Reduce da una stagione in cui ha trovato la sua prima vittoria in una gara tra i professionisti al Giro di Vallonia e ha sfiorato il successo alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali, Davide Donati si è imposto come uno dei giovani italiani più interessanti del panorama ciclistico. Nonostante i risultati, mantiene un approccio lucido e realistico: sente di avere ancora margini di crescita, di doversi scoprire completamente e di voler sfruttare al massimo un altro anno tra gli Under23, anche grazie al supporto del CT Marino Amadori. Con uno sguardo ammirato verso compagni come Lorenzo Finn e con il sogno della Parigi–Roubaix, Donati racconta la sua evoluzione e le ambizioni per il 2026 nel vivaio della Red Bull Bora Hansgrohe.
Quest’anno hai colto la tua prima vittoria in una gara tra i professionisti al Giro di Vallonia e l’hai sfiorata alla Coppi e Bartali: ti aspettavi già questo livello?
“Sinceramente no. Alla Coppi e Bartali è stato un risultato totalmente inatteso: non pensavo di riuscire a esprimermi su quel livello, né di mettere in atto ciò che poi è successo in corsa. È stata una bella sorpresa”.
Che corridore ti senti di essere?
“Bella domanda… e non sono sicuro di avere già la risposta. Di certo non mi considero uno sprinter: non ho la potenza di picco per essere competitivo in una volata “piena”. In quegli arrivi faccio ancora fatica. Devo però ancora scoprirlo fino in fondo il corridore che sono e che posso diventare”.
Anche tu, come Lorenzo Finn, farai un altro anno tra gli U23: senti di dover ancora maturare prima di passare professionista?
“Guardando i miei risultati, qualcuno potrebbe pensare che io sia già pronto, ma credo che un anno in più non possa che farmi bene. Mi permetterà di crescere ancora, di capire meglio cosa significa essere un leader. Molti hanno fretta di passare tra i pro’, ma io penso che fare un altro anno tra gli Under23 sia un investimento importante: un bagaglio di esperienza che tornerà utilissimo”.
Cosa vedi in Lorenzo?
“È chiaro a tutti che sarà il nostro punto di riferimento nei prossimi anni, o almeno lo spero. Gli invidio molto la capacità di essere “libero mentalmente”: non sente la pressione, o almeno non la lascia trasparire. Questa è una qualità che distingue i grandi campioni. Mi auguro davvero che continui così”.
Nel 2024 eri alla Biesse Carrera, poi è arrivata la chiamata della Red Bull: quali sono state le sensazioni?
“La Biesse è una struttura bellissima, in cui mi sono sempre trovato benissimo e dove non mi è mai mancato nulla. Però la Red Bull è una squadra enorme, e quando è arrivata l’opportunità l’ho colta subito. Fa un certo effetto ritrovarsi in un vivaio con atleti di questo livello”.
In generale, pensi che ormai per un giovane italiano sia quasi obbligatorio emigrare per emergere nel ciclismo professionistico?
“Quando io sono passato tra gli Under23 molti coetanei andavano nei Team Devo di squadre straniere e sembrava che restare in Italia fosse un limite, quasi una scelta che ti faceva perdere terreno. Ma ho sempre pensato che la cosa fondamentale sia andare forte e mostrare le proprie qualità. Se sei un corridore su cui vale la pena investire, lo spazio nel professionismo lo trovi anche partendo da squadre italiane”.
Qual è la corsa dei tuoi sogni che ti piacerebbe vincere?
“La Parigi–Roubaix. L’ho corsa quest’anno tra gli Under23: è una gara imprevedibile, difficilissima da centrare al primo colpo, e serve anche molta fortuna. È completamente diversa da tutte le altre, ed è proprio questo che la rende speciale”.
Quanto è importante la figura del CT Marino Amadori per voi U23 italiani?
“Marino l’ho sempre considerato un CT di enorme esperienza. Mi piace il suo modo di lavorare: ha un ottimo rapporto con tutti noi ed è molto diretto, sia quando le cose vanno bene sia quando vanno male. È sempre presente. Sono felice di lavorare con lui e mi piacerebbe continuare anche il prossimo anno”.
Quali obiettivi ti sei prefissato per il 2026?
“Sono abbastanza scaramantico, ma vorrei ripetere quanto fatto quest’anno e provare a migliorare, fare un ulteriore passo avanti. Mi concentrerò sulle Classiche e sul Giro Next Gen, che sarà un obiettivo importante per la prima parte della stagione; poi vedremo”.