di
Aldo Grasso

L’unico motivo di interesse della fiction, per quel che se ne può dedurre, è la storia di Adelina Tattilo, imprenditrice che con «Playmen» inventò la via italiana all’erotismo patinato

Nel seguire i sette episodi di «Mrs Playmen», la serie scritta da Mario Ruggeri insieme con Eleonora Cimpanelli, Chiara Laudani, Sergio Leszczynski, Alessandro Sermoneta e diretta da Riccardo Donna, mi è successa una cosa strana che tenterò, se ne sarò in grado, di spiegare. Non prima, però, di descrivere cosa ho visto (Netflix).

«Mrs Playmen» è la storia di Adelina Tattilo (interpretata da Carolina Crescentini), la donna che osò sfidare Hugh Hefner, ovvero il colosso «Playboy», sul suo terreno, l’imprenditrice che con «Playmen» inventò la via italiana all’erotismo patinato.



















































L’Italia degli anni Settanta è un Paese ancora pieno di contraddizioni, nonostante i fermenti del ’68, soprattutto è un Paese ancora bigotto e moralista, nella Polizia esiste ancora la sezione «Buoncostume».

Le donne sono padrone solo in casa, la violenza sessuale è un reato contro la morale pubblica e non contro la persona. In questo panorama emerge Adelina Tattilo, cattolica devota, moglie e madre che ha sempre vissuto all’ombra di un marito ingombrante e narcisista, l’editore Saro Balsamo.

L’idea di fondo della versione bionda di Hugh Hefner (così la definì la rivista Time nel 1971), era quella di cambiare il pensiero comune sulle donne, sul loro ruolo nella società.

La rivista continuò a pubblicare nudi, anche con clamorosi scoop, come quello su Jacqueline Kennedy nuda sulle spiagge di Skorpios (pare con la complicità di Onassis che voleva sbarazzarsi dell’ingombrante moglie), ma con un taglio diverso, più attento alla nuova sensibilità femminile.

Se mi sono dilungato sulla figura di Adelina Tattilo un motivo ci sarà pure. Al termine della visione, il mio taccuino era intonso: non un’osservazione, non una nota sulla recitazione, niente di niente.

In questi casi, o ci troviamo di fronte a un capolavoro assoluto o forse sarebbe stato meglio sfogliare un vecchio numero di «Playmen».

È una serie totalmente priva di spessore, dai toni melodrammatici, dove l’unico interesse è la storia di Adelina Tattilo, per quel che se ne può dedurre. Le figure di fantasia, Elsa e il direttore Chartroux, rivelano la povertà creatrice, ulteriore segno di sconforto per la fiction italiana.

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25 novembre 2025 ( modifica il 25 novembre 2025 | 21:05)