L’ex attaccante dell’Eintracht negli anni 90 conteso tra bianconeri e bergamaschi: “Alla Juve dovevo andare prima ma Maifredi disse che non mi conosceva… L’Atalanta può farcela ma occhio a Burkardt, è una volpe”
26 novembre – 11:34 – FRANCOFORTE
“Certo che andrei all’Atalanta adesso, è naturale. Mi piace tanto come gioca”. Andreas Moeller, per tutti Andy, ride divertito quando deve scavare nel suo passato che gli si presenta davanti stasera in Eintracht-Atalanta. Perché questa non è un’intervista classica al doppio ex, ma al “quasi doppio ex”: il talento di Francoforte, campione del mondo e d’Europa con la Germania negli Anni 90, fu al centro di un caso di mercato a triangolo (i nerazzurri, la Juve e l’Eintracht) tra il ’91 e il ’92. Una vicenda dai retroscena clamorosi, per l’epoca, in cui vennero sbandierate promesse, precontratti, accordi, sorrisi e viaggi in Italia. Alla fine la Fifa decise che Moeller era della Juve e la storia venne poi archiviata con molta signorilità anche a Bergamo.
Lo sa che il presidente dell’Atalanta è sempre Antonio Percassi, come ai tempi della sua vicenda?
“Davvero? Bello. Percassi è un gentleman. Ho bei ricordi della sua famiglia”.
Però lei fu protagonista di un lungo caso. Venne anche a Bergamo, ma poi non diventò nerazzurro. Come mai?
“La Juve mi voleva, ma ero il quarto straniero e ne potevano giocare soltanto tre, intendevano girarmi all’Atalanta. Sono stato invitato in tribuna a Bergamo, tutti erano gentili con me, ricordo il pranzo, le belle parole, anche la città era fantastica. Ma io volevo la Juve. L’Atalanta era una buona squadra, ma non nelle top five. E volevo giocare nelle coppe. Trapattoni mi chiamava, mi ha fatto sentire forte. Desiderato. E’ stata una buona decisione, ho vinto la Coppa Uefa con la Juve, ma l’Atalanta si era mossa molto per avermi”.

Tanto che dopo liti anche con l’Eintracht, decise la Fifa: Moeller alla Juve.
“Sono sicuro che avrei fatto una grande carriera anche all’Atalanta, ma decise una sentenza Fifa. La Juve per me era un sogno. Mi aveva parlato anche Luca di Montezemolo, volevo accettare questa sfida. E poi io dovevo finire in bianconero anche prima”.
“Perché un allenatore disse che non mi conosceva, allora decisi di restare all’Eintracht. Era Gigi Maifredi”.
E i suoi primi due gol in Serie A furono…
“Sì, contro l’Atalanta, una doppietta alla seconda di campionato. Incontrai Percassi prima della gara: stretta di mano e sorrisi. La storia era finita, lui mi voleva, ma si è comportato da signore”.

Veniamo alla partita. Qual è il vero volto dell’Eintracht? Quello del 4-3 a Colonia o quello dello 0-0 a Napoli, con le accuse di catenaccio?
“L’Eintracht sta bene, è molto forte in casa, sente l’ambiente, tutti si aspettano spettacolo e emozioni. E’ una squadra che corre sempre, non concede pause perché ha un’intensità alta e rovescia il campo velocemente, transizioni fulminee e molto pressing”.
Però a Napoli queste qualità non sono emerse. Perché?
“Perché fuori casa è un’altra squadra. E ha problemi se gli avversari che sanno tenere palla, sarà importante per l’Atalanta mantenere il possesso, togliere la velocità all’Eintracht. Loro vogliono governare sempre la partita. Se lo fanno gli altri e non stanno solo chiusi, perdono efficacia. Più l’Atalanta mantiene palla, più diminuisce la possibilità dell’Eintracht di fare qualcosa”.
“Sicuramente Burkardt, il centravanti, è sempre pericoloso: magari non lo vedi per un po’ poi spunta all’improvviso e colpisce. È una volpe d’attacco. E c’è anche Mario Götze, che ha sempre colpi di genio ma si sacrifica tantissimo, lo trovi ovunque in campo. In mezzo sempre due mediani, c’è la scelta tra Chaibi e Skhiri: potrebbero giocare anche in Italia, sono molto disciplinati anche difensivamente, un po’ come Marocchi e Conte nella mia Juve. Dahoud invece è più offensivo. La fascia destra se gioca Doan è più pericolosa della sinistra. Tutti sono pronti a punire un errore dell’Atalanta”.
L’Atalanta ha un nuovo allenatore, potrà dare la scossa in Europa?
“Non conosco Palladino, ma un allenatore ha sempre bisogno di tempo per imporre la sua filosofia, per parlare, per capire i giocatori. Ma ha cambiato il gioco della squadra? Comunque l’Atalanta è di livello internazionale, sempre da Champions, ha lavorato in maniera splendida negli scorsi anni con Gasperini: bei successi, un trofeo. E poi la via per realizzare questa storia di successo: bellissima. La scelta dei giocatori è stata basata sulla mentalità da Atalanta. E tutto ha funzionato. Si sono fatti un nome in tutta Europa. Lookman è rimasto? Sì? Lui è il migliore”.
Sarà allo stadio stasera?
“Sicuro. Prima guardo la Youth League, perché seguo alcuni ragazzi con la mia agenzia. Chi vincerà? Pareggio, 1-1. Ma per l’Eintracht sarà dura perché conosco la mentalità degli italiani, sempre stabili. Posso chiedere un favore?”.
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“Salutatemi Conte, è diventato un allenatore di grande livello, non sapevo che fosse così bravo. Ero in camera con lui alla Juve, non parlava mai, sorrideva poco. Era sempre concentrato, massima intensità, sempre” (risata).
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