di Francesca Pini
Un esperto francese, Michel Schulman, ha studiato un’opera del grande pittore francese (noto per le sue danzatrici) arrivando ad identificare chi è la presunta figura femminile di questo ritratto. Anche grazie all’AI.
Può un dito indice essere l’indizio perfetto per attribuire un dipinto finora inedito a Degas? E soprattutto per individuare, forse, che la giovane donna da lui ritratta sia la celebre e affascinante contessa di Castiglione, al secolo Virginia Oldoini (nata a Firenze da nobili natali nel 1837, morta a Parigi nel 1899). Stando all’esperto di Degas Michel Schulman, autore del catalogo digitale delle sue opere e di questa scoperta da lui intitolata Jeune Italienne: Portrait présumé de la Comtesse de Castiglione (Giovane Italiana: presunto ritratto della Contessa di Castiglione), è proprio questa la traccia che lo ha portato ad ipotizzare che essa sia il soggetto della tela.
Una ricerca, la sua, tutta improntata sull’intelligenza umana, ma che si è poi anche intrecciata a quella dell’intelligenza artificiale. Alla quale è stata posta una fatidica domanda di come Degas avrebbe potuto, al di fuori della sua cerchia familiare, aver incontrato la Contessa. Ottenendo una risposta che ha indirizzato le ricerche verso il parigino Musée d’Orsay e gli album di Pierson – fotografo ufficiale di Napoleone III – autore di oltre 500 ritratti della Contessa, tra le donne più fotografate del tout-Paris.

Dunque che cosa rende questo dipinto di grande formato così speciale? Lo studioso Schulman addirittura afferma che le mani (un po’ allungate) di questa figura sono il punto focale del ritratto. E dopo aver osservato tanti clichés e dagherrotipi della Castiglione, le varie pose, e specie le mani e le dita con quell’indice destro rigido – forse a seguito di un incidente – e sempre un po’ puntato, è giunto a formulare l’ipotesi che questo sia il presunto ritratto fisico ma soprattutto psicologico della nobildonna da giovane. Che, anziché nascondere quel difetto fisico, ne faceva un vezzo.

Ma Degas dove conobbe la Contessa, non solo figura chiave della mondanità parigina ma anche del nostro Risorgimento? Forse a Torino, tra il 1858 e il 60, dove lui fu di passaggio e lei si rifugiò, ripudiata dal suo amante Napoleone III, rea di aver perorato la causa dell’Unità d’Italia su mandato di Cavour e del re Vittorio Emanuele II. Fatto che la rese invisa ai francesi oltre a un ulteriore episodio storico a lei collegato: a Parigi tre carbonari (Grilli, Bartolotti e Tibaldi) uscirono da casa sua decisi ad uccidere l’imperatore e furono arrestati. Schulman però fa ancora un’altra suggestiva ipotesi riguardo alla conoscenza (indiretta) tra il pittore e lei: la Contessa afflitta da nevrastenia, rientrata a Parigi si fece curare dal dottor Blanche, il cui figlio artista (amico di Degas) dipinse due ritratti della nobildonna.
L’opera inedita apparterrebbe al periodo Italiano (1856/60) del maestro francese svoltosi tra Napoli, Roma e Firenze, frequentatore del fiorentino Caffè Michelangelo luogo di raduno dei Macchiaioli. Ma la contessa di Castiglione non è però ritratta, come d’abitudine, nel fulgore delle sue vesti, dei suoi elaborati costumi e della sua auto-rappresentazione nella quale eccelleva, né nel suo solito spirito indomito, ma da giovane (forse ventenne), malinconica e depressa, nella modestia di un abito dai toni smorti, benché l’ampia gonna di color paglierino denoti una certa classe stando al panneggio. E la sua figura inserita in un’ambientazione di una sala d’arme.
Il dipinto proviene dalla collezione romana di Antonio La Rocca che dal 1940 al 1971 radunò opere degli Italiens de Paris, così come venivano chiamati quei pittori che avevano soggiornato e trovato fortuna a Parigi (tra cui Boldini, Zandomeneghi). Primo passo compiuto dallo studioso è stato naturalmente appurare l’autenticità della firma (come attesta lo studio di un laboratorio specializzato romano, non il solo ad aver analizzato la tela: l’indagine agli infrarossi è stata fatta dall’Università di Bologna), comparata anche ad altre di opere coeve, come nel caso della Vieille Italienne del Metropolitan Museum di New York, datata Rome 57. I colori non sono quelli tipici e vibranti della sua tavolozza, qui lui opta per il beige, il marrone, il grigio, il giallo. E, dice Schulman, citando un altro storico dell’arte, Degas pare apprezzare quelli di Giacomo Ceruti, pittore lombardo del Settecento.
21 novembre 2025
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