di
Micol Sarfatti

Assieme ai volti noti, signore chic e giovani che l’hanno scoperta sui social

A Ornella Vanoni la sua Milano, ultimamente, piaceva meno: diceva che aveva perso l’anima. Ieri, però, si sarebbe ricreduta. A renderle omaggio alla camera ardente allestita al Piccolo Teatro di via Rovello è arrivato un fiume composto e composito: persone comuni, di tutte le età, e tanti artisti. Tra i primi ad arrivare Fabio Fazio, Emma Marrone, Fiorella Mannoia, Ambra Angiolini. Simona Ventura ricorda di quanto amassero parlare per ore. Da lontano la ascolta Laura, 34 anni, non si è fatta fermare dal pancione di nove mesi: «La data del parto dovrebbe essere tra una settimana», sorride. «Ornella Vanoni mi accompagna da tutta la vita. Poco tempo fa l’avevo incontrata alla pasticceria Marchesi. Era meravigliosa, vestita di bordeaux. Ho trovato il coraggio per salutarla, è stata simpaticissima». Davanti a lei Lucilla Paoli, da giovane ha frequentato la scuola del Piccolo Teatro: «Ho avuto la fortuna di conoscerla. Ci sono tante persone accompagnate dai propri cani, è bello, Ornella amava gli animali». La coda avanza e, con la stessa velocità, si riforma. Arrivano la senatrice Liliana Segre, Francesco Gabbani e Cristiano Malgioglio.

Una coppia di fidanzati ventenni conquista l’ingresso: «Tante delle canzoni della nostra storia d’amore sono sue. Ci spiace non essere mai riusciti a ascoltarla dal vivo». «I met her, l’ho incontrata», ribatte un ragazzo afroamericano in bomber nero e argento, prima di firmare il registro delle condoglianze. «Lavoro nella moda. È capitato di vederla a qualche evento, sapeva divertirsi con eleganza». Paolo Jannacci, giaccone verde e casco della moto in mano, risponde ai saluti. «C’è tanta gente, come per papà».



















































La fiumana arriva in Sala Grassi. Le luci sono soffuse, riecheggiano le note di «Domani è un altro giorno»: «Uno di quei giorni che ti prende la malinconia», la stessa che vela gli occhi di chi è lì, davanti alla bara di legno chiaro adagiata ai piedi del palco dove Vanoni esordì nel 1957 con I Giacobini di Federico Zardi. Ci sono coppie, famiglie, signore eleganti e poi tanti, tantissimi ragazzi, che l’hanno conosciuta in tv o sui social. Tre amiche ventenni lanciano un bacio. «Grazie mitica». Un’anziana cammina a fatica, «Ciao Ornella», sussurra mentre appoggia a terra una rosa rossa con un biglietto: «Eternità, spalanca le tue braccia». I fiori e i messaggi non si contano più. Sulla bara spicca un post it bianco c’è scritto “Senza Fine” con un cuore dorato.

C’è chi si fa il segno della croce, chi saluta con la mano, chi manda un bacio. Chi piange e chi accenna un sorriso di tenerezza. Ognuno tiene con sé il suo ricordo. Quando i familiari si allontanano, gli abbracci degli amici intimi sono per Veronica De Andreis, l’assistente personale. L’avvocato Annamaria Bernardini de Pace la stringe: «Ancora non ci credo». La giornalista Stella Pende le siede accanto, arriva anche Alba Parietti. Il regista Gabriele Salvatores osserva qualche poltrona più indietro, Enzo Miccio trattiene la commozione. «C’è tutta la Milano di oggi, anche quella più internazionale», commenta il direttore del Piccolo Lanfranco Li Cauli. Le maschere del teatro invitano a non soffermarsi a lungo, la camera ardente sta per chiudere. Una donna ha gli occhi lucidi, si chiama Emilia ha 50 anni, viene dalla provincia di Brescia. «Sono cresciuta con lei, lascia un vuoto enorme», commenta. «Mi piaceva tanto seguirla da Fazio, regalava una leggerezza intelligente e preziosa, mi mancherà. Ma lei è davvero come cantava: senza fine».

23 novembre 2025