di
Mario Platero
Tatiana Schlossberg in un saggio sul New Yorker parla dell’aggressiva forma di leucemia che l’ha colpita a soli 35 anni. È l’ennesima tragedia per la nota famiglia americana
NEW YORK – Ci sono tre filoni narrativi nel saggio tristissimo, colmo di dignità e di forza che Tatiana Schlossberg, con la morte davanti a se a soli 35 anni per una aggressiva forma leucemia. Lo ha scritto ieri per il New Yorker, il più prestigioso settimanale letterario americano, un saggio molto lungo e dettagliato, nella tradizione della pubblicazione.
Il primo filone riguarda la continuità della tragedia che si abbatte sulla famiglia Kennedy. La madre di Tatiana è Caroline, la figlia del Presidente John Kennedy: ha perso il padre, ucciso per strada a Dallas nel 1963, quando aveva 5 anni, a 10 ha perso lo zio, Bobby, a cui si era molto legata, anche lui ucciso, questa volta nella grande hall Dell’Embassy Hotel a Los Angeles, il fratello John John a 38 anni, in un incidente aereo al largo di Martha’s Vineyard, la madre la leggendaria Jackie, giovane, ad appena 64 anni, ormai 26 anni fa, per un cancro al cervello.
Ora, da un anno, si confronta con la malattia terminale della sua Tatiana, figlia bellissima, brillante, simpatica, sanissima, giornalista ambientalista, sposata a un medico e con due figli al di sotto dei 4 anni.
È Tatiana che scrive il saggio in prima persona, raccontando delle sensazioni che prova una persona che si confronta con la morte, dopo aver lottato all’estremo. E in questa condizione, trova la forza e la grinta per attaccare il cugino, Bobby Kennedy Jr. il segretario alla Sanità del Presidente Trump, che proprio in questi giorni ha annunciato che eliminerà molti vaccini, che ha già tagliato fondi per la ricerca scientifica che avrebbero potuto portare in tempi brevi a cure miracolose, magari per salvare anche la vita di Tatiana: «Questo mio cugino è un imbarazzo per la nostra famiglia…ma si rende conto che le cure che ho avuto per salvarmi la vita da una emorraggia post parto è stata possibile per ricerche che non vuole più finanziare…si rende conto che eliminando i vaccini mette a rischio la vita di milioni di bambini e la mia stessa vita, visto che con il sistema immunitario indebolito e le trasfusioni devo rifarli tutti, perché quelli che ho fatto da bambina sono ormai inutili nelle mie condizioni?».
Questo è il secondo filone narrativo, quello dell’attacco politico. È la fiamma che brucia perenne in questa famiglia, in Tatiana, pronta a combattere per una causa certamente giusta sul letto di morte. Riuscirà ad avere un impatto? Riuscirà a commuovere o a smuovere il Presidente Trump che ha dato mano libera a Kennedy? Potrà costringerlo alle dimissioni con l’attacco sentito e vivo e reale a un uomo che sta distruggendo per sue psicosi personali il sistema sanitario americano? Non credo. Certamente non a breve. Ma sicuramente il suo appello diventa un forte richiamo politico contro la Presidenza Trump, già in stato d’assedio, per lo scandalo Epstein, per gli errori della chiusura del governo americano, per le dimissioni annunciate contro di lui della deputata MAGA Marjorie Greem, per le difficoltà dell’economia che colpiscono consumatori e cittadini che si illudevano di poter essere salvati dal trumpismo.
Ma è il terzo filone quello più struggente e importante. Quello più intimo che narra delle sensazioni che prova ora, a un anno di questa sua battaglia che si preannuncia secondo i dottori perduta. Comincia dalla notizia. «Alle 7.05 del mattino del 25 maggio del 2024 dieci minuti dopo essere arrivata al Columbia Presbyterian nasceva mia figlia. Mio marito George e io la tenevamo stretta, la guardavano e l’ammiravamo in questa sua “nuovezza”. Poche ore dopo i dottori notano qualcosa di strano nella conta delle mie cellule bianche, un numero anormale, oltre 130.000 per microlitro contro la normalità di 4-11.000 per microlitro. Mi dicono che potrebbe essere leucemia». «Non è leucemia» dico a George «ma di cosa stanno parlando». «Il giorno prima incinta di nove mesi avevo nuotato per un’ora in piscina, sono sempre stata sportiva, sanissima…».
Il racconto continua, l’arrivo dei genitori, Caroline Kennedy e Edwin Schlossberger. Lo spostamento in un altro reparto dell’ospedale. L’inizio di un percorso di analisi e cure. La separazione dalla figlia appena nata che non poteva restare con lei per pericolo di infezioni. Il calvario delle opzioni della chemioterapia che comincia subito, la trasfusione di cellule staminali della sorella che ha il suo stesso tipo, il fratello che ne ha invece la metà e che insiste: «Forse possono servire anche le mie».
Una famiglia unitissima nella tragedia. Il figlio piccolino meno di tre anni all’inizio che l’abbraccia e cerca di incoraggiarla. Lei che pensa che non vedrà crescere né lui né la figlia. Tutto scritto con lucidità, passione, commozione, ma anche con il distacco razionale di una giovane madre straordinaria. Racconta degli amici, dei dottori, delle infermiere «dovrebbero essere loro ad avere il mondo in mano staremmo tutti molto meglio».
La vita che si confonde l’oncologo che si strema per trovarle cure sperimentali alternative, che trova. Ma il cancro ritorna sempre, sempre più aggressivo. Le danno un anno di vita se tutto andrà bene. Cercherà di viverlo al meglio e il più possibile coi figlioletti accuditi dalla madre e dalla sorella. Fra un anno, il fratello Jack Schlossberg, 32 anni, correrà per il seggio della Camera del Dodicesimo distretto a New York.
Ha annunciato la candidatura pochi giorni fa, pochi giorni prima che la sorella pubblicasse il suo saggio. La tenacia di questa famiglia nel dolore e nelle avversità, resta una lezione per chi a Washington predilige le leggerezze e l’avventurismo, lo specchio di un’America solida che abbiamo conosciuto e che ancora riconosciamo.
23 novembre 2025 ( modifica il 23 novembre 2025 | 10:42)
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