Con ben 13 nuovi innesti, la Unibet Rose Rockets si è posta in prima fila nel ciclomercato che sta ancora impazzando in vista della nuova stagione. Nessun team ha cambiato così tanto e parliamo di una squadra professional che ha portato i suoi effettivi a ben 28 unità. Le curiosità che la circondano sono tante, a cominciare dal fatto che la formazione salita di categoria lo scorso anno, da questa stagione ha cambiato affiliazione, passando dalla licenza olandese a quella francese.


Anche se il nome di famiglia non fa più parte della denominazione ufficiale, coinvolto nella squadra c’è sempre Bas Tietema e al diesse olandese abbiamo chiesto delucidazioni partendo proprio dalle ragioni del cambio di nazionalità.
«Penso che siamo davvero una squadra internazionale – dice – e con questo nuovo approccio abbiamo abbracciato molte nazionalità con belgi, olandesi, slovacchi e cechi, anche italiani per essere più una squadra internazionale. L’anno scorso Unibet è diventata anche partner di FDJ, la lotteria francese. Per noi era un passo importante avendo l’obiettivo di partecipare al Tour de France. D’altronde la Francia ha una delle culture più grandi dal punto di vista ciclistico».
L’identità della squadra rimarrà olandese o cambierà?
L’identità della squadra è qualcosa di relativo, dipende dalla narrazione, i media. La nostra penso sia una squadra senza una specifica identità per ora, anche se credo che si sposterà sempre di più verso la Francia considerando l’ingresso di un leader come Lafay e altri corridori transalpini. Ma alla fine sarà un mix di tutto.


Come giudichi la stagione che si è appena conclusa?
Un anno fantastico. Un passo avanti reale che abbiamo fatto come squadra. Siamo arrivati 26esimi nella classifica UCI e non va dimenticato che esistiamo solo dal 2023, quindi siamo giovanissimi. Dobbiamo ancora crescere e migliorare ogni anno, ma penso che abbiamo ottenuto ottimi risultati con 5 vittorie. Lukas Kubis è stato ovviamente una delle grandi rivelazioni della stagione. Quindi sì, in generale sono molto contento.
La vostra squadra è tra le più attive nel ciclomercato di quest’anno: che corridori state scegliendo?
Vogliamo crescere, dobbiamo ancora fare un altro passo avanti, per questo dovevamo essere molto attivi sul mercato. Stiamo davvero cercando una combinazione di esperienza e gioventù. Abbiamo alcuni corridori che hanno già dimostrato di essere in grado di esibirsi ai massimi livelli, siamo stati protagonisti anche in prove WorldTour. Ma crediamo anche che bisogna investire nei corridori emergenti e penso a Niklas Larsen, che è arrivato terzo ai campionati europei a cronometro, come anche Matyas Kopecky. Credo davvero che questi siano corridori che forse non volevano ancora partecipare alle gare più importanti, ma che abbiano il potenziale per diventare ottimi elementi, come ha fatto Lukas Kubis, ad esempio.


Arrivano alla Unibet due corridori con un grande palmares come Groenewegen e Lafay: che cosa ti aspetti da loro e avranno programmi diversi?
Stiamo ancora lavorando su quali saranno gli obiettivi per il prossimo anno, visto che non siamo sicuri di quali gare saranno in programma. Quindi a volte dipende anche dalle wild card. Certo Dylan e Victor ci danno quella carica in più, sanno già come vincere anche gare importanti, ma serve che siano anche d’esempio per gli altri. Vogliamo competere per vincere più gare e partecipare in modo offensivo e attraente anche negli eventi più difficili, credo che Victor l’abbia fatto anche l’anno scorso.
L’arrivo di Matyas Kopecky ha fatto la storia come primo ciclista diabetico a lasciare la Novo Nordisk: come siete arrivati a questa scelta?
Non sapevo che fosse il primo, ma Matyas ha già ottenuto ottimi risultati negli ultimi anni. E suo fratello era ovviamente già nella nostra squadra da un anno. Penso che Matyas abbia il potenziale per essere un bravissimo corridore e che voglia anche mettere la sua firma nelle corse più importanti. Penso che sia anche uno dei motivi per cui ha detto di sì. E’ un gesto di fiducia verso di noi, sa che siamo una squadra super valida e lui vuole provare a capire dove può arrivare. Anche nelle grandi classiche o forse anche nei Grandi Giri, io lo vedo bene. Avevamo già avuto contatti, poi quest’anno la situazione è diventata più seria.


Resta nel team un solo italiano, Sergio Meris: che cosa può dare al team?
Penso che Sergio sia un corridore di grande talento nelle gare impegnative e collinari. Credo che per lui sia importante poter correre, chiaramente gli sono mancate un po’ le gare nazionali. E’ stato un anno di transizione, ma spero davvero che possa crescere bene nelle gare italiane come anche nella Coupe de France. Spero che possa fare un altro passo avanti l’anno prossimo perché credo che abbia molto potenziale e un ottimo spunto veloce. Essere al primo anno da professionista non è mai facile, soprattutto se si fanno gare molto dure. Ma dopo un buon inverno di allenamento avremo in lui un’altra punta.
Quali obiettivi hai per il prossimo anno?
Penso che uno dei nostri grandi obiettivi come squadra sia quello di avere sempre più tifosi in tutta Europa, per arrivare al grande sogno di correre il Tour de France. Non so se accadrà quest’anno o l’anno prossimo, ma penso che dobbiamo essere il più pronti possibile e anche correre sempre di più. Soprattutto gare del WorldTour. Penso che siamo pronti a competere in sempre più prove, anche nelle classiche. E forse anche alla Milano Sanremo, penso che con Kubis e Kopecky abbiamo ottimi elementi per fare davvero bene anche lì. Forse non siamo ancora abbastanza bravi per la classifica generale delle gare a tappe, ma penso che possiamo migliorare molto. Penso che sarebbe davvero bello partecipare a gare come il Fiandre o la Strade Bianche. Per dimostrare che siamo in grado di fare un altro passo avanti.


Quanto è difficile la scalata verso il WorldTour, è solo questione di budget o c’è anche altro?
C’è molto di più. Penso che il World Tour sia fantastico, ma è anche difficile raggiungerlo, un club esclusivo. Ma se sei una delle migliori squadre professional, sei in un’ottima posizione. E’ come essere in una zona grigia, vicini al grande salto ma non ancora pronti. C’è quel ciclo triennale in cui devi segnare punti per guadagnarti il WT e noi tre anni fa eravamo appena nati, ancora una continental. Credo che siamo progrediti enormemente. Quest’anno quel ciclo ricomincia e se riusciamo a mantenere questo ritmo di crescita, allora forse riusciremo. Il budget conta molto, con gli stipendi dei corridori, ma penso anche alle performance. Tra un anno potremo fare il punto della situazione, ora dobbiamo solo lavorare.