Il carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) è una delle forme più aggressive di tumore al polmone: in Italia ogni anno si contano oltre 44 mila nuovi casi di tumore al polmone, e circa il 12% sono SCLC, una patologia a rapidissima progressione (fonte: Fondazione Veronesi, 2025).

«Il carcinoma polmonare a piccole cellule è una delle forme più aggressive e difficili da trattare di tumore del polmone. Nella maggior parte dei casi, la diagnosi avviene quando la malattia è già in fase avanzata e le opzioni terapeutiche a disposizione sono limitate», commenta la Professoressa Silvia Novello, Direttrice della Struttura Complessa a direzione universitaria di Oncologia Medica dell’Ospedale San Luigi di Orbassano e Professoressa Ordinaria di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Torino.

Ma c’è una speranza e proviene dal mare: un recente studio di fase III (IMforte), presentato all’ASCO 2025 e pubblicato su The Lancet, ha dimostrato che l’aggiunta, in terapia di mantenimento, di un composto sintetico derivato da un organismo marino – e combinato con un immunoterapico – può ridurre del 46% il rischio di progressione della malattia o di morte, portando la sopravvivenza media da 10,6 a 13,2 mesi. In sostanza, la combinazione ha ridotto il rischio di morte del 27% e la frequenza di eventi avversi gravi è risultata contenuta e gestibile.

«I risultati dello studio IMforte rappresentano un’importante novità», prosegue la Professoressa Novello. «La nuova combinazione ha dimostrato un beneficio clinico significativo, con un miglioramento della sopravvivenza globale e della sopravvivenza libera da progressione. Si tratta di dati estremamente incoraggianti che potrebbero cambiare concretamente l’approccio terapeutico per questi pazienti e aprire una nuova prospettiva di trattamento per una popolazione finora e per troppo tempo priva di alternative efficaci».

Da parte sua, Davide Roccato, Country Manager di PharmaMar, una tra le prime realtà impegnate in questo tipo di ricerca, sottolinea: «La nostra unicità risiede nell’avere creduto, per primi, nelle potenzialità del mare come fonte di nuove terapie antitumorali. Gli invertebrati marini, in particolare, si sono rivelati straordinari alleati nella ricerca di soluzioni per forme tumorali gravi, spesso orfane di cura».

Viaggio nelle profondità: come nasce un farmaco marino

Un esemplare di Ecteinascidia turbinata, da cui si estraggono i principi attivi di farmaci come la trabectedina.

Alejandro Martin Arjona