Praticamente ha letteralmente “mollato” e rinunciato al Corso Sperimentale di Cinematografia di Roma, quello tanto ambito da chi vuole entrare nel mondo del cinema e finire dietro la macchina da presa, per inseguire il suo sogno: diventare uno sceneggiatore. E ce l’ha fatta “grazie alla perseveranza”, la prima caratteristica che sceglie con cui rispondere alla domanda “Come hai fatto?”, mentre è in pausa pranzo sul set dove si stanno concludendo le riprese del prossimo film proprio di Verdone Scuola di seduzione con, tra gli altri, Lino Guanciale, Vittoria Puccini e Karla Sofia Gaskón.
Ora Luca Mastrogiovanni è più che soddisfatto, fa un lavoro che ha sempre sognato e lavora da diversi anni con uno dei nomi più grandi del cinema italiano: Carlo Verdone. “E’ un anti divo – racconta rivelando il lato più normale e quotidiano dell’attore – molto semplice, mite, lavoriamo praticamente a casa sua per scrivere la serie con cui ha dimostrato di essere umile e grande perché si è saputo adattare ad un linguaggio nuovo. E poi come fanno tutti, quando ho un dubbio su un medicinale, chiamo lui che sa veramente tutto di farmaci ed è appassionato”.
Dopo la maturità al liceo delle Scienze Umane, che fino ai suoi tempi si chiamava Liceo Pedagogico, la laurea in lettere a Bologna e poi l’esame di ammissione a 24 anni. A quel punto poi la domanda delle domande: “Mi sono chiesto se volevo davvero studiare ancora tre anni, ma mi sono riposto che volevo invece sporcarmi le mani e imparare da autodidatta, perciò ho rinunciato all’ammissione”. Ci aveva visto bene e la sua scelta di provarci da solo, anche grazie a qualche piccolo contratto già esistente, si è rivelata vincente, perché qualche tempo dopo c’è stato l’incontro che gli ha cambiato vita e carriera: “Ho conosciuto Luigi De Laurentiis e poco dopo il padre Aurelio, i quali mi hanno fatto incontrare Carlo Verdone, con cui ormai da 20 anni hanno un contratto di esclusiva e da allora ho iniziato a lavorare con lui, avevo 27 anni e mi ricordo quel momento: per me era é stato pazzesco incontrarlo, sono cresciuto come tanti della mia generazione con i suoi film, gli ho parlato delle mie idee per un progetto che non si è realizzato per il Covid, poi però mi sono ritrovato catapultato a lavorarci insieme nella serie Vita da Carlo.Insieme ne abbiamo fatte quattro”.

L’ultima, che uscirà a novembre, è stata presentata alla Festa del Cinema di Roma e anche lui è stato protagonista sul tappeto rosso all’Auditorium Parco della Musica, “ma non amo queste situazioni, mi sento un pesce fuor d’acqua, però fanno parte del lavoro e sono utili per arrivare al pubblico, che in sala peraltro ha apprezzato il lavoro, ha riso quando doveva ridere e si è emozionato quando doveva emozionarsi, insomma la scrittura ha funzionato”.

Da quella passione per i libri letteralmente divorati, “mamma mi portava al centro commerciale e me ne comprava uno, il tempo di finire i giri lì dentro e lo avevo finito”, a cui si è inevitabilmente aggiunta quella per la scrittura, é passato anche per diversi concorsi, riuscendo a vincerli con i suoi racconti, “poi sono rimasto folgorato dal cinema e ho deciso di fare lo sceneggiatore”.
E il Molise? “Con il Molise c’è amore e odio, sono affezionatissimo alla mia terra, torno ogni volta che posso ma non nego che con le difficoltà legate ai trasporti mi diventa difficile; vorrei fare qualcosa per i ragazzi, lavorare e aiutare quelli che hanno dei sogni anti convenzionali, ma la regione manca di spirito d’iniziativa. Però voglio lavorare ad un mio lungometraggio come regista, ho già firmato un cortometraggio Amateur Couple presentato al Torino Film Festival e voglio presentarlo anche in Molise”.