Care lettrici, cari lettori

Il contratto nazionale dei giornalisti non viene rinnovato dal 2016, mentre i minimi retributivi sono fermi dal 2012 e i salari reali sono scesi del 20 per cento. In questi anni il settore ha attraversato una crisi epocale e la strategia degli editori della Fieg è sempre stata quella di far pagare allo Stato e ai lavoratori, soprattutto i più giovani, il conto degli errori commessi. Per questo i comitati di redazione del Fatto quotidiano e de Ilfattoquotidiano.it sostengono lo sciopero proclamato per venerdì dalla Federazione nazionale della stampa, il nostro sindacato unitario. Se sabato 29 novembre non ci troverete in edicola (e in Pdf) e il sito non verrà aggiornato nella giornata di venerdì 28 sarà per la protesta dei suoi cronisti.

Dopo anni di tagli che hanno falcidiato le redazioni mentre il lavoro povero dilagava con stipendi al limite della sussistenza, finalmente la Fnsi, dopo passate gestioni fallimentari, sente sua la responsabilità di difendere i giornalisti chiamandoli alla protesta. La linea della Fieg, che per tutta risposta chiede ulteriori tagli al costo del lavoro presente e futuro, condannando i cronisti a stipendi (e pensioni) da fame, porterà solo a ulteriore sfruttamento. Non ci può essere informazione libera con giornalisti sottopagati e quindi ricattabili.

I Comitati di redazione del Fatto Quotidiano e de Ilfattoquotidiano.it

IL COMUNICATO DELLA FNSI

Scioperiamo perché il nostro contratto di lavoro è scaduto da 10 anni e soprattutto perché riteniamo che il giornalismo, presidio fondamentale per la vita democratica del Paese, non abbia avuto la necessaria attenzione da parte degli editori della Fieg: molti tagli e pochi investimenti, nonostante le milionarie sovvenzioni pubbliche. In oltre 10 anni la riduzione degli organici delle redazioni e la riduzione delle retribuzioni dei giornalisti attraverso stati di crisi, licenziamenti, prepensionamenti e il blocco del contratto hanno avuto fortissime ripercussioni sul pluralismo e sul diritto dei cittadini ad essere informati. In questi 10 anni i giornalisti dipendenti sono diminuiti, ma è aumentato a dismisura lo sfruttamento di collaboratori e precari: pagati pochi euro a notizia, senza alcun diritto e senza futuro.

In questi 10 anni il potere di acquisto degli stipendi dei giornalisti è stato eroso dall’inflazione, quasi del 20% secondo Istat: per questo chiediamo un aumento che sia in linea con quelli degli altri contratti collettivi. Gli editori hanno proposto un aumento irrisorio e chiesto di tagliare ulteriormente il salario dei neo assunti, aggravando così in modo irricevibile la divisione generazionale nelle redazioni. Non ne facciamo una battaglia corporativa. Pensiamo che un’informazione davvero libera e plurale, che sia controllo democratico, abbia bisogno di giornalisti autorevoli e indipendenti, che non siano economicamente ricattabili.

Chiediamo un contratto nuovo, che tuteli i diritti e che guardi all’informazione con le nuove professioni digitali, regolando l’uso dell’Intelligenza Artificiale e ottenendo l’equo compenso per i contenuti ceduti al web. Vogliamo spingere gli editori a guardare al futuro senza continuare a tagliare il presente. Se davvero la Fieg tiene all’informazione professionale deve investire sulla tecnologia e sui giovani che non possono diventare manovalanza intellettuale a basso costo. Lo deve a noi giornalisti, ma soprattutto lo deve ai cittadini tutelati dall’articolo 21 della Costituzione.

IL COMUNICATO DELL’ASSOCIAZIONE LOMBARDA DEI GIORNALISTI

Domani giornaliste e giornalisti italiani in sciopero per il mancato rinnovo del Contratto collettivo Nazionale di Lavoro, fermo da oltre 10 anni. Lo sciopero è stato indetto dalla Federazione nazionale della Stampa italiana. L’Associazione lombarda dei Giornalisti fa appello a tutti i colleghi lombardi affinché aderiscano. La Alg ha organizzato una manifestazione per domani, 28 novembre, con un presidio dalle 11 in Piazza XXV aprile a Milano.

Le trattative per il rinnovo del CCNLG si sono arenate lo scorso luglio di fronte alle inaccettabili proposte della Fieg che voleva smantellare regole, diritti e retribuzioni per i nuovi assunti concedendo in cambio miseri aumenti a tutti. In pratica: l’aumento minimo e lo si fa pagare a giovani e/o disoccupati che rientrano nel mercato del lavoro.

A fronte di una perdita di potere d’acquisto di oltre 400 euro al mese che le retribuzioni dei giornalisti hanno registrato negli ultimi anni, l’offerta finale degli editori (dietro il ricatto della svendita di nuovi assunti) si è attestata a soli 150 euro lordi al mese da raggiungere a regime dopo due anni e, per giunta, non sulla paga tabellare ma in Edr (Elemento distinto della retribuzione) – voce che vale molto meno perché non incide sugli Istituti contrattuali, scatti compresi.

“Gli editori non hanno voluto parlare con i giornalisti di Intelligenza artificiale – tuona Paolo Perucchini, presidente ALG – , di nuove professionalità del web, di smartworking, di accordi con le piattaforme ‘Over The Top’ per incassare i profitti del lavoro dei colleghi. Sull’Intelligenza artificiale e sullo smartworking, infatti, vogliono tenersi le mani libere a livello aziendale; non vogliono inquadrare come giornalisti le nuove professionalità del web anche se, di fatto, fanno informazione. Sugli accordi con gli OTT, invece, non sono stati disponibili nemmeno a mostrare quanto da loro sottoscritto in materia economica ai Comitati di redazione. In compenso, gli editori chiedono ai giornalisti di fare sempre più cose, compresi convegni, eventi e, persino, di svolgere compiti amministrativi che non competono loro”.

“Oggi la paga base di un praticante con meno di 12 mesi di anzianità è circa 700 euro netti al mese – prosegue Perucchini -, quella di un praticante con oltre 12 mesi di circa 1.100 euro netti, di un Redattore Ordinario con un’anzianità di 30 mesi è di 1.450 euro al mese circa. Solo dopo molti anni di lavoro si arriva a una paga base di circa 1.900 euro al mese: una situazione insostenibile, tanto più che in Lombardia il costo della vita è altissimo e la maggior parte dei colleghi arriva ormai a fine mese con grande fatica. Ma agli editori non importa nemmeno di sedersi al tavolo e provare a migliorare le condizioni degli ‘anelli deboli’ della produzione dell’informazione: i corrispondenti, i collaboratori fissi, i freelance e i collaboratori esterni. Per gli editori restano lavoratori da sfruttare, in condizioni da fame e con dignità da calpestare”.

“Per tutti questi motivi – conclude il presidente ALG – è necessario oggi scioperare tutti insieme per offrire un segnale forte di grande unità della categoria. Per questo vi chiedo: aderite in massa allo sciopero e venite alla manifestazione: parleremo di noi!”