Le scuole statali della Campania, descritte spesso come fanalino di coda del sistema scolastico italiano, in realtà non hanno rilevanti gap formativi rispetto agli istituti delle altre regioni. A falsarne i risultati, infatti, sono i cosiddetti «diplomifici», presenti in Campania più che altrove. È quanto emerge da un’analisi di Invalsi: «La ricerca di Invalsi – spiega il ministro all’istruzione e al merito Giuseppe Valditara – ci dice che la scuola statale in Campania va molto meglio di come viene spesso rappresentato. Ne ero sicuro e ora finalmente viene resa giustizia ai tanti docenti e a tutto il personale scolastico che ogni giorno lavorano per i nostri giovani».

Invalsi, bene le scuole statali. Deboli le private al Centro-Sud

La strada è quella giusta?

«C’è ancora molto da fare ma con Agenda Sud, che nasce proprio per superare i divari negli apprendimenti rispetto ad altre aree del Paese, possiamo realizzare interventi mirati e specifici per affrontare le fragilità di alcune scuole. Abbiamo avviato questo percorso e, come ha riconosciuto il rapporto Invalsi pubblicato il 9 luglio scorso, siamo sulla strada giusta».

Agenda Sud dunque va avanti?

«Certo, i risultati sono al di sopra delle più ottimistiche aspettative. Per questo il numero degli interventi verrà notevolmente potenziato con un raddoppio di investimenti. Contiamo infatti di arrivare a superare mezzo miliardo di euro a partire dal prossimo anno scolastico. Inoltre abbiamo esteso il piano anche alle scuole fragili del Centro e del Nord, per far fronte alle nuove emergenze educative. E con Agenda Nord abbiamo esteso il piano anche alle scuole fragili da Roma al Nord Italia. Aumenteremo le risorse anche per questi istituti scolastici».

Quali scenari offre Agenda Sud?

«Puntiamo molto sulle lezioni di potenziamento extra curricolari, che fra l’altro consentono una retribuzione aggiuntiva per i docenti impegnati nelle attività. In questo modo gli studenti, che hanno accumulato lacune in alcune materie, in particolare italiano, matematica e inglese, potranno ricevere il supporto di cui hanno bisogno per recuperare. Una possibilità che, ad oggi, possono permettersi solo gli alunni che provengono da famiglie benestanti attraverso le lezioni private. Intendiamo poi coinvolgere sempre più anche le famiglie».

In che modo?

«Agenda Sud consta di dieci punti, e tra questi vi è il coinvolgimento delle famiglie nel percorso educativo dei figli, in particolare di quelle più fragili, facendole partecipare direttamente alle azioni di supporto e di potenziamento. Perché la crescita dello studente non è nelle mani della sola scuola».

Come appare lo stato di salute della scuola paritaria italiana?

«Dall’analisi Invalsi emerge un altro dato fondamentale: esiste una scuola paritaria di qualità, in alcuni casi di assoluta eccellenza, che contribuisce ad arricchire il panorama formativo e ad assicurare un vero pluralismo educativo. Ed esiste anche nelle regioni dove è più alta la densità dei cosiddetti diplomifici. Sarebbe infatti un grave errore confondere queste due realtà decisamente diverse tra loro. Questa scuola paritaria di qualità va valorizzata e sostenuta, favorendo la libertà di scelta educativa delle famiglie. E poi ci sono i diplomifici che rispondono ad una domanda di facilismo e di scorciatoie educative che danneggiano innanzitutto gli studenti: questo fenomeno in passato non è mai stato seriamente contrastato. Ora interveniamo nell’interesse innanzitutto degli studenti e anche di quella scuola paritaria di qualità che non deve essere confusa con istituti che hanno come scopo principale assicurare promozioni facili».

I diplomifici non avranno più vita facile?

«Sì, interveniamo per fare pulizia e riportare serietà: gli istituti paritari potranno avere una sola classe collaterale, dovranno adottare il registro elettronico per certificare le presenze durante tutto l’anno imponendo dunque la frequenza a scuola. Inoltre, non sarà più possibile recuperare più di due anni in uno e ci sarà sempre un esterno a presiedere la relativa commissione d’esame».

A proposito di diplomi, cosa pensa delle proteste degli studenti che fanno scena muta alla maturità contro una scuola ritenuta competitiva?

«Credo si sia insinuata nella nostra società l’idea che bisogna rendere tutto facile, a partire dalla scuola. Il cosiddetto facilismo educativo ha tante manifestazioni: dalla protesta contro la valutazione alle scorciatoie offerte da alcune scuole. Stiamo lavorando alla riforma della maturità per dare un senso più alto all’esame di Stato. Più in generale è necessaria una grande battaglia culturale, che dovrebbe essere condivisa da chiunque abbia a cuore il futuro dei nostri giovani, per far capire loro che la vita è piena di sfide, innanzitutto con se stessi. Anzi, le sfide che attendono i nostri ragazzi nell’epoca dell’IA sono sempre più difficili e più complesse».

Devono prepararsi alle difficoltà?

«Sì. Dobbiamo creare per loro una scuola che li abitui ad affrontare le sfide, non ad evitarle».

In che modo possono essere aiutati?

«Con una didattica sempre più personalizzata, che tenga conto dei talenti e della personalità dei ragazzi».

Le scuole italiane riescono ad avere percorsi personalizzati? «È una delle mie priorità. Il docente tutor, l’orientatore, la riforma dell’istruzione tecnico-professionale, Agenda Sud e Agenda Nord, il piano Estate vanno in questa direzione: individuare e valorizzare i talenti di ogni singolo giovane, aiutarlo ad affrontare e a superare le difficoltà che possono compromettere la sua realizzazione».


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