Come fermare nel mondo moderno la catena dei contagi in caso di virus ed epidemie? La risposta è semplice e arriva da uno studio italiano che ha utilizzato modelli computazionali. Ebbene, la vaccinazione resta lo strumento più efficace per fermare la diffusione di malattie contagiose come il morbillo. E questo in ogni scenario sociale.

Una risposta che, siamo sicuri, sarà accolta con qualche perplessità in quest’epoca caratterizzata da un preoccupante calo della fiducia nei vaccini. Ma la matematica non mente. Il lavoro, pubblicato su ‘BMC Medical Informatics and Decision Making’, è firmato dai ‘tre moschettieri dell’epidemiologia’ Francesco Branda, Massimo Ciccozzi (entrambi dell’Università Campus Bio-Medico di Roma) e Fabio Scarpa (Università di Sassari), insieme a Pietro Hiram Guzzi e Francesco Chiodo (Università Magna Graecia di Catanzaro), e Pierangelo Veltri (Università della Calabria).

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L’idea di partenza è semplice: se vogliamo capire come si diffondono le epidemie e cosa possiamo fare per fermarle, dobbiamo osservare da vicino le connessioni tra le persone, le reti sociali che ci uniscono – famiglie, scuole, luoghi di lavoro, trasporti – e vedere come il virus si muove al loro interno. Per farlo, gli autori hanno utilizzato modelli matematici di rete ispirati alla realtà.

Tre scenari simulati per l’azione del virus

In pratica, gli autori hanno creato tre diversi scenari virtuali, ciascuno rappresentante un diverso tipo di società: una rete casuale, dove tutti hanno la stessa probabilità di entrare in contatto con chiunque altro; una rete geografica, dove ci si connette solo con chi è fisicamente vicino; una rete comunitaria, dove le persone tendono a rimanere in gruppi chiusi. “Una simulazione perfetta di scuole, uffici o famiglie allargate”, spiegano gli autori.

In ognuna di queste reti sono state simulate epidemie di morbillo variando la percentuale di persone vaccinate: dal 5% fino al 40%.  Ebbene, più aumenta la copertura vaccinale, più il virus si blocca. In tutti i modelli, infatti, in questo caso l’epidemia rallenta, fatica a propagarsi, fino a spegnersi del tutto. E questo accade anche nelle comunità più “dense” o nei gruppi più interconnessi.

“Quello che abbiamo osservato è un principio universale: la vaccinazione funziona a prescindere dalla struttura della rete sociale. Non importa se le persone sono molto vicine tra loro, o se vivono in aree disperse: l’immunizzazione riduce sempre il potenziale del virus di diffondersi”, assicurano gli scienziati.

Perchè il morbillo?

Lo stesso virus scelto dagli scienziati non è casuale. Il morbillo è una delle malattie più contagiose conosciute, con un indice di trasmissibilità (il famoso R₀) che può arrivare fino a 18: significa che, in assenza di immunizzazione, una sola persona infetta può contagiarne fino a diciotto. Eppure, contro questa malattia esiste un vaccino altamente efficace, disponibile da decenni. Ma negli ultimi anni, complice la disinformazione e un certo lassismo, le coperture sono calate sotto la soglia del 95% necessaria per garantire la cosiddetta immunità di gregge, o di popolazione.

Ecco perché focolai di morbillo sono riapparsi in Europa, negli Stati Uniti e anche in Italia. “Il rischio non è teorico. Quando la percentuale di vaccinati scende, il virus trova di nuovo spazio. E nei nostri modelli abbiamo visto quanto basta poco perché l’infezione si propaghi in modo incontrollato”, sottolineano gli autori.

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Lo studio utilizza il modello SIRV – Susceptible, Infected, Recovered, Vaccinated – per simulare il comportamento del virus all’interno della popolazione. Con questo schema, ogni persona è un nodo in una rete: può essere sana, infetta, guarita o vaccinata. L’introduzione del vaccino riduce i cosiddetti “nodi suscettibili”, cioè il numero di quanti  possono non solo ammalarsi, ma anche contagiare altri.

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Distanza, virus e vaccino

Non solo: può sembrare strano ma una comunità molto interconnessa, se ben vaccinata, è più resistente di una sparsa, con persone magari più isolate ma prive di immunizzazione. Insomma, in barba al distanziamento a contare è il vaccino. “Basta vaccinare abbastanza, e si crea una sorta di muro biologico che ferma il virus”, dicono gli autori.

Risultati che dovrebbero far riflettere, in tempi di tagli alla prevenzione, campagne vaccinali in crisi e disinformazione sui social. I modelli dimostrano che ogni singolo punto percentuale guadagnato nella copertura vaccinale ha un impatto diretto sulla salute collettiva. E, viceversa, ogni calo lascia esposta al virus una parte della popolazione.

“Che si viva in una metropoli o in un piccolo borgo, che si sia connessi o isolati, il vaccino resta la strategia più sicura, efficace e democratica per fermare le epidemie”, chiosano Ciccozzi e compagni. Perchè vaccinarsi non solo tutela la nostra salute futura, ma è un atto di responsabilità verso la società. E in un tempo in cui i virus possono percorrere grandi distanze su mezzi di trasporto di ogni tipo, non possiamo far finta di non aver compreso questo messaggio.