Presente ma sempre, sempre, assolutamente discreta. Yvonne De Rosa, classe 1975 (un anno in meno del neo governatore) è nata e cresciuta a via Manzoni. Il primo incontro tra loro due risale ai tempi delle scuole medie: lui alla Della Valle di Posillipo, lei alla Belsito ovvero la succursale. Ma l’amore scoppia anni dopo, complice il Movimento dove entrambi militano sin dalla prima ora. È il 2013 o giù di lì e da allora sboccia l’amore che li lega tuttora. Lei, che è stata anche testimonial per il sapone «Dove» da adolescente, si laurea in Scienze Politiche e poi è a Londra con l’allora marito e la figlia.

APPROFONDIMENTI

È lì che sviluppa la sua passione per la fotografia, prima che incrociasse Roberto Fico. Entrambi con la passione viscerale del mare e della barca, dei viaggi (in Marocco specialmente) sono assolutamente gelosi della loro vita privata. Niente foto assieme postate sui social ma solo gli scatti che li ritraggono, mai in posa, nelle occasioni ufficiali. Sono entrambi riservatissimi su quest’aspetto, ancor di più la De Rosa che tiene al suo percorso professionale. Carattere forte e deciso non tiene a essere etichettata come first lady. Affatto. Tiene moltissimo al suo lavoro di fotografa e gode di una grande fama nell’ambiente. Laureata alla Federico II con il massimo dei voti, ha poi frequentato prima la Central Saint Martin’s, poi la London College of Communication, dove ha conseguito un master in foto-giornalismo. Il suo primo libro fotografico, caratterizzato da scatti realizzati all’interno di un ex manicomio, è stato presentato al Pan, il Museo di Arte Contemporanea di Napoli. Il secondo invece l’ha realizzato grazie ad un lavoro con le Ong inglesi. Poi nel 2004 ha fondato insieme ad altri suoi colleghi, il collettivo “24” ed ha poi dato vita “Magazzini Fotografici”, primo spazio partenopeo dedicato all’arte di catturare immagini. Anche se, tuttora, si divide tra Napoli e Londra, dove vive e studia la figlia. Anche un modo per sfuggire ai riflettori, ai flash riflessi come compagna di Fico.

Un aspetto che le ha sempre procurato un certo fastidio: «È un meccanismo antico trasformare una donna “di” in un mezzo, per denigrare o per compiacere, invece che riconoscerla come soggetto. Ed è sbagliato. Lo è sempre. Anche quando, più raramente, lo stesso meccanismo si applica a un uomo “di”», è il ragionamento che ha fatto spesso con gli amici per rimarcare la sua privacy. Ovviamente presente in tutta la campagna elettorale, a cominciare dagli eventi importanti in prima fila. Ma salvo rimanere un passo indietro rispetto a flash, telecamere e microfoni. È fatta così, sin dai tempi in cui Roberto Fico salì sullo scranno più alto di Montecitorio e, ovviamente, i giornali cercarono di intercettarla. Richieste di interviste o servizi posati. Niente da fare. Refrattari a queste cose lo sono entrambi. Ancor di più la De Rosa che preferisce far parlare i suoi scatti. «La fotografia rappresenta lo strumento che può portarmi e che mi ha portato, al di là del puro aspetto estetico delle rappresentazioni, ad appassionarmi allo studio dell’essere umano», scrive in un suo blog. E a scorrere il profilo social di Magazzini fotografici c’è lei intenta a presentare lavori o mostre. E Roberto Fico che assiste, in maniera discreta, in prima fila: come se ognuno rivendicasse sempre i propri spazi.

ad.pa.