di
Simona De Ciero

Francesco Malara è un infermiere e dirigente di Nursing Up. «Dal periodo del Covid in avanti non abbiamo più avuto alcun amministrativo a nostro supporto. Siamo soli e a rimetterci sono i pazienti»

Francesco Malara è un dirigente di Nursing Up Torino, sindacato che rappresenta il comparto, ovvero tutte le professioni sanitarie esclusa quella medica. Ed è anche un infermiere del pronto soccorso delle Molinette di Torino, dove il problema del lavoro inappropriato è particolarmente sentito.

Malara, conferma quanto emerso nella ricerca commissionata all’Università di Torino dal vostro ordine professionale?
«Sì, purtroppo, e questo va anche a discapito dei pazienti, che non dovrebbero mai essere lasciati soli. E che, invece, spesso ci vedono uscire dal reparto e rientrare anche mezz’ora dopo, nostro malgrado».



















































Si spieghi meglio.
«Guardi, le faccio un esempio banale ma molto calzante. Chi è che va alla ricerca del toner delle stampanti quando si esaurisce?».

Ce lo dica lei.
«Noi, perché dal periodo del Covid in avanti non abbiamo più avuto alcun amministrativo a nostro supporto».

Sta dicendo che nel pronto soccorso delle Molinette non lavora nemmeno un impiegato amministrativo?
«Esatto, e questo ci obbliga anche a compilare da soli tutte le scartoffie che, come potrà immaginare, non sono poche».

La tecnologia non vi viene in aiuto?
«Chiunque abbia fatto di recente un passaggio nei pronto soccorso torinesi sa che la tecnologia non è propriamente un fiore all’occhiello e che siamo ancora piuttosto indietro».

Parliamo di attività che non dovrebbero rientrare tra i vostri compiti?
«Noi dovremmo stare sempre con i pazienti, occuparci di loro. Fare cura e prevenzione. È questa la verità».

Nella ricerca emerge anche che, molto spesso, vi dedicate a quelle attività che sarebbero assegnate agli operatori sociosanitari.
«E anche questo corrisponde alla realtà».

Vi pesa svolgere questi compiti?
«Non è per le attività in sé, ma per la catena di assistenza e cura. Noi facciamo il lavoro degli Oss semplicemente perché loro non ci sono».

E dove sono?
«Torno a spiegare con esempi concreti. Per raggiungere il dermatologico San Lazzaro, dai corridoi interni del nostro ospedale, si percorre un chilometro e mezzo. Immagini se un paziente deve essere portato lì, quanto tempo investe chi si occupa del suo trasporto. Molinette è una città, e gli Oss destinati al Dea alla fine si ritrovano a fare i barellieri; noi ci ritroviamo a fare gli Oss, e a rimetterci sono i pazienti».

È una situazione irrisolvibile?
«Noi del Nursing Up abbiamo realizzato una petizione già nel 2023 per richiedere l’inserimento di una squadra trasporti in Città della Salute. Personale non sanitario, destinato solo a quello scopo».

Nel frattempo, sono cambiati direttore generale e assessore di riferimento.
«Infatti, li abbiamo visti entrambi di recente e l’assessore Riboldi ha promesso che studierà a fondo la situazione».


Vai a tutte le notizie di Torino

Iscriviti alla newsletter di Corriere Torino

2 agosto 2025