INVIATO A BODO – Vedi Bodo e poi ti meravigli. Dei colori, della dimensione minuscola di un paese ormai a pieno titolo nel salotto del grande calcio europeo, ma soprattutto del freddo. Per chi non è abituato – praticamente tutti, tranne i padroni di casa – giocare poco oltre il circolo polare artico assume una dimensione epica. Alle 3 del pomeriggio è già buio e il freddo delle ore 21 è un fattore: per tutti i club sbarcati qui, ma evidentemente non per l’Uefa, che non ha preso in considerazione l’idea di anticipare di qualche ora il calcio d’inizio. In giornata è attesa una copiosa nevicata, che fortunatamente per la Juve farà leggermente lievitare le temperature: gli esperti si aspettano -2° (percepiti -8°). Non è certo un vezzo, nemmeno per il Bodo/Glimt, che non a caso ha svolto la rifinitura all’interno del Bodo Spektrum, complesso sportivo indoor ai piedi della cittadina. Fa freddo pure per loro, insomma. Figuriamoci per una Juve comprensibilmente in apprensione per la gestione di una partita del genere. Diventata decisiva – e questo non è colpa dei norvegesi o delle temperature rigide, ma del cammino finora accidentato dei bianconeri – per la strada che Locatelli e compagni dovranno macinare in Champions League.

Sarà importante la respirazione e il riscaldamento
Luciano Spalletti e il suo staff hanno lavorato, in maniera teorica e pratica, anche sulla respirazione dei giocatori. Gli uomini vicino al tecnico hanno curato ogni minimo dettaglio nella preparazione della sfida di Bodo e questa rappresenta la preoccupazione più grande: la gestione del fiato, la qualità del riscaldamento muscolare, l’affanno da sconfiggere prima che prenda il sopravvento. Federico Gatti è rimasto a casa per questo: con l’influenza in corpo, sarebbe stato folle portarlo nel freezer scandinavo. Ai giocatori, nelle ultime ore, sono stati proposti alcuni spezzoni del match vinto dal Monaco in Norvegia: era il 4 novembre e si è giocato in condizioni migliori, ma comunque ostiche. Il gruppo ha preparato la trasferta con la massima attenzione, senza tralasciare nulla. Sapendo che non ci sono vie d’uscita differenti dai tre punti, con o senza neve. Con o senza vento, con o senza un freddo più affilato delle lame dei coltelli. Persino il tecnico Kjetil Knutsen ha affrontato il discorso climatico: “Speriamo sia possibile giocare a calcio, ma non siamo l’istituto metereologico. In ogni caso, tranquilli: il Bodo/Glimt sarebbe forte anche nell’erba normale e con un altro clima”. Non pensano di avvantaggiarsi così, insomma. Allo stesso modo Knutsen sa già che tipo di Juve troverà: “Non abbiamo la loro qualità, ma possiamo competere mettendo forza e intensità”. La cultura degli alibi, a queste latitudini, proprio non esiste.
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