Antonio Decaro, europarlamentare del Partito Democratico e per dieci anni sindaco di Bari, è il nuovo presidente della Puglia. Come ampiamente atteso, ha battuto con un larghissimo vantaggio il suo principale avversario, l’imprenditore Luigi Lobuono, candidato civico sostenuto dal centrodestra: gli exit poll lo davano avanti di quasi quaranta punti percentuali, e le prime proiezioni hanno confermato il risultato.
Decaro, che in Puglia è molto popolare grazie alla sua esperienza da sindaco e in generale a una politica fatta in larga parte vicino ai territori, è riuscito facilmente a convincere gli elettori in una campagna elettorale in cui fin da subito era dato come favorito. L’astensione si è tuttavia confermata molto alta (ha votato circa il 41 per cento delle persone con diritto di voto, contro il 56 per cento delle elezioni regionali del 2020): era un dato che Decaro temeva, e che aveva cercato di scongiurare nelle ultime settimane puntando la sua comunicazione proprio sull’importanza di andare a votare, indipendentemente da chi.
Decaro era sostenuto da sei liste: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Decaro Presidente, Per la Puglia e Avanti Popolari. Lobuono invece da cinque: Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati e Italia Liberale.
Decaro ha 55 anni, è un ingegnere e fa politica da più di vent’anni. Nel 2004 Emiliano, che allora era sindaco di Bari, lo scelse come assessore alla Mobilità mentre stava lavorando all’ANAS, la società statale che gestisce le strade italiane; in seguito Decaro è stato consigliere regionale, parlamentare con il Partito Democratico, e poi apprezzato sindaco di Bari dal 2014 al 2024, scavallando il complicato periodo della pandemia e tra le altre cose rendendo la città una frequentata meta turistica. Nel 2016 fu eletto anche presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), incarico che gli venne riconfermato nel 2019. Sempre nel 2016 fu messo sotto scorta per le minacce ricevute dopo che si era esposto contro le estorsioni ai commercianti da parte della criminalità organizzata.
In tutti questi ruoli Decaro è riuscito a farsi apprezzare, e tra le altre cose è ben visto anche all’interno del suo partito, tanto dalle correnti più moderate quanto da quelle più di sinistra.

Antonio Decaro e Michele Emiliano durante la grande manifestazione in sostegno di Decaro, 23 marzo 2024 (ANSA / DONATO FASANO)
Il segno positivo lasciato da Decaro a Bari lo si era visto anche alla fine del suo secondo mandato, quando diecimila persone manifestarono in sua difesa opponendosi all’ipotesi di commissariare il comune. Pochi mesi dopo venne eletto al parlamento europeo con 498mila preferenze nella circoscrizione Sud, risultando uno dei candidati più votati in assoluto in Italia.
A lungo quindi la sua candidatura a presidente della Puglia era sembrata scontata, ma per settimane aveva tentennato, prima di accettare a settembre. Il suo problema principale era che Michele Emiliano e Nichi Vendola, gli ultimi due presidenti pugliesi entrambi di centrosinistra, avevano deciso di candidarsi al Consiglio regionale: avendo guidato l’amministrazione della regione negli ultimi vent’anni, sono due personalità assai ingombranti e il timore di Decaro era di doversi confrontare continuamente con loro. Alla fine, il veto di Decaro ha obbligato la segretaria del PD Elly Schlein a trattare all’interno del partito: Emiliano si è fatto da parte e Schlein l’ha ringraziato, prospettando per lui incarichi «ben oltre i confini della regione». Vendola invece si è candidato lo stesso.
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In queste settimane ci sono stati segnali di distensione tra Decaro, Vendola ed Emiliano, che sono stati molto commentati dalla stampa locale. Decaro però non ci si è soffermato particolarmente: alla Gazzetta del Mezzogiorno ha ripetuto che «con loro non ho mai avuto problemi», e che in questa fase aveva «solo bisogno della libertà necessaria per scrivere una pagina nuova». Decaro ha chiuso la campagna elettorale evitando attriti sia all’interno della coalizione sia con gli avversari (indicativo anche del fatto che lui stesso era molto consapevole del suo netto vantaggio). Comunque ha preferito che nessun leader nazionale venisse in Puglia a fare campagna elettorale per lui.
Ci ha pensato da solo a farla, girando per le città e per i piccoli comuni di tutta la Puglia, in un fitto tour culminato venerdì sera al Palamartino di Bari. L’ha impostata su una comunicazione che voleva presentarsi come pop, curata dall’agenzia Proforma, che lo segue da diversi anni. La canzone scelta per la campagna elettorale, per esempio, è Gente che spera degli Articolo 31, di cui è stato cambiato il testo (“Puglia che spera”), e ha fatto sui social video puntuali su molte questioni: è circolato molto per esempio quello in cui una barista, un commesso e un tassista scelgono al posto di Decaro, che poi invita le persone a non far scegliere il loro futuro a qualcun altro e ad andare a votare.
Tra i temi più toccati durante la campagna elettorale ci sono stati la sanità con l’enorme problema delle liste d’attesa, il lavoro e il diritto alla casa. A questi si aggiungono la prossima fine dei fondi del PNRR, il grande piano di riforme e investimenti finanziato con fondi europei, le infrastrutture e la gigantesca questione dell’ex ILVA di Taranto, che il governo sta cercando di vendere tra molte difficoltà.