I coniugi Nathan Trevallion e Catherine Birmingham negano – come era stato sostenuto dal loro ex difensore – di aver rifiutato “il supporto di istituzioni e privati che mettono a nostra disposizione abitazione alternative”, così da riottenere la custodia dei tre figli (ora in una casa famiglia). In una lettera alla stampa aggiungono: “Solo due giorni fa abbiamo ricevuto atti in inglese. Ora sappiamo che il Tribunale non è antagonista, ma come noi ha a cuore la salvaguardia dei nostri bambini”
I coniugi Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, la coppia della “famiglia nel bosco” di Palmoli da cui sono stati allontanati i tre figli minori, negano di aver rifiutato aiuti esterni per ristrutturare la loro abitazione rurale e recuperare la potestà genitoriale. A dirlo era stato il loro ex avvocato, Giovanni Angelucci, ormai sostituito da Marco Femminella e Danila Solinas, che aveva parlato di “troppe pressanti ingerenze esterne” sui due. Ora è arrivata la risposta, tramite una lettera alla stampa: “È falso quanto si dice in ordine ad un nostro rifiuto sull’aiuto offerto dal sindaco e da privati per una abitazione alternativa in attesa della ristrutturazione della nostra casa”. Il sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli, controbatte: “Ogni giorno ci sono pediatri, ingegneri, imprenditori, geometri che mettono a disposizione le proprie professionalità gratuitamente. Se loro volessero potrebbero portare a termine subito la ristrutturazione”. E anche l’avvocato Angelucci interviene: ” I fatti smentiscono quanto scritto nel comunicato, che sono certo non è farina del sacco di Nathan e Catherine, giacché il sindaco Masciulli è testimone di tutti i loro rifiuti. In ogni caso mi dico sinceramente molto contento di leggere di questa loro apertura verso l’esterno”.
La famiglia nel bosco: “Ogni scelta è stata orientata al benessere psicofisico dei nostri splendidi bambini”
I tre bambini separati dai genitori – lui britannico e lei australiana – si trovano da giorni nella casa famiglia di Vasto, dove solo la madre, per brevi momenti, finora ha potuto vederli. “Continuiamo a leggere su alcune testate giornalistiche che saremmo testardamente arroccati su posizioni intransigenti e rigide e che staremmo rifiutando il supporto di istituzioni e privati che mettono a nostra disposizione abitazione alternative. Non è assolutamente vero. Abbiamo la gioia di preservare il nostro spirito e la nostra filosofia di vita, ma non per questo vogliamo essere sordi alle sollecitazioni che vengono dall’esterno”, scrive la coppia. E ancora: “Vogliamo che passi un messaggio chiaro. Ogni nostra scelta, ogni nostro passo compreso il trasferimento in questa straordinaria terra che ci ha accolti, è stata orientata al benessere psicofisico dei nostri splendidi bambini, che sono stati, sono e saranno il baricentro unico e indiscusso del nostro cammino”.
“Il Tribunale non è nostro antagonista”
La coppia sottolinea “la difficoltà nel parlare e comprendere la lingua italiana, in particolare i tecnicismi legati agli aspetti giuridici”. Solo da pochissimo, cioè da due giorni, “per la prima volta”, hanno potuto “leggere in lingua inglese l’ordinanza e quindi di comprenderla nella sua interezza”. E quindi adesso, parlando del Tribunale, si dicono convinti “di non avere di fronte un antagonista, ma una istituzione che come noi, siamo certi, ha a cuore la salvaguardia e la tutela dei nostri bambini”. Il fine tra loro e i giudici è quindi “comune”.

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“Abbiamo revocato il mandato al nostro primo avvocato”
Sebbene il loro precedente difensore Angelucci abbia detto di aver rimesso il suo mandato, dalla lettera della coppia sembra che siano stati loro a prendere questa decisione. I due spiegano che la scelta che li ha “indotti a revocare il mandato all’avvocato Angelucci passa attraverso il bisogno di una comprensione e di un confronto dialettico nonché prettamente giuridico con le istituzioni con cui abbiamo la necessità imprescindibile di interloquire”.
La storia della famiglia nel bosco
Il Tribunale dei minorenni de L’Aquila ha allontanato i piccoli giudicando a rischio la loro “socialità”, per i pochissimi contatti con altri bambini, e la loro sicurezza, data ad esempio l’assenza di sistemi di “prevenzione di incendi, degli impianti elettrico, idrico e termico e delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità dell’abitazione”. Assolto invece l’obbligo scolastico, seppur domesticamente.
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