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In Italia facciamo commedie natalizie vietate ai minori, non per contenuti sessuali, volgarità o scene cruente, ma perché includono temi e storie “blasfemi” per il sacro canone natalizio, che non è quello legato alla nascita di Gesù Cristo bensì il mito di un signore con la pancia sporgente e la barba bianca che porta i regali ai bambini. 

È il caso di Natale senza Babbo, film in uscita su Prime Video dal 28 novembre (a mezzanotte), ma già nei giorni precedenti al rilascio l’anteprima era disponibile sul catalogo della piattaforma streaming di amazon, con un’indicazione “18+” che francamente sembra stridere con una storia “forse un po’ sciocca ma molto tenera e carina”, come l’ha definita mia moglie, con cui ho condiviso la visione dopo aver messo a letto i minori. 

Natale senza Babbo è diretto da Stefano Cipani (Educazione Fisica) e scritto da Michela Andreozzi (regista di film come Pensati Sexy e Unicorni, di recente anche concorrente in The Traitors Italia), che compare nel film anche come preside della scuola. Al centro della storia c’è un Babbo Natale romano, come in Io sono Babbo Natale, ultimo film con il grande Gigi Proietti che passava il testimone a Marco Giallini. In questo caso il ruolo è stato assegnato – per intervento quasi divino – al Nicola interpretato da Alessandro Gassmann, che però ha deciso di prendersi una vacanza. Ecco dunque trama e analisi di Natale senza Babbo, di cui al fondo della recensione trovate il trailer ufficiale. 

Di cosa parla Natale senza Babbo

Gassmann è appunto Nicola, designato da qualche anno come Klaus XVI, il più recente titolare di un ruolo che, in questo film, viene passato di mano in mano da secoli tramite “scelte di cuore”. Solo che Nicola non è un vecchio simpatico con pancione e barba bianca, ma un romano di mezz’età con un figlio di nome Lampo (Paolo Calvano) che va alle elementari, una figlia adolescente di nome Stella (Rita Longordo) e l’amata moglie Margaret (Luisa Ranieri) che, dietro le quinte, manda avanti con impegno e sacrificio l’attività del marito.   

E la vita del Babbo Natale non è semplicissima quando l’organizzazione della notte del 25 dicembre si mescola con la gestione familiare e si unisce a una compagna che non ammette distrazioni e che trascina il coniuge a sessioni di terapia di coppia (con Angela Finocchiaro) in cui non si può rivelare la propria identità, pur vivendo in un mondo in cui Babbo Natale esiste e fa conferenze stampa con i giornalisti della Capitale. Succede quindi che il buon Nicola decida di prendersi una vacanza proprio nel mese più importante per lui e per i bambini di tutto il mondo. 

E dunque Margaret deve trovare il modo di mandare avanti la baracca senza il marito, e dovendo pure tenere a bada due “rivali” di Klaus, ovvero la Befana (Caterina Murino) e Santa Lucia (Valentina Romani). Nicola, da parte sua, si imbatterà in un albergatore (Diego Abatantuono) e in una giovane donna (Francesca Alice Antonini) che lo metteranno seriamente alla prova. 

Perché vedere Natale senza Babbo

C’è qualche passaggio che non si capisce bene nella storia di questo film. E non ci riferiamo al finale “femminista” e, come dicevamo all’inizio, particolarmente blasfemo se giudicato in base a regole ultrasecolari: è il tocco di Michela Andreozzi, e ci sta anche piuttosto bene, secondo noi.

Piuttosto, quello che non abbiamo messo bene a fuoco è l’universo narrativo, il contesto in cui si muovono i personaggi. Ovvero: se Babbo Natale è una figura reale e riconosciuta da tutti, perché le regole del mondo magico impediscono a Nicola di rivelarsi? E perché la ligia Margaret vuole trasgredire questa regola? Ancora: Stella e Lampo conoscono il lavoro e l’identità del padre, la cui reputazione difendono dai bulli, ma loro non rivelano la verità manco agli amici e nessuno la deduce dagli strani comportamenti?

Messi da parte questi dubbi, tuttavia, Natale senza Babbo è comunque una commedia ben riuscita nel suo intento di trovare una prospettiva originale su un personaggio che sullo schermo ha avuto migliaia di trasposizioni molto spesso tutte uguali.

Umanizzare colui che dà gioia a tutto il mondo, e quindi far capire che della sua gioia non ci siamo mai interessati, è un’idea brillante e divertente. Così come quella di valorizzare non solo chi lavora dietro le quinte, ovvero gli elfi, ma anche storiche colleghe italiche di Babbo, la Befana e Santa Lucia. 

Il risultato finale è quindi un film un po’ naif, quasi ingenuo, che però si fa apprezzare per la tenerezza e la dolcezza che mandano avanti la storia fino a un finale piuttosto sorprendente. Quanto al fatto che il film sia riservato ai maggiorenni, secondo noi è decisamente esagerato.

Voto: 6.5