Gli infortuni in Nazionale sono un tema caldissimo in questo periodo. Nello sport di squadra in generale, nel mondo della pallavolo nello specifico dopo il tragico e scioccante infortunio subito da Daniele Lavia durante l’ultima seduta in sala pesi prima di partire per il Mondiale nelle Filippine, poi vinto dagli Azzurri.

Da quel momento in avanti, mentre il giocatore faceva i conti con una lunga riabilitazione, mille dubbi sul prosieguo della sua carriera, e anche un secondo intervento resosi necessario per la mancata calcificazione del quinto dito della mano destra, il suo club, l’Itas Trentino, si è trovato a fare i conti, in tutti i sensi, con una situazione decisamente pesante e imprevista. Lavia rischia infatti di restare fuori tutta la stagione, ma avendo un contratto pluriennale, quel contratto va comunque rispettato e onorato dal punto di vista economico. Non solo, Lavia andrebbe anche sostituito prendendo un altro giocatore, e dunque pagando un altro stipendio. Insomma, come si suol dire, oltre al danno, anche la beffa. “E io pago” direbbe Totò. E già, a pagare, tutto e tutti, sono sempre i club.

In caso di infortuni in nazionale, infatti, la Federazione Italiana Pallavolo garantisce, tramite polizza assicurativa, la copertura delle spese mediche sostenute dal giocatore, ma la cosa si ferma lì. Al contrario di altre Federazioni.

Per aiutarci a capire come si stanno muovendo i club e cosa potrebbe cambiare da qui a breve, abbiamo interpellato Luca Novi, uno dei più importanti procuratori di pallavolo a livello internazionale che gestisce di fatto gran parte dei top players, compreso proprio Lavia.

“Da ormai diversi anni Francia e Slovenia assicurano i giocatori delle loro nazionali. Non sono assicurazioni infortunistiche, ma assicurano i compensi dei giocatori che si infortunano in nazionale”.

Quello che in sostanza chiedono ora Bruno Da Re e l’Itas Trentino, ma in generale, come detto, tutte le società di Superlega e Serie A1. “Esattamente. Come era avvenuto proprio in Francia, viene da dire che purtroppo serviva un caso pilota anche in Italia come è stato quello di Daniele Lavia. Un caso che si spera porti a un cambiamento delle regole, anche perché la Federazione dovrebbe aver capito che affinché i giocatori vadano in Nazionale sereni, è necessario assicurarli in questo modo, ovvero sui compensi”.

Un tema davvero delicato. Basti pensare che quando un giocatore si infortuna, è già capitato, rischia di venire tagliato, oppure di non percepire lo stipendio per diversi mesi. Per tutelarsi da certe situazioni, alcuni giocatori e giocatrici hanno stipulando privatamente delle cosiddette polizze ingaggi. Polizze, però, che non proprio tutti possono permettersi.

“Si confermo – commenta Novi – si tratta di polizze molto costose. Quelle sugli ingaggi hanno premi assicurativi molto più alti rispetto a quelle infortunistiche. Anche per questo motivo credo sia giusto che sia la Nazionale, che riceve i giocatori dai club sostanzialmente in forma gratuita, a farsene carico. Magari non coprendo il 100% dello stipendio, ma una buona parte di esso. Sarebbe comunque un grande passo in avanti”.

Quello degli infortuni in nazionale è un tema molto dibattuto anche in altri sport di squadra, calcio in testa. Prendiamo ad esempio la recente dichiarazione di Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli: “I giocatori prendono uno stipendio dalle società e le società devono poter decidere se mandarli nelle nazionali o no. Se un giocatore si infortuna si deve riaprire una finestra di mercato e ci devono risarcire. Ho prestato Rrahmani ed è tornato sfasciato, Anguissa è tornato sfasciato. Non si può andare avanti così. Quando ci sono i campionati si deve arrivare fino alla fine senza interruzioni, bisogna avere meno squadre, fare meno partite”. Nella pallavolo per fortuna i campionati non si interrompono per le Nazionali, però a ben vedere…

“A ben vedere, non credo che i giocatori di calcio facciano tre mesi e mezzo, o quattro, in Nazionale. Statisticamente i casi di infortuni sono stati meno nel volley rispetto al calcio, però quando succede serve avere una copertura assicurativa, lo ripeto, per consentire ai ragazzi di andare in nazionale senza pensare a cosa potrebbe capitare con il proprio club in caso di infortunio”.

Se già queste polizze vengono usate da altre Federazioni, quella italiana campione di tutto dovrebbe farlo quasi per principio, per dare un bel messaggio dentro e fuori i confini nazionali. Sarebbe quasi doveroso visto lo status acquisito dall’Italia della pallavolo nel mondo. “Sono fiducioso che la Federazione saprà prima di tutto aiutare nello specifico Daniele Lavia e il suo club, ma anche farlo in futuro con tutti gli altri atleti” conclude Luca Novi.

Un segnale positivo, in questo senso, dovrebbe essere arrivato proprio nelle scorse ore da Firenze, dove si è svolto l’ultimo Consiglio Federale durante il quale è stato avviato un tavolo di confronto con entrambe le leghe. “In maniera da approfondire quest’importante argomento e trovare la soluzione migliore” recita la nota stampa. Staremo a vedere.

Intervista di Giuliano Bindoni
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