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Redazione Milano
Il percorso, di 4,1 km, è partito alle 18.30 da piazza Oberdan, per percorrere poi viale Majno, viale Bianca Maria, via Regina Margherita, via Caldara, fino in Porta Romana, e poi corso Lodi, via Piacenza, via Crema, via Trebbia, via Adige e viale Isonzo, per terminare in piazzale Lodi
«Siamo più di 10mila». Lo hanno annunciato le organizzatrici del corteo organizzato da Non Una di Meno a Milano in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Oltre 8mila i manifestanti, secondo le stime della Questura. Sfilano al buio, perché – spiegano in coro – «la notte ci piace e vogliamo uscire in pace. Ci piace pure il giorno, levatevi di torno». Il percorso, di 4,1 km, è partito alle 18.30 da piazza Oberdan, per percorrere poi viale Majno, viale Bianca Maria, piazza Cinque Giornate, via Regina Margherita, via Caldara, fino in Porta Romana, e poi corso Lodi, via Piacenza, via Crema, via Trebbia, via Adige e viale Isonzo, per terminare in piazzale Lodi. Il corteo ha bloccato varie arterie della città in orario di punta, creando blocchi e intasamenti nel traffico.
Le note di «La voglia, la pazzia» di Ornella Vanoni hanno accompagnato i primi passi del corteo. «Ciao Ornella insegna a tutte noi come essere donne libere», il messaggio delle attiviste, che hanno voluto omaggiare l’artista di cui si sono celebrati ieri i funerali a Milano, prima di leggere i nomi di tutte le vittime di femminicidio e transicidio avvenuti in Italia nell’ultimo anno.

«La violenza è strutturale e attraversa anche le aule di giustizia. Vogliono introdurre il consenso nel reato di violenza sessuale ma il consenso lo si impara a scuola nei corsi di educazione affettiva per cui il governo chiede il consenso alle famiglie», ha detto una delle organizzatrici al megafono.
«Hanno introdotto il reato femminicidio, ma è un crimine di potete e culturale: i femminicidi non diminuiranno solo per il fatto che esiste il reato. Troppo costoso investire in formazione, il carcere allora è la risposta. Ma il carcere da solo non previene, non educa. Caro governo Meloni, grazie ma è troppo tardi quando interviene il diritto penale. La cultura della violenza si contrasta con la prevenzione, proprio attraverso l’educazione al consenso. Il governo ci tutela da morte ma non riconosce i nostri diritti da vive», ha detto l’attivista di Non Una di Meno, prima che il corteo ripartisse, intonando «Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce».
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25 novembre 2025 ( modifica il 25 novembre 2025 | 20:42)
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