Bologna, 22 novembre 2025 – “Divertiti, daje, goditela”. La massima di casa Berrettini è un’ode ai valori più puri dello sport. Per telefono o con l’aggiunta di un abbraccio, mai manca a Matteo e a suo fratello Jacopo quella che mamma Claudia Bigo chiama “irradiazione positiva”.
E’ la stessa cosa che suo figlio ci ha confidato di aver detto a Cobolli prima della partita con Bergs.
“Sì, perché i ragazzi ti capiscono al volo se c’è qualcosa che non va. Bisogna appoggiarli quando vanno in campo, perché l’importante è che si divertano, solo così possono dare il massimo. Esprimendosi al top, pure nella sconfitta. Poi loro due sono amici da sempre”.
Cos’è che più di tutto hanno in comune?
“La passione per lo sport, e la loro città, Roma. Entrambi sono cresciuti in un circolo tennis che era quasi una famiglia. Stefano, il papà di Flavio, è molto amico di Vincenzo Santopadre (storico coach di Berrettini, ndr), così Matteo è entrato in questa sorta di famiglia allargata, dove Stefano e Vincenzo erano molto più che allenatori, dei veri educatori. Con Flavio poi sono sempre stati in sintonia, nonostante la differenza d’età. Hanno avuto una vita normale, con le tappe giuste, sono andati a scuola e si sono diplomati”.
Praticamente dei fratelli?
“Sì, non è un termine sbagliato”.
E oggi ci ritroviamo qui a giocarci la Coppa Davis, lo avreste mai immaginato?
“No, come non avevamo messo in conto nemmeno la carriera dei nostri ragazzi. Matteo inoltre da piccolo non è mai stato fra i migliori, poi a un certo punto è iniziata una crescita esponenziale che lo ha portato fino alla finale di Wimbledon”.
Che emozioni hanno portato con sè i match di questi giorni?
“Siamo a Bologna da mercoledì. Siamo venuti qui con tutta la famiglia: mio marito Luca, Jacopo e pure i miei genitori. L’emozione a pelle è fortissima, anche solo l’inno cantato dallo stadio mi fa venire i brividi. vedere dal vivo i miei ragazzi, Jacopo compreso, mi regala una carica e una partecipazione che in tv non riesco ad avere”.
Quanto può aiutare la famiglia in questi contesti?
“Capita che magari ci vediamo poco, per lui è sicuro qualcosa in più. Per noi è un’occasione di stargli vicino avendo la Davis in casa e durante l’anno non capita spesso. Abbiamo colto la palla al balzo”.
In che momento è Matteo della sua carriera? Trova sia più sereno anche di quando era top 10?
“Mi pare abbia più serenità e voglia di divertirsi. Ha ancora di più la capacità, nei momenti difficili della partita, di fare un ’reset’, rimettersi lì e giocare. Pronto, gagliardo tosto, della serie: ’Io mi sto divertendo, sto qui fino alla fine, ributtami giù se ci riesci. E’ in un momento di grande consapevolezza, con tanta voglia di divertirsi. Tante cose ci sono state nella sua vita, e da fuori si vede solo la punta dell’iceberg. Un po’ ha pagato il fatto di stare fermo tanto, ma ci ha lavorato ancora di più volando sull’energia positiva”.
Vincere un’altra Davis cosa sarebbe?
“E’ talmente un onore vestire la maglia azzurra per lui. E’ un’emozione che penso non ti basti mai. Poi qui in Italia è il massimo”.