di
Giulio Gori
Assistenza h24 e carenze coperte nei territori periferici: «Prima volta in Italia»
Per la prima volta i medici di famiglia in Toscanametteranno a disposizione un monte di ore settimanale per le necessità della «medicina organizzata», così da occuparsi anche dei pazienti dei colleghi: obiettivo, coprire i turni nelle future case di comunità o una momentanea carenza in una zona montana, e ancora partecipare a programmi di vaccinazione o di screening.
Attività che saranno richieste dalla Regione e dalle Asl in funzione dei fabbisogni della popolazione. È quanto contenuto nel nuovo accordo integrativo tra Regione, Asl e sindacati dei medici di famiglia, che viene stretto a 13 anni di distanza dal precedente. E che prevede una svolta nella sanità territoriale: «Non è un semplice accordo sindacale, è un atto importantissimo», dice l’assessore regionale alla Salute Simone Bezzini.
Il medico di famiglia diventa pienamente parte di una rete territoriale che lo vedrà progressivamente trasferirsi nelle future case di comunità. Qui, nelle cosiddette «hub», le principali, andrà garantita la presenza di un medico 24 ore al giorno (12 ore nelle case di comunità «spoke», periferiche), tenuto conto anche della presenza dei medici di guardia. Quindi il paziente avrà sempre a disposizione un dottore, anche quando il suo sarà assente. «Se in altre Regioni hanno difficoltà a convincere i medici a lavorare nelle case di comunità, qui in Toscana c’è pieno accordo con la categoria.
E l’accordo introduce innovazioni uniche a livello nazionale», dicono Bezzini e il dg dell’assessorato Federico Gelli. Se una parte delle ore concesse dal medico alla collettività serviranno alla copertura dei turni, altre saranno utilizzate su richiesta delle Asl per coprire carenze territoriali, o per specifiche campagne.
In totale ogni dottore di famiglia dovrà dare “alla collettività” un minimo di 6 ore settimanali (se ha già più di 1.200 assistiti) a un massimo di 38 ore (se ne ha fino a 400), passando per altri due scaglioni da 12 ore (1.001-1.200 assistiti) e da 24 (401-1.000).
Sono previsti incentivi per queste attività, con l’ulteriore novità che la Regione concederà bonus a quei medici che faranno diagnostica di base (a partire dalle ecografie, che ad oggi vengono effettuate da poche centinaia di dottori di famiglia, un numero che la Regione vuol fare salire progressivamente), o che assumeranno assistenti sanitari per le vaccinazioni e oss per le medicazioni di base. Uno degli obiettivi — con un’ulteriore invito all’appropriatezza prescrittiva — è dare una risposta più rapida ai bisogni dei cittadini, alleggerendo le liste d’attesa e la pressione sui pronto soccorso degli ospedali.
Se Gelli e Bezzini parlano in coro di una «sperimentazione storica», il governatore Eugenio Giani commenta: «Quello che abbiamo definito è un nuovo modello di assistenza territoriale. In Toscana i medici di famiglia saranno protagonisti nello sviluppo delle casi di comunità e, grazie a un’organizzazione in rete, garantiranno anche il presidio sanitario anche nei piccoli centri delle aree interne e periferiche della regione».
Vai a tutte le notizie di Firenze
Iscriviti alla newsletter del Corriere Fiorentino
2 agosto 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA