Con l’ultimo “Töviskert… a kísértés örök érzete… lidércharang”, i Rothadás sono tornai a tre anni e mezzo dal debutto con un lavoro che, pur mantenendo salde le radici nel death-doom fumoso e sepolcrale che li ha fatti inizialmente conoscere, compie un deciso passo avanti verso una forma più dinamica e strutturata.
Se il debut album “Kopár hant . . . az alvilág felé” evocava marce funebri e ambientazioni più doom, il nuovo album arricchisce quella base con un riffing più incisivo, una varietà ritmica più ampia e un approccio narrativo che rompe la rigidità del genere senza tradirne l’essenza.
In questa intervista, il batterista/cantante Lambert Lédeczy e il chitarrista Tibor Hanyi ci guidano dentro la genesi dell’album, spiegando l’importanza della lingua ungherese nei testi, la scelta di un suono più death metal e il loro metodo compositivo, istintivo e libero da schemi precostituiti, con il quale si stanno ritagliando una loro nicchia all’interno del circuito death-doom contemporaneo.
POTETE SPIEGARE IL SIGNIFICATO DEL TITOLO DELL’ALBUM “TÖVISKERT… A KÍSÉRTÉS ÖRÖK ÉRZETE… LIDÉRCHARANG” (IN ITALIANO “THORN GARDEN… L’ETERNO SENTIMENTO DI TENTAZIONE… UNA MELODIA SPETTRALE”) E COME SI COLLEGA AI TEMI TRATTATI NEL DISCO?
Lambert: – Il titolo racchiude pienamente l’emozione umana che può emergere quando si passa accanto o attraverso un cimitero. I nostri testi fungono da ponti tra la fine della vita e la morte. Gli odori delle cripte, la luce fioca, l’incenso, o anche solo il fetore della decomposizione: tutti questi elementi fanno parte della mortalità. L’obiettivo è far sì che l’ascoltatore possa viverli.
POTETE PARLARCI DEL SIGNIFICATO DELLA LINGUA UNGHERESE NEI VOSTRI TESTI E DI COME ESSA CONTRIBUISCE ALL’IDENTITÀ DELLA BAND?
Lambert: – L’idea di usare l’ungherese viene da Tibi. Mi è piaciuta fin dall’inizio e spero che non la cambieremo mai.
Ognuno si esprime meglio nella propria lingua, e lo stesso vale per noi. Come cantante, posso connettermi molto più profondamente ai testi in questo modo, quindi ha un’importanza fondamentale.
L’ARTWORK DELL’ALBUM È ANCORA UNA VOLTA MOLTO DETTAGLIATO E COLORATO. CHI È L’ARTISTA E IN CHE MODO IL SUO LAVORO SI COLLEGA ALLA MUSICA E AI TEMI DEL DISCO?
Lambert: – La copertina è stata realizzata ancora una volta da Stefan, meglio conosciuto come Atterigner o Khaos Diktator Design. Il concept viene sempre da noi. Non sappiamo come lavori con altri, ma noi gli diciamo esattamente cosa vogliamo. Ci sono solo piccoli aggiustamenti, ma in genere coglie subito la nostra visione.
La copertina contiene vari simboli, come la torcia rivolta verso il basso nelle mani dell’Angelo della Morte, che simboleggia l’estinzione della vita. Ci sono molti riferimenti di questo tipo nell’artwork.
RISPETTO A MOLTE BAND DEATH-DOOM CHE SI AFFIDANO ALLA RIPETIZIONE IPNOTICA, IL VOSTRO NUOVO ALBUM RISULTA MOLTO PIÙ DINAMICO E IN COSTANTE EVOLUZIONE. È STATA UNA SCELTA CONSAPEVOLE FIN DALL’INIZIO, O È EMERSA NATURALMENTE DURANTE LA SCRITTURA?
Lambert: – Tibi manda sempre i brani già composti, ma io li modifico molto alla batteria, cosa che lui si aspetta. Ho riflettuto parecchio su questo disco perché la sua atmosfera mi ha davvero catturato. Ho sperimentato cose nuove e approcci diversi nei passaggi. È stato un periodo intenso per me.
Per quanto riguarda il cantato, grazie ai testi in ungherese, tutto è venuto molto spontaneo.
