di
Aldo Grasso
Per ben due volte, il Tg1 ha spostato la sua messa in onda per lasciare spazio al tennis. A lungo considerato sacro e inviolabile, autentico faro guida della programmazione, oggi è un tg militante. E così i vertici della Rai devono aver pensato: ma è più importante l’audience o un tg militante? E si sono dati una risposta
Non ci sono più i Tg1 di una volta. Dal 1954, dalla nascita della tv italiana, il tg del Nazionale (come si diceva allora), è sempre stato considerato sacro e inviolabile. È stato spostato d’orario, prima alle 20,45 poi alle 20, ma quello che da ora chiameremo il Tg1 ha rappresentato il faro guida della programmazione.
Il Tg1 delle 20 si è trasformato: da semplice notiziario è diventato parte consustanziale di quel fenomeno che i sociologi chiamano “orologio sociale”. Per più di mezzo secolo, i grandi appuntamenti quotidiani della tv hanno scandito le ore di una comunità, hanno rappresentato un momento di condivisione collettiva.
Adesso, per ben due volte, il Tg1 ha spostato la sua messa in onda. La prima volta venerdì 2, quando era in corso l’avvincente partita fra Cobolli e il belga Berg (è iniziato alle 21,24) e domenica 23, sempre per “colpa” di Cobolli alle prese con il maiorchino Munar, è iniziato alle 20,38, in sovrapposizione con il Tg2. Si dirà: era in corso la Coppa Davis, l’Italia aveva serie possibilità di vittoria, si può anche far slittare il tg.
Vero, ma è altrettanto valida un’altra opzione: perché non trasmettere la Davis su Rai2, la rete dedicata allo sport? In Rai non sanno più programmare? È probabile che Rai1, per motivi pubblicitari, avesse bisogno di una forte iniezione di audience e così, a farne le spese, è stato il più liturgico dei tg.
Ma ci sarebbe anche una lettura simbolica cui bisognerebbe prestare molta attenzione. Il Tg1 non è più il Tg1, l’istituzione per eccellenza, con le sue tradizionali, rigide sezioni (politica interna, esteri, cronaca, ecc.), con i suoi “trucchi” retorici: come orientare una notizia, come nascondere un’informazione scomoda, come fare apparire per pura oggettività una decisione di parte.
No, con la direzione di Gian Marco Chiocchi, il Tg1 è un tg fra tanti: non userò mai l’espressione “tg meloniano”, semmai quella di tg militante. È a questo punto che i vertici della Rai devono aver pensato: ma è più importante l’audience o un tg militante? È più importante Chiocci o “Affari tuoi” di De Martino? E si sono dati una risposta.
24 novembre 2025
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