Rosemary, la sorella dimenticata

Il primo dramma che segna la dinastia Kennedy arriva ben prima che il mondo li definisse «la famiglia reale americana» o «la Camelot infranta». Risale al 1918, quando Rosemary Kennedy, terza figlia di Joseph e Rose, nasce con una lieve disabilità intellettiva. È una giovane donna vivace, sensibile e insofferente alle rigidità familiari.

Negli anni in cui la famiglia scalava l’establishment politico e sociale degli Stati Uniti, Rosemary cominciò a mostrare segni di instabilità emotiva, attacchi di rabbia, fughe improvvise. Joseph Kennedy decise allora di intervenire con la medicina estrema e spietata del tempo: una lobotomia prefrontale.

Rosemary entrò in sala operatoria a 23 anni e ne uscì per sempre bambina, incapace di parlare con fluidità, di muoversi con autonomia e destinata a vivere in un istituto nel Wisconsin. Questa ferita, nascosta, rimossa e mai elaborata pubblicamente, sarebbe diventata l’ombra lunga che spinse Eunice Kennedy Shriver a dedicare la vita ai diritti delle persone con disabilità e a fondare nel 1968 le “Special Olympics”, un’organizzazione internazionale dedicata a promuovere lo sport per persone con disabilità intellettive.

Negli anni Quaranta altre due morti scossero la famiglia: Joseph P. Kennedy Jr., il figlio predestinato alla carriera politica, esplose in volo durante una missione segreta della Marina. Kathleen “Kick” Kennedy, la più brillante delle sorelle, morì in un incidente aereo nel 1948. Quando John Fitzgerald entrò in politica, la famiglia aveva già visto due dei suoi membri più promettenti cedere al destino. Ma erano tragedie private, non ancora parte del mito.

Dallas, la caduta di Camelot

La storia cambia nel 1963, quando il presidente degli Stati Uniti viene ucciso in diretta nazionale. In questo trauma il Paese intero resta paralizzato perché non perde solo un leader, ma l’immagine stessa del futuro. Jacqueline Kennedy, con il tailleur rosa macchiato di sangue, cammina accanto al feretro come un simbolo vivente di dignità e perdita.