Tibor: – Non è stata affatto una decisione consapevole. Ricordo che quando ho mandato la prima traccia a Lambert, lui ha detto che era più aggressiva e veloce rispetto ai brani del nostro debutto. Credo che siamo riusciti comunque a mantenere gli elementi doom, ma i pezzi tendono più verso il death metal.
Quando abbiamo messo insieme tutti i brani, sapevamo che serviva una produzione più pesante. Il debutto era più atmosferico, questo invece è più schiacciante. Ci piacciono entrambi, quindi non so davvero quale direzione prenderemo in futuro.
C’È UN FORTE SENSO DI NARRAZIONE NELLE STRUTTURE DEI BRANI, CON CAMBI DI ATMOSFERA E DIREZIONE INASPETTATI. QUANTO ERA IMPORTANTE PER VOI CREARE QUESTO FLUSSO NARRATIVO NELLA MUSICA?
Lambert: – Penso che la responsabilità principale sia della voce. Non ci sono ritornelli – solo storie che la musica accompagna. È come un discorso funebre in ricordo del defunto. È così che presento queste storie nelle canzoni. In certi stili il ritornello funziona bene come punto di riferimento, ma per noi non ha senso, anche se in alcune delle mie altre band lo uso.
CI SONO INFLUENZE MUSICALI SPECIFICHE, DENTRO O FUORI DAL METAL, CHE VI HANNO ISPIRATO PER QUESTO STILE PIÙ NARRATIVO E FLUIDO?
Lambert: – Le composizioni di Tibi sono la mia ispirazione principale. È strano perché nelle recensioni leggo sempre che un certo riff ricorda questa o quella band, ma io non me ne accorgo. Prendo i brani che ricevo e cerco di plasmarli al meglio con le mie capacità musicali, sia alla batteria che alla voce. Per me conta solo che il risultato finale funzioni e che l’ascoltatore provi ciò che deve provare.
Tibor: – L’ispirazione principale per me sono le parti doom di Incantation e Asphyx, mescolate con l’atmosfera cupa e malinconica delle band death metal finlandesi, vecchie e nuove: Abhorrence, Demigod, Krypts, Corpsessed, solo per citarne alcune.
COME PENSATE CHE QUESTO ALBUM SI INSERISCA NEL PANORAMA PIÙ AMPIO DEL DEATH-DOOM? PENSATE DI SPINGERE IL GENERE IN UNA NUOVA DIREZIONE O SEGUITE SEMPLICEMENTE IL VOSTRO ISTINTO?
Lambert: – Non so se sia l’obiettivo di Tibi, ma per me non si tratta affatto di spingere lo stile in una nuova direzione. Finché non ci sentiamo esausti e riusciamo a creare qualcosa che ci entusiasmi, continueremo. Ma se arriverà il momento di fermarsi, lo faremo.
Per ora abbiamo ancora tante idee in cantiere, il che è un buon segno. L’album è uscito da poco, ma io sto già pensando ai testi del prossimo. Oggi mi è venuta in mente perfino la copertina del nuovo disco (ride, ndr)!
Tibor: – Seguiamo sempre l’istinto quando scriviamo nuovi pezzi. Non avremmo voluto questo tipo di produzione per il demo o il debutto, ma sapevamo che ora ci voleva, perché si adatta perfettamente al nuovo disco. In principio non avevamo mai parlato nemmeno di usare voci pulite, ma stavolta ha funzionato e ha reso la chiusura dell’album molto più epica. Andiamo sempre a sentimento.
QUANDO COMPONETE NUOVI BRANI, COME VALUTATE LA QUALITÀ DELLA VOSTRA MUSICA? QUALI CRITERI DEFINISCONO UNA BUONA CANZONE DEI ROTHADÁS? CHE PROCESSO SEGUITE PER CREARE UN BRANO PERFETTO PER L’ALBUM?
Lambert: – Per me, la decisione arriva quando inizio a lavorare alla batteria. Se il pezzo non funziona, lo dico, anche se finora non è mai successo davvero.
Tibor: – Come primo passo, scrivo sempre una marea di riff, poi col tempo li metto insieme in forma di canzone. Di solito, con le altre band compongo un pezzo alla volta, ma qui ho tanti riff che restano in attesa per mesi, finché non li unisco. Questo mi porta a scrivere più tracce in una volta sola verso la fine. Un metodo un po’ strano, ma funziona e rende il progetto diverso dagli altri che mi vedono al momento coinvolto.
