Il progetto
«Amore, desiderio»: da questi sentimenti per l’arte è nata la collezione del gallerista, da oggi alla Cavallerizza con 200 scatti di artisti mondiali
«Amore, desiderio». Fotografare, un’arte: non poteva non interessare, coinvolgere, motivare Massimo Minini. La grande mostra che inaugura oggi alle 18.30 alla Cavallerizza–Centro della Fotografia Italiana, in via Cairoli 9 a Brescia, è un’elettrizzante prima volta: la collezione fotografica del gallerista viene presentata al pubblico e sarà visitabile fino al 4 gennaio. «Non devono essere solo mie. Intuizioni e passioni di un collezionista», a cura di Giovanna Calvenzi e Margherita Magnino, raccoglie 200 fotografie «in un percorso inedito che attraversa più di un secolo e mezzo di storia dell’immagine». Scatti in cui si vede riflesso lo sguardo di un osservatore speciale, che con la sua sensibilità ha saputo attraversare decenni di cultura internazionale.
«Questa esposizione si inserisce nel programma della Cavallerizza, che porta avanti le prospettive già del Macof – sottolinea il direttore artistico Renato Corsini -. L’intendimento del Centro è sempre portare la grande fotografia a Brescia».
Le foto
Dall’800 alle sperimentazioni contemporanee, la mostra con le sue sezioni tematiche è un viaggio che parte da lontano, dalle 27 fotografie originali di Julia Margaret Cameron, un trionfo del vintage di qualità completato con il barone Von Gloeden, Francesco Paolo Michetti Felice Beato. Si spazia dai nudi ai paesaggi architettonici. Non mancano gli autori russi, Alexandr Rodchenko e l’avanguardia sovietica. «United Artists of Italy» richiama il volume curato da Minini in cui illustrano i percorsi del ’900 fotografi quali Aurelio Amendola e Gianni Berengo Gardin, Elisabetta Catalano e Mario Dondero, Uliano Lucas e Ugo Mulas, Paolo Mussat Sartor e Ferdinando Scianna, Letizia Battaglia e Francesca Woodman, Vittorio Sella e Paolo Novelli. Un viaggio ed un dialogo: le fotografie di Franco Piavoli, «autore bresciano di grande sensibilità umana e visiva», sono messe in rapporto con gli scatti dei maliani Malick Sidibé e Seydou Keïta e del nigeriano J.D. Okhai Ojeikere: ritratti che non conoscono confini, «per interrogare il senso universale del volto e della presenza».
«Non devono essere solo mie», oltre che una mostra, è «un invito ad entrare nell’immaginario di Minini, dove la fotografia è memoria, gesto artistico, racconto collettivo – aggiunge Corsini -. Minini che riceverà dalla Triennale di Venezia un riconoscimento per la sua opera di gallerista a livello internazionale». Amante dell’arte, della fotografia, della condivisione.