di
Manuela Pelati
Gli interventi sull’Ala Cosenza a cura dell’architetto Mario Botta: nuovi spazi espositivi, auditorium polivalente, area verde rinnovata, un centro studi moderno e un collegamento diretto con la Galleria storica
Il ministero della cultura investe oltre 15 milioni di euro per la riqualificazione dell’Ala Cosenza della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea a Roma (Gnamc), rimasta incompiuta per cinquant’anni, creando uno spazio innovativo dedicato alla ricerca sull’arte moderna e contemporanea e ampliare l’offerta culturale . «Un’operazione strategica per il futuro della Gnamc – il commento del ministro della Cultura, Alessandro Giuli -. Diventerà un polo culturale che riguarda un quadrante della città: dal ‘tridente’ del Flaminio al Maxxi».
L’intervento
L’intervento, firmato dall’architetto Mario Botta, è sostenuto con i fondi per i Grandi Progetti Beni Culturali e dal contributo per il restauro della facciata. I lavori previsti, già avviati dal 9 maggio 2024, arrivano dopo una lunga vicenda iniziata negli anni ’60, quando Palma Bucarelli promosse l’ampliamento della sede storica. Il progetto fu affidato nel 1965 a Luigi Cosenza, autore di un complesso moderno di 4 mila metri quadrati, pensato come «museo-scuola» con sale espositive, auditorium e biblioteca. L’opera, finanziata nel 1973 e avviata nel 1976, non venne mai completata a causa di inflazione, ritardi e mancanza di fondi. Una sola parte – la Galleria Maggiore – aprì nel 1988, per chiudere definitivamente nel 1998 per problemi strutturali. Ci furono poi dei tentativi di recupero negli anni Duemila – tra cui il concorso del 1999 vinto dallo studio Diener & Diener – che naufragarono per nuove polemiche e ulteriori tagli. Solo nel 2019 furono avviate le prime opere di messa in sicurezza, seguite dal vincolo della Soprintendenza nel 2022, che ha imposto un recupero conservativo.
Il masterplan
Il progetto attuale di Botta punta a rispettare l’identità dell’edificio di Cosenza e, al tempo stesso, a trasformarlo in un’infrastruttura culturale contemporanea. Il masterplan prevede un auditorium rinnovato, una galleria per mostre temporanee, il recupero della Galleria Maggiore e soprattutto la creazione di un nuovo Centro Studi di oltre 2.000 mq, destinato ad accogliere archivi e biblioteca, oggi limitati a soli 300 mq. «La variante progettuale è fondamentale per una gestione efficiente e per offrire finalmente spazi dignitosi ad archivi e biblioteca», sottolinea la direttrice Renata Cristina Mazzantini, annunciando anche la necessità di una modifica dello statuto della Gnamc. L’Ala sarà inoltre potenziata con sistemi energetici intelligenti, impianti a basso consumo e gestione digitale dei servizi. Tutte le funzioni — museo, auditorium, centro studi — saranno collegate ma utilizzabili anche in autonomia, con ingressi indipendenti da via Gramsci e via Adolfo Cancani.
Il polo culturale
«Dopo quasi 50 anni, l’edificio richiede un riordino adeguato alle esigenze di un museo contemporaneo», commenta Mario Botta, che riassume così gli obiettivi: nuovi spazi espositivi, auditorium polivalente, area verde rinnovata, un centro studi moderno e un collegamento diretto con la Galleria storica. Quando i lavori saranno completati, l’Ala Cosenza diventerà un polo culturale integrato di ricerca, conservazione e formazione, restituendo alla città uno spazio atteso per decenni e rafforzando il ruolo internazionale della Gnamc nell’arte moderna e contemporanea.
Aperta a Roma nel 1883, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea fu trasferita a Valle Giulia, di fronte alla imponente scalinata che scende da Villa Borghese, per l’Esposizione Universale del 1911, nel monumentale palazzo di ispirazione neoclassica e gusto Liberty realizzato dall’architetto Cesare Bazzani, dove ha sede ancora oggi. Custodisce una delle più ampie collezioni d’arte, circa 20.000 opere tra dipinti, disegni, sculture e installazioni che testimoniano le principali correnti artistiche dall’Ottocento ai nostri giorni: dal Neoclassicismo all’Impressionismo, dal Divisionismo alle Avanguardie storiche dei primi anni del Novecento, dal Futurismo e Surrealismo, dal più cospicuo nucleo di opere di arte italiana tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento alla cosiddetta Scuola Romana.
A partire dal 2014, la Galleria ha avviato un progetto di riorganizzazione e di riordino degli spazi. Le collezioni sono state al centro di una profonda rilettura che ha ripensato l’allestimento con la grande mostra Time is Out of Joint. L’esposizione, che cita i versi dell’Amleto di William Shakespeare «The time is out of joint», sonda l’elasticità del concetto di tempo, un tempo non lineare ma stratificato, che sembra porre in atto il dilemma dello storico dell’arte Hans Belting «la fine della storia dell’arte o la libertà dell’arte». L’attuale allestimento delle collezioni si dirama così in percorsi simultanei in cui le opere sono accostate per assonanze, contrasti, rimandi e citazioni, vantando nomi come Alexander Calder, Giacomo Balla, Alighiero Boetti, Alberto Burri, Paul Cézanne, Giorgio De Chirico, Marcel Duchamp, Lucio Fontana, Alberto Giacometti, Renato Guttuso, Francesco Hayez, Vasilij Kandinskij, Gustav Klimt, Jannis Kounellis, René Magritte, Joan Miró, Amedeo Modigliani, Piet Mondrian, Claude Monet, Giorgio Morandi, Cy Twombly, Vincent van Gogh e Andy Warhol.
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25 novembre 2025
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