Pio e Amedeo rivedono le regole della commedia puntando all’emozione e al sentimento. Si ride, ma non solo. Al cinema dal 27 novembre.

Fin dal titolo c’è un sentimento gigante dietro Oi vita mia, diretto e scritto da Pio e Amedeo (con il supporto di Emanuele Licitra). Non è facile fare la commedia, non è facile superare lo scoglio della commedia legata all’imprevisto e al siparietto. Mezzi (anzi, mezzucci) sfruttati e abusati da tutti quei film italiani che si accalcano tra cinema e streaming, provando a strappare una risata ad uno spettatore sempre più distratto e sempre più complicato.

Pio e Amedeo
Ecco, come ammesso da Pio D’Antimi e Amedeo Grieco, Oi vita mia non “tradisce” il pubblico. Soprattuto non tradisce la chiave fondamentale legata alla commedia: la storia. Nella sua semplicità (da non scambiare con facilità), il film di Pio e Amedeo scherza e gioca, fa ridere e pure sorridere. Ma non solo: la sceneggiatura segue l’evoluzione naturale della comicità e del comico intelligente, evolvendosi e ricercando una fortissima dose di umanità.
Oi vita mia, la trama del film: incontri e scontri da ridere e sorridere
E l’umanità non manca negli universi che si incontrano quando Pio – che gestisce una comunità di recupero per ragazzi – si trasferisce con tutta la banda di “drogatelli” nella casa di riposo in cui lavora l’amico Amedeo. Pio sta attraversando una crisi con la compagna Francesca (Cristina Marino), Amedeo deve gestire una figlia adolescente.
I due amici, costretti a vivere sotto lo stesso tetto, finiranno per condividere lunghe e intense, provando ad unire due mondi all’apparenza distanti: da una parte i sogni dei ragazzi, dall’altra i ricordi degli anziani. Tra cui il dolce Mario (Lino Banfi, splendido), malato di Alzheimer e con una videocamere sempre accesa, pronto a cogliere quegli attimi di vita prima che sfuggano via.
Sincerità e linguaggio da commedia

Oi vita mia: Pio, Amedeo e Lino Banfi in una scena
Un po’ Franco Franchi & Ciccio Ingrassia e un po’ Castellano & Pipolo, Pio e Amedeo attingono ad una certa intimità, trasferendo in scena una commedia dalla comicità inclusiva e per questo efficace, che non si incastra nella situazione, strutturando così un tono il più possibile organico nell’evoluzione di un linguaggio che rifiuta lo schema – e quindi rifiuta le regole. Niente di cerebrale, ci mancherebbe, eppure l’approccio pop(olare) della coppia guadagna in sincerità, calcando sulle parole e sulle relazioni. Ostinatamente contrari alle buone maniere, eppure mai volgari, Pio e Amedeo inseguono con scaltrezza il confronto generazionale, amalgamando visioni e ideali in perfetta contrapposizione.
Far ridere è una questione di cuore
Tutto è radicale e radicato – e la durata appare eccessiva -, ma Oi vita mia viene ben sfrutta il sentimento di una storia che dialoga con il pubblico (anche se indugia troppo sulle bellezze di viste, scandendo nella cartolina). C’è l’omaggio ad un certo Massimo Troisi, e c’è una diretta e indiretta citazione a Monicelli. Il personaggio di Lino Banfi, infatti, è il collante e il motore della sceneggiatura: Mario, telecamere in mano e memoria sbiadita, è il sinonimo di cosa possa voler dire libera scelta. Perché la dignità va preservata, sempre e comunque.

Nel film anche Ester Pantano
Insomma: ci voleva l’estro colorato e scalmanato dei due comici per parlare con lucidità di eutanasia. Ecco, il politicamente scorretto, elemento vitale per i comici pugliesi, viene re-interpretato in una chiave più autentica. Di cuore. Discorso sociale, ancora prima che narrativo. E se la commedia, oggi, è territorio scivoloso, Pio e Amedeo ripartono dall’emotività (anche mascolina, perché no) per allargare lo sguardo e quindi aprire al confronto, dimostrando che gli opposti sono fatti per stare insieme.
Conclusioni
Si ride, si sorride e ci si emoziona. Pio e Amedeo scrivono, interpretano e dirigono una commedia dal cuore grande, che punta al sentimento senza rinunciare al divertimento. Un evoluzione della coppia pugliese, capace di portare avanti la loro sintassi comica pur innovandola e attualizzandola. Menzione speciale a Lino Banfi.
Perché ci piace
- Lino Banfi è perfetto.
- Il tono, funziona bene.
- L’evoluzione della storia.
- La comicità, mai sottolineata.
Cosa non va
- Dura troppo.
- A volte troppo… cartolina.