca il migliore.

Emozioni e campetto—  

 La sfida tra Milan e Inter è sentita, altroché. Anche durante l’incontro “Vite in campo – storie che parlano al presente”, in cui sono intervenuti Laura Giuliani, portiere del Milan femminile e della nazionale, e l’ex attaccante Simone Tiribocchi, i ragazzi hanno avuto modo di raccontare il loro legame con lo sport e con il calcio. C’è chi ha giocato nel Lecco e poi allenato i ragazzini di Milan e Inter prima di finire a Bollate, chi si emoziona nel fare una domanda a un ex calciatore di Serie A perché non capita tutti i giorni, soprattutto se si è in carcere da tanto. E gli occhi lucidi di alcuni di loro lo raccontano meglio di tante parole. C’è anche chi racconta che andare a San Siro gli manca come fare l’amore (sull’affettività dei detenuti si è pronunciata la Corte Costituzionale ma l’amministrazione ancora non ha creato le strutture idonee) e chi afferma che l’Inter vincerà sicuramente perché è più forte. Altra curiosità: la forza si misura sulla fede, sulla classifica e sui gol, in un mondo in cui si discute in maniera ossessiva di schemi e letture tattiche, quando non si hanno i mezzi si semplifica. Perché se sei dentro da tre o quattro anni, di formazioni e tattica puoi disquisire fino a un certo punto. Vincono, invece, l’immaginazione, la fantasia, l’intuizione. C’è una corsa alla Gazzetta il lunedì – la leggono in parecchi – e sul campetto in cemento c’è chi si diverte a segnare come Thuram e chi a impostare come Modric. La radio in molti potrà scatenare un effetto madeleine, mentre a Bollate è un mezzo per svagarsi grazie al calcio e godersi un’ora e mezza di libertà. Sognando San Siro, nella speranza di tornarci un giorno, e ripensando a quelle serate passate accanto a una finestra, guidati da una voce narrante, emozionati per gol mai visti.