di
Chiara Maffioletti

I due figli di Cristiano Ardenzi, Camilla e Matteo, hanno voluto condividere qualche ricordo personale della nonna Ornella Vanoni

Per tutti era un’artista straordinaria, ma per Matteo e Camilla Ardenzi Ornella Vanoni, scomparsa venerdì sera, era, semplicemente, la nonna. Una nonna orgogliosa dei suoi nipoti, li chiamava «i miei tesori», e loro lo erano di lei. Poco più che ventenni, in chiesa, prima del funerale, sono stati loro a stringere le mani e ricevere gli abbracci dei tanti amici della nonna. Quelli di una vita, come Lavezzi o Vecchioni, ma anche i più recenti, perché tra le infinte qualità di questa donna magica, c’è stata anche la capacità di costruire e alimentare relazioni sempre nuove. 

Camilla, anfibi neri ai piedi e una cascata di lunghi dread biondissimi, e Matteo, in un elegante completo scuro: gli stessi lineamenti e due modi di essere, almeno per quello che si potrebbe pensare osservandoli, molto diversi. Durante la cerimonia sono stati seduti in prima fila vicino al loro papà, Cristiano Ardenzi, unico figlio della cantante, nato nel 1962, che anche nel giorno del suo saluto ha scelto la strada percorsa per tutta la vita, quella del silenzio e della riservatezza. Una scelta forse obbligata dopo che lo spettacolo e la popolarità hanno contribuito a togliergli quello che desiderava di più: la presenza di una madre quando era piccolo



















































Ieri ha scambiato poche parole, solo con le persone più care. Lo sguardo serio e fiero. È rimasto seduto, vivendo la cerimonia in intimità nonostante la folla. Più volte ha osservato la bara, ricoperta di allegri fiori gialli, il colore preferito della sua mamma. Ma ha lasciato che fossero i suoi figli a dedicare l’ultimo pensiero alla loro nonna. Anzi, nonnina. Il primo a parlare dal pulpito è stato Matteo. Con la voce spezzata dall’emozione l’ha chiamata proprio così: «Nonnina mia, sei stata un’artista grandiosa, una mente irriverente… una persona forte e indipendente». Per lasciare poi spazio al racconto di quello che questa «icona» era per lui e solo per lui: «Quando ero piccolo mi facevi ghirighiri prima di dormire e poi quando ti accompagnavo a qualche evento mi presentavi come il tuo fidanzato, mi facevi ridere così tanto».

Emozioni e ricordi: «Nonna mi chiamava ogni giorno per chiedermi come stessi, e rispondeva ai miei messaggi un secondo dopo che avevo già risposto io. Era quella che minacciava di diseredarmi quando fallivo un esame all’università, che mi chiedeva cosa avessi fatto e di Tic Tic (TikTok, ndr)». Spenti i riflettori, scesa dal palco, Vanoni era una nonna affettuosa e attenta, che chiedeva al nipote di raccontarle per filo e per segno anche le sue litigate con la fidanzata: «Mi domandavi: “E lei cosa ha risposto?” e poi ti sbellicavi». Momenti teneri e vividi, che sono diventati commozione per la consapevolezza che appartengono ormai al passato. 

«Te ne sei andata senza dirmi nulla. Così, all’improvviso. Ogni tanto mi dicevi: “Amore, prima o poi dovrò morire, lo sai, vero?”. Ma io, io non ti ho mai creduta davvero. Oggi siamo tutti qui per te, e capisco più che mai come l’essere tuo nipote mi abbia definito come persona e di come l’averti nel mio mondo mi abbia aiutato a scrivere il mio ruolo in questa tragicommedia che è la vita… senza il tuo sguardo da bambina oggi, nel bene e nel male, faccio fatica a immaginare il domani. Ma ci proverò, te lo prometto, a dare sempre il massimo per le persone che amo. Era la cosa che più apprezzavi di me. Ciao nonna. Ti voglio bene e mi manchi».

Dopo di lui, ha parlato la sorella. La voce era più ferma, è stata più sintetica, anche se ogni parola è parsa un macigno. «Cara nonna, eri una musa. L’amavamo tutti e tutti volevamo essere amati da lei. Quando mia nonna ti amava il mondo si dipingeva di colori più vivi e quando puntava i fari su di te ti faceva sentire quella sua grandezza dentro, ed eri grande e speciale anche tu. Per questo ,quando questi fari si spegnevano, ne si sentiva la mancanza e ci si sentiva piccoli. Porto una parte di te dentro di me. Grazie per l’amore che mi hai dato, per sempre. Eterna», ha detto. 

Poi una pausa. E nel silenzio attento della chiesa, la giovane ha recuperato tutto il coraggio del mondo e intonato due versi di Senza fine: la voce come un soffio, la stessa grazia della nonna. Un gesto forte e pieno d’amore che ha emozionato tutti, terminato in un lungo abbraccio tra i fratelli e da un bacio da parte del padre, ma dato solo quando erano tornati a sedersi. Poi Matteo e Cristiano hanno aiutato a portare fuori la bara, Camilla dietro di loro. L’organo ha suonato “Ma mi”, poi un ultimo lungo applauso a un’artista unica e a una nonna, se possibile, ancora più speciale.

25 novembre 2025