di
Monica Guerzoni

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella interviene agli «Stati generali della natalità», in corso a Roma: «La generatività ha valore umano e ha valore sociale»

L’applauso più forte, dopo l’ovazione iniziale, scatta quando Sergio Mattarella scandisce l’articolo 31 della Costituzione e ricorda che «la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e dei compiti relativi», con particolare riguardo alle famiglie numerose e «protegge la maternità l’infanzia e la gioventù». 

Parlando su invito del fondatore Gigi De Palo alla prima giornata degli Stati generali della Natalità, all’Auditorium della Conciliazione, il presidente della Repubblica lancia l’allarme su un Paese che invecchia, che «non si rigenera», e dove «i giovani sono pochi come mai prima»



















































Numeri così drammaticamente bassi di nascite l’Italia li aveva registrati «solo dopo due guerre devastanti». Il capo dello Stato cita Papa Francesco che due anni fa dallo stesso palco disse «la natalità è l’indicatore principale per misurare la speranza di un popolo». 

Invita a riflettere su queste parole, ricorda al governo che «il ruolo delle pubbliche istituzioni non è indifferente» e che il decremento delle nascite – particolarmente grave nelle isole, nelle aree interne e nei comuni periferici – «incide sui conti pubblici e sulla coesione»

Insomma, sprona Mattarella appellandosi alle forze politiche e alle istituzioni, in uno Stato democratico i temi della natalità sono «espressione alta del dovere delle strutture pubbliche di porre i cittadini nella condizione di esprimere in piena libertà la loro vocazione alla genitorialità, nell’interesse del bene comune».

I nostri giovani rischiano di essere sempre in ritardo. Troppo difficile, in una società «centrata sulla velocità», diventare autonomi rispetto alle famiglie di origine, trovare un lavoro stabile, mettere su casa e crearsi una famiglia. 

I problemi sono noti e Mattarella li sottolinea: precarietà, bassi redditi, difficoltà di trovare un tetto nelle aree urbane e di accedere ai servizi che consentono di conciliare i tempi del lavoro con quelli di una famiglia. «Condizioni adeguate di retribuzione e sviluppo dei servizi sociali», ha detto, «consentono orizzonti di vita nei quali è possibile orientare le proprie scelte verso la gioia di avere figli e non verso la rinuncia».

«Non siamo condannati al declino, il futuro è nelle nostre mani», apre alla speranza Mattarella. E chiede accoglienza per gli immigrati e le migliaia di stranieri che lavorano come colf e badanti: «Affrontare la natalità non è in contrapposizione con l’integrazione dei migranti e delle loro famiglie, che con il loro lavoro di cura contribuiscono al benessere delle nostre comunità… Una società consapevole, che sa accogliere le persone, è una società più forte».


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27 novembre 2025 ( modifica il 27 novembre 2025 | 12:10)