«Ho ucciso mio figlio perché era necessario. Mia nipote non poteva crescere così». Non è stato un raptus, né il giorno in cui Alessandro Venier è morto è casuale. Lorena Venier e Marilyn Castro Monsalvo hanno preparato accuratamente l’omicidio. E per una ragione precisa: Alessandro aveva deciso di trasferirsi in Colombia con la compagna e la bambina di sei mesi contro il volere di tutti. E questo sua madre doveva impedirlo. Così le due donne hanno portato a termine un disegno probabilmente maturato in un tempo più lungo, fatto di settimane e mesi.
Il 25 luglio, notte prima della partenza per la Colombia, dopo mesi di litigi e presunte violenze domestiche, le due donne hanno prima stordito Alessandro con una dose massiccia di farmaci e lo hanno soffocato con una corda. Hanno successivamente sezionato la salma in tre parti con un seghetto mettendola in un bidone. Anche la calce era stata preventivamente acquistata su Amazon per evitare odori molesti. Hanno agito di notte, portando in garage il cadavere. Poi ognuna ha ripreso una vita studiata per apparire normale all’esterno: la trentenne portava a spasso la figlia in passeggino e la sessantunenne andava regolarmente al lavoro per non destare sospetti.
Confidando nel fatto che Alessandro non avesse un lavoro o ritmi di vita fissi, il proposito era quello di farlo semplicemente sparire dalla circolazione. La messinscena è durata cinque giorni: poi la mattina del 31 luglio la nuora, passando davanti al bidone, non ha retto alla menzogna e ha avvisato il 112 facendo scoprire il cadavere.
«Dovevo proteggere mia nipote, non poteva crescere in questo modo» ha più volte ripetuto Lorena Venier nella lucida deposizione resa alle forze dell’ordine. Secondo quanto riporta il Messaggero Veneto proprio l’attaccamento fortissimo alla bambina e il legame di mutuo soccorso con la nuora («è la figlia che non ho avuto» ha ripetuto Lorena Venier durante la deposizione) sono stati il movente all’omicidio, oltre alla paura di veder partire sia Marilyn che sta attraversando una bruttissima depressione post-partum sia la bambina con prospettive decisamente opache. Non si sa infatti quali traffici o rapporti intrattenesse l’uomo, che aveva precedenti per droga, con la Colombia.
Se l’infermiera è stata lucida nel ricostruire le varie fasi della tragedia, Marilyn Castro Monsalvo è invece ricorsa alle cure ospedaliere per un malore ed è definita come molto scossa e catatonica. La sua deposizione per questo motivo slitterà ai prossimi giorni. Lorena Venier, persona e professionista stimata, ha sottolineato di essere consapevole dell’efferatezza del suo gesto, ma ha spiegato in maniera dettagliata in quale contesto sia nato il gesto. «So di aver fatto una cosa contro natura. Ma mia nipote non poteva crescere così».