
di Alessio Ribaudo, inviato a Verona
A Verona, in un blitz, 25 sequestri: pedali finti, motori potenziati, acceleratori nascosti. Il comandante Altamura: «Oltre alla confisca, si rischiano multe sino a 7mila euro». I rischi per la sicurezza stradale e i danni alle imprese italiane
La prima arriva in largo Castelvecchio con un ronzio che si sente ancor prima di vederla. Gli agenti della polizia locale di Verona si scambiano un cenno rapido: la bici avanza troppo veloce per essere «soltanto» una bici. La paletta si alza e il ciclista si ferma, scende. Un ufficiale inizia i controlli e scopre che i pedali sono finti, la manopola destra del manubrio non è fissa ma funziona da acceleratore. Azionando la modalità boost, il display segnala che la velocità di picco arriva a 49 chilometri orari senza che il proprietario debba muovere un muscolo. Il verdetto è immediato: «È stata “truccata”. Non è più una e-bike, ma a tutti gli effetti un ciclomotore. E va sequestrata». Lui, un rider, si dispera e si difende: «Me l’hanno venduta così. Da quando l’ho presa riuscivo a fare molte più consegne ogni giorno… e adesso come faccio a lavorare?». È uno dei settantotto conducenti controllati nel blitz.
Il test
Qualche ora dopo, sul piazzale dello stadio Bentegodi, il banco prova mobile della Motorizzazione civile di Bari leva ogni dubbio. Tra il rumore dei rulli e l’odore di gomma scaldata, il macchinario certifica la doppia vita di quel mezzo finito sotto sigilli: la velocità massima va ben i 25 km/h consentiti, la pedalata assistita esiste solo sulla carta. A pochi metri, altri mezzi attendono il loro turno: i display lampeggiano, i motori potenziati fremono, gli agenti parlano a bassa voce indicando portatarghe improvvisati, sensori staccati, manopole trasformate in acceleratori.

Le regole
La linea fra bici ed evasione dalle regole è tracciata dall’articolo 50 del Codice della strada: una e-bike è una bicicletta solo se il motore assiste mentre si pedala, si disattiva automaticamente oltre i 25 km/h o quando si smette di pedalare, e non supera i 250 watt. Se cade anche uno di questi tre paletti, il mezzo diventa un ciclomotore: servono immatricolazione, targa, assicurazione, patente, revisione e bisogna indossare il casco. Non esistono zone grigie.
Il blitz
«Chi sblocca o potenzia il motore rischia una sanzione di 5.100 euro – spiega il comandante Luigi Altamura, referente Anci in Viabilità Italia – e si può arrivare a superare i settemila se si sommano tutte le altre violazioni accessorie: guida senza patente, mancata copertura assicurativa, mancata immatricolazione. E a quel punto parte anche il sequestro finalizzato alla confisca. L’obiettivo è quello di tutelare la sicurezza stradale». In una giornata, a Verona, su 78 mezzi controllati, il 32 per cento è finito sotto sequestro e presto verrà confiscato. In più i sanzionati dovranno pagare anche multe per 162 mila euro. Intanto, l’ufficiale scuote la testa e indica una ventina di bici allineate e già verificate come illegali. «Durante questo controllo mirato ne abbiamo viste di tutti i tipi. C’è chi ha mostrato patenti false comprate online per pochi euro: lì è scattata la denuncia. Altri, soprattutto lavoratori stranieri, hanno firmato dal rivenditore quello che credevano fosse un normale contratto d’acquisto. L’avvocato sostiene che era invece una liberatoria per renderli consapevoli dell’illegalità del mezzo, e ora vuole denunciarlo per truffa. E poi c’è chi usa queste bici perché la patente l’ha persa: alcol, droga, punti esauriti». Il punto è che una bici alterata non è più una bici: è un ciclomotore camuffato. Ma viene guidata come un velocipede: senza casco, senza assicurazione, senza targa. Un mezzo capace di raggiungere i cinquanta all’ora entra nel traffico cittadino privo di ogni protezione obbligatoria. Se provoca una collisione, il conducente resta completamente scoperto: nessuna compagnia lo può coprire. Anche perché, giuridicamente, non esiste. E Verona non è un’eccezione.

Il problema
A Milano, in un solo giorno di controlli a luglio, i carabinieri hanno fermato 71 ciclisti e sequestrato 54 mezzi con sanzioni superiori a 378 mila euro. A Bolzano la Municipale ne ha intercettate quindici in un solo pomeriggio; a Pescara, trentasei in due settimane lungo la riviera; a Sassari dieci mezzi trasformati in «siluri elettrici»; a Latina una bici illegale è stata ripresa sulla Pontina mentre viaggiava verso i sessanta all’ora. A Torre Annunziata, in poche ore, i carabinieri ne hanno sequestrate 31.
Il fenomeno
Intanto il mercato legale corre. Secondo Confindustria Ancma, le e-bike regolari rappresentavano l’11 per cento del venduto nel 2019; nel 2024 sono salite al 20 per cento, pari a 274 mila unità. Una crescita che alimenta il business delle modifiche, dai kit da 50 euro fino agli interventi sui software dei motori. «Il mercato illegale danneggia i produttori per sessanta milioni l’anno – avverte Piero Nigrelli, responsabile del settore Ciclo di Ancma – e una parte arriva dall’estero in violazione delle norme doganali». E qui entra in scena anche l’Ufficio del procuratore europeo (Eppo) che, recentemente, ha incriminato sei persone per un maxi-contrabbando di bici cinesi destinate anche all’Italia: 2.435 container, 350 milioni di dazi e 450 milioni di Iva evasi. Un’operazione che incrocia la filiera illegale delle modifiche con quella dell’importazione fraudolenta. L’industria, intanto, prova a difendersi. Ci sono multinazionali tedesche che utilizzano software in grado di disattivano il motore quando rilevano manomissioni; Shimano ha annunciato la stessa politica per la nuova gamma. Una bici nata muscolare resterà muscolare: chi la trucca perde la garanzia e rischia rotture pericolose. La micro-mobilità è una promessa enorme. Ma se una parte cresce fuori dalle regole, quella promessa rischia di trasformarsi nella versione elettrica dei vecchi motorini truccati in voga negli anni Ottanta. Solo più silenziosi. E quel silenzio, nel traffico di oggi, può essere il pericolo più difficile da vedere.
27 novembre 2025
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