Nel suo intervento, La Russa sottolinea che Garofani riveste l’incarico di segretario del Consiglio Supremo di Difesa, un organismo che richiede massima riservatezza e piena neutralità di giudizio. Da qui il riferimento all'”imbarazzo” che il consigliere potrebbe aver creato con le frasi attribuitegli, definite dal diretto interessato come “chiacchiere di amici”. La Russa evidenzia che la delicatezza del ruolo impone comportamenti sempre coerenti con la figura istituzionale ricoperta. Pur riconoscendo che ognuno può avere opinioni personali, precisa che esprimerle in un contesto informale può risultare inopportuno quando si rappresentano uffici di alto livello. La vicenda ha preso forma a seguito della pubblicazione di dichiarazioni attribuite a Garofani in una conversazione informale, rilanciate da articoli e ricostruzioni giornalistiche. Secondo il consigliere, si trattava di una discussione “in libertà”, senza alcuna intenzione politica. Il Quirinale ha reagito con fermezza alle interpretazioni successive, definendo alcuni rilanci mediatici “un attacco costruito sconfinando nel ridicolo”. Le fonti istituzionali hanno precisato che tali frasi non rispecchiano in alcun modo il pensiero del Presidente della Repubblica, ponendo fine alle ricostruzioni che tendevano ad amplificare l’episodio. La Russa, in linea con questa posizione, ribadisce che una critica al consigliere è legittima, ma non può essere attribuita alcuna responsabilità al Capo dello Stato.