Bologna, 22 novembre 2025 – Sarà la mostra del Giubileo. ’Bartolomeo Cesi (1556 – 1629) Pittura del silenzio nell’età dei Carracci’, è la prima monografica sul pittore, importante protagonista bolognese nell’autunno del Rinascimento. L’esposizione inaugurata nella sala del Lapidario del Museo Civico Medievale di Bologna (via Manzoni 4), è promossa dal Comune e dall’Arcidiocesi, con la collaborazione della Pinacoteca Nazionale e dell’Università bolognese.
Curata da Vera Fortunati, storica dell’arte, l’esposizione si rivela un’occasione imperdibile per riscoprire il genio che, pur operando in diretta concorrenza con Agostino, Ludovico e Annibale Carracci, scelse una strada stilistica autonoma, segnata dalla solennità e dalla contemplazione mistica. Una mostra raffinata ed elegante che è stata anche l’occasione per restaurare tre pale d’altare.
Si possono quindi amminare 30 opere tra pale d’altare e disegni che illustrano il periodo più felice dell’attività di Cesi dal 1585 al 1597 circa, anni in cui si impegnò in un dialogo solitario e coraggioso in rapporto alle dilaganti novità pittoriche dei Carracci. “Sono fiero che intorno alla mostra – sottolinea l’assessore alla Cultura del Comune di Bologna, Daniele Del Pozzo – si sia costituito un proficuo lavoro di collaborazione culturale presieduto da Vera Fortunati e altri enti, che hanno avvertito l’importanza dell’evento”. Importanza che coincide anche con l’identificazione da parte dello storico dell’arte Daniele Benati, di due opere di Cesi ’L’orazione nell’orto’ e la ’Sacra Famiglia con i Santi Caterina d’Alessandria, Anna e Francesco’.
Il percorso si apre con il racconto della formazione dell’artista negli anni Settanta del ’500 durante la stagione di rinnovamento spirituale e figurativo inaugurata dalla Chiesa della Controriforma, a cui partecipa la città di Bologna sotto l’influenza del pontificato di Gregorio XIII e dell’azione pastorale del cardinale Gabriele Paleotti, figura di spicco assieme allo storico Carlo Sigonio (ritratto in mostra da Lavinia Fontana) e lo scienziato Ulisse Aldrovandi. Per continuare con tre ritratti, dove in quello del ’Ritratto di frate’ è più accentuata l’aderenza al vero. In Cesi il vero trascende, si sublima nella bellezza e nell’armonia, come si ammira nella pala d’altare del capolavoro ’Madonna con il Bambino in gloria con i Santi Benedetto, Giovanni Battista e Francesco’ di San Giacomo Maggiore, nonché nel ciclo decorativo della cappella maggiore della chiesa di San Girolamo della Certosa, ricostruito splendidamente nel fondo della mostra su pannelli con a fianco i dipinti di Ludovico Carracci. L’allestimento ad opera di Silvia Gaiba ha fatto sì che le opere risultassero nella loro bellezza, secondo i criteri del pittore spagnolo Zurbaran, al quale Cesi si ispirava. Molte opere, come la struggente ’Gesù Cristo incoronato di spine’ di Ludovico Carracci sono state prestate dalla Pinacoteca.
Cesi operò nelle chiese e nei conventi del territorio bolognese, e per questo la mostra diventa un percorso diffuso con ben 15 itinerari da visitare sotto le Due Torri, tra cui la basilica di Santo Stefano, San Domenico, San Giacomo Maggiore e la Cappella di Santa Maria dei Bulgari in Archiginnasio, con una guida ad hoc realizzata da Giovanna degli Esposti. Sono previste conferenze nel Museo e in Pinacoteca. Orari: martedì, giovedì dalle 10 alle 14; mercoledì, venerdì dalle 14 alle 19. Sabato,domenica, festivi dalle 10 alle 19. La mostra chiude il 22 febbraio 2026.