NEGLI ULTIMI ANNI C’È STATO UN EVIDENTE RITORNO DI INTERESSE VERSO L’ESTETICA E IL SUONO DEL COSIDDETTO OLD-SCHOOL DEATH METAL. PENSATE CHE STIA RENDENDO LA SCENA PIÙ VIVA, O CI SONO TROPPI GRUPPI SENZA ORIGINALITÀ? VEDETE TENDENZE NELLA SCENA UNDERGROUND CHE VI ENTUSIASMANO O, AL CONTRARIO, VI INFASTIDISCONO?
Lambert: – Anche qui ci sono molte band che non hanno molto da aggiungere. Ma onestamente non ci faccio troppo caso. Ho un radar musicale piuttosto ampio, non guardo solo al death metal. Una cosa evidente è che molte band si convertono al death metal solo perché ora è di moda, non perché lo amino davvero. Potrei fare esempi anche del mio paese, ma non voglio fargli pubblicità gratuita (ride, ndr)!
Comunque, ci sono anche formazioni nuove interessanti – non solo nel death metal – e questo è positivo! La realtà è che se non tieni il passo, oggi sparisci, anche se sei bravo. Ma vale anche il contrario: molti gruppi ricevono attenzione solo grazie al marketing, anche se la musica fa schifo. A volte ho l’impressione che neanche il pubblico riesca a stare al passo e finisce per supportare band che, diciamolo, ai vecchi tempi non ce l’avrebbero mai fatta.
ULTIMAMENTE, QUALI PERIODI O STILI MUSICALI VI ATTIRANO DI PIÙ COME ASCOLTATORI? VECCHIA O NUOVA MUSICA? SIMILE O DIVERSA DALLA VOSTRA?
Lambert: – La musica classica per me è eterna. È incredibile quanto impatto possano avere composizioni così antiche. Il black metal è anch’esso molto importante per me, ma ascolto anche tanto thrash, heavy e death metal, oltre a post-punk e post-rock. E ho anche alcuni artisti preferiti che nessuno si aspetterebbe – una sorta di piacere proibito – giusto per bilanciare. Quello che proprio non riesco a tollerare è il pop moderno. Non lo capisco, ma va bene così!
Tibor: – In passato ero più aperto musicalmente, ma negli ultimi anni ascolto quasi solo death metal. Forse è perché non riesco più ad ascoltare tanti album come un tempo. Ultimamente sono preso da band brutal death tipo Disgorge, Deeds of Flesh, Brodequin, ecc. Ma non preoccupatevi: questo non significa che il prossimo disco dei Rothadás sarà una mitragliata in blast beat a 300 bpm!
NOMINATE UNA BAND O UN MUSICISTA, PASSATO O PRESENTE, CHE AMATE ALLA FOLLIA E CHE SECONDO VOI MERITEREBBE DI ESSERE ASCOLTATO DA PIÙ PERSONE. QUAL È UNA DELLE VOSTRE REGISTRAZIONI PREFERITE IN ASSOLUTO?
Lambert: – Riporterei in vita due persone: Jim Morrison e David Bowie. Può sembrare strano, ma loro hanno superato la musica. Non sono diventati grandi grazie alla musica, hanno dato loro qualcosa alla musica. Consiglio qualsiasi cosa di entrambi. Nel metal, mi mancano molto Jeff Hanneman degli Slayer e Chuck Schuldiner, il cui peso nel nostro campo non deve essere mai sottovalutato.
QUALI SONO I VOSTRI PIANI PER I PROSSIMI MESI? NUOVE REGISTRAZIONI, DATE DAL VIVO…?
Lambert: – Mi piacerebbe tantissimo suonare dal vivo con i Rothadás, se ci sarà interesse. Spero anche che inizieremo a lavorare al nuovo album il prossimo anno!
Tibor: – Ho già qualche riff per il prossimo album, ma prima ho in programma di registrare i nuovi dischi dei Tyrant Goatgaldrakona e dei Coffinborn.
Una volta finiti quelli, potremo cominciare a lavorare sul nuovo dei Rothadás. Sono fiducioso che riusciremo a completare la scrittura del terzo album entro l’anno prossimo.