di Barbara Visentin
«Quando ho scritto “Buttalo via” mi è venuto un collegamento visivo con lei», racconta il cantautore. «C’è stato un allineamento di pianeti…»
Nell’ultimo album di Mina, Gassa d’amante, c’è anche il tocco di Francesco Gabbani: il brano Buttalo via, primo singolo estratto dal disco, porta la sua firma, «una grande soddisfazione che si è creata con un allineamento frequenziale degli incastri dell’universo», racconta il cantautore e neo-giudice di X Factor, quest’estate impegnato in un tour che culminerà all’Arena di Verona l’1 ottobre, e poi sul palco in autunno nei palazzetti.
Come è partito tutto?
«Come tutte le cose emotivamente potenti nella mia vita, anche questa è arrivata in modo naturale, senza forzature. Non ho cercato di fare un pezzo apposta per Mina, ma stavo scrivendo canzoni, un po’ pensando al mio disco, un po’ semplicemente perché io quello faccio. Poi le riascolto, per capire come girano, e nel caso di Buttalo via mi è venuto proprio un collegamento, anche visivo. Ho pensato: sarebbe perfetto per Mina».
In che cosa gliela ricordava?
«Sarà il ritornello con la melodia che sale e cresce, ma quel brano mi ricordava la Mina classica e iconica di Grande, grande, grande, delle melodie anni 60 e 70».
E il passo successivo?
«Conoscevo già Massimiliano Pani, suo figlio. Gli ho mandato il brano dicendo “mi è venuto questo, lo dico con grande rispetto, mi sembra giusto per lei”. Ma non avevo aspettative. Lui l’ha fatto sentire a Mina e lei ha subito detto di sì. La ciliegina sulla torta è che l’abbia poi scelto come singolo di lancio».
Che effetto le ha fatto?
«Sentire lei che canta una mia canzone è una grande soddisfazione ed è bello che sia arrivata con semplicità e naturalezza. Nell’ambiente degli autori il non plus ultra dei risultati è scrivere per Mina, è come la Mecca, un punto d’arrivo. C’è chi ci prova per anni, chi le manda 200 pezzi. A volte forzi le cose e non arrivano, invece per me è stato il contrario».
Cosa si prova ad ascoltare la voce di Mina su un proprio brano?
«Un brivido continuo e un forte momento emotivo, di incredulità, quasi. Senti quella voce e dici “ma allora è vero, dammi due pizzicotti per capire se sono sveglio”. Si crea un rapporto con una figura quasi mitologica, perché anche se non le ho mai parlato e non l’ho mai incontrata, è stato come se ci conoscessimo. Col microfono si è creata una connessione, si è realizzato un momento unico in cui la sua verità di quel momento passa un po’ anche dalla mia. E la somma di quel che è stato fatto insieme arriva al pubblico».
Cosa rappresenta Mina per lei?
«Un punto di riferimento, lo dico da italiano e non solo da artista. Era impossibile crescere nella mia generazione, quella degli anni 80, senza avere una percezione di chi fosse Mina: fa parte della cultura italiana. Dal punto di vista musicale è un’ispirazione e un esempio non solo per la grande vocalità che le è sempre stata riconosciuta, ma anche per la libertà espressiva. Dice la leggenda che lei in studio canti sempre in one take, cioè in un’unica ripresa, tenendo anche le sbavature. Per me questa è libertà».
Anche ritirarsi dalle scene è una libertà.
«Idealmente è un riferimento, togliersi dalle scene è un’ipotesi di percorso che ha grande valore, vuol dire concedersi di essere fuori dal tempo. In questa scelta si è garantita il fatto che sarà sempre di moda perché rimanendo quasi virtuale continua a essere percepita come slegata dalle tendenze. Non vedendola, Mina c’è stata, c’è e ci sarà».
Ha una sua canzone preferita?
«Difficile identificarne una perché la stima per lei passa da tante sfumature diverse, ma se proprio devo indicare un titolo penso a un link diretto con me che è quello di Vorrei che fosse amore (Gabbani la intona, ndr) che ho cantato per i 70 anni della Rai. Mina è una figura quasi iconografica anche della Rai».
Che cos’ha di magico la sua voce?
«Quando canta, Mina è allineata a quel che sta facendo, con una totale spontaneità. Credo sia il valore aggiunto e speciale di quel che può essere considerato oggi musica e arte. Non c’è AI che tenga, a confronto della verità dell’artista, in quel dato momento. Non voglio lanciarmi nel misticismo, ma è una questione anche un po’ zen, di frequenze».
Ci sarà un’altra Mina?
«Rispetto a come sta girando il mondo oggi, e quindi anche la musica, non riesco a capirlo né a darmi una risposta. Non so interpretare questo momento fino in fondo, siamo in una fase di transizione incredibile. Le cose durano quando vengono approfondite e oggi viviamo l’antitesi dell’approfondimento, va tutto a una grande velocità. Per noi è normale avere delle leggende, ma in una scuola elementare su 30 bambini e bambine quanti sanno chi sono i Beatles?».
Se potesse parlarle, che cosa le direbbe?
«Ad oggi solo grazie, in primis per avermi fatto questo grande regalo di cantare una mia canzone, ma poi anche per tutto quello che è».
1 agosto 2025 ( modifica il 1 agosto 2025 | 16:29)